Il 27 ottobre 2022 ricorda tristemente il 60° anniversario della tragedia di Bascapè. In essa perirono per un sabotaggio dell’aereo su cui viaggiavano, il Presidente dell’ENI, on. ing. Enrico Mattei, il comandante stesso dell’aereo, Irnerio Bertuzzi ed il giornalista americano e corrispondente della Rivista Time da Roma, William Mc Hale.
La Storia riesamina oggi la grande personalità del manager pubblico italiano che con professionalità, coraggio e fede nelle Istituzioni democratiche, rilanciò il Paese verso il “ miracolo italiano“.
Il rilancio del sistema economico e produttivo
Enrico Mattei intraprese subito quella coraggiosa ed organizzata attività che era vista come essenziale per la rimessa in moto ed il rilancio del sistema economico e produttivo dell’Italia. Non si trattava solo di distruzione e di macerie e della drammatica condizione in cui versava il Paese alla fine del secondo conflitto mondiale. L’ing. Mattei guardò al fondamentale valore delle fonti energetiche.
La guerra aveva dal canto suo reso paurosamente depressa e demotivata la forza spirituale del Paese, oltre naturalmente a quella fisica e materiale. Quella considerevole forza spirituale e morale, di cui la Nazione generalmente disponeva, sembrava fiacca e debole. E quasi impotente a rinvigorire un ambiente profondamente traumatizzato e psicologicamente provato.
Il Trattato di pace e le stesse umilianti prescrizioni di esso, imposte all’Italia, non favorivano certo il ripristino delle condizioni minime, politiche, umane e morali, affinché la comunità ritornasse ad una vita e ad una condizione normali. In verità, quella ripresa avvenne in effetti con molta lentezza e con infinite difficoltà.
La forza dei caratteri di Enrico Mattei e del popolo italiano
Il futuro presidente dell’ENI credeva nella forza di reazione alle avversità di tutto il popolo italiano. E riponeva naturalmente anche molta fiducia in sé medesimo. Proveniva da una famiglia povera e solo grazie alla sua intelligenza ed intraprendenza era divenuto self – made man. Aveva pure avuto esperienza precedente al vertice, come dirigente di azienda privata. Pertanto, quando il governo De Gasperi, dopo averlo nominato Commissario liquidatore dell’AGIP, gli diede pure l’incarico di vendere l’importante azienda ai privati, Enrico Mattei rimase in disaccordo. Anzi, da quel momento, iniziò l’impegno per riorganizzare proprio l’AGIP. E trasformarla nella struttura portante del sistema economico e produttivo, che doveva essere da subito, riparato, riorganizzato e rilanciato.
L’ AGIP serve al Paese e diventa ENI
Mattei non era certo disponibile a lasciarsi condizionare o influenzare da opinioni contrarie alle sue, senza neppure avere prima studiato attentamente gli elementi utili per giungere ad una decisione finale. Aveva il carattere aperto ed era solito confrontare le sue vedute con altre persone, ma disponeva di fiuto ed intuito. Ed ecco allora che furono proprio quelle, le specifiche qualità che lo guidarono nella ricerca del petrolio. Ricerca che sboccò invece nel rinvenimento o reperimento del metano a Cortemaggiore. La Valle Padana nei primi anni ’50 era dunque divenuta all’ improvviso la cassaforte d’Italia. E il Commissario liquidatore ottenne a quel punto la nomina a Presidente dell’ENI.
L’ENI di Enrico Mattei
In pochi anni l’ex Commissario si trasformò nel dirigente d’azienda pubblica italiana, ammirato, conosciuto e soprattutto stimato in tutto il Mondo. Più di qualunque altro collega italiano. Ecco allora utile il giudizio che offrì il Presidente egiziano Nasser: “ Il Presidente ing. Mattei ha servito l’Italia e l’Egitto in modo eccellente ! “ Un giudizio che oggi riecheggia, riempie di orgoglio nazionale e soprattutto commuove molto.
Sotto la guida dell’ingegnere, l’ENI divenne la capofila delle industrie pubbliche nazionali. A livello mondiale fu una impresa pubblica moderna, affidabile ed efficiente. Con la tenacia e la perseveranza fu in grado di offrire servizi tecnici e di alta specializzazione e qualità, con personale preparato, addestrato nelle Scuole di specializzazione e perfezionamento dell’ENI. Sostenuta ed incoraggiata allora dal consistente apparato produttivo ed industriale che l’Italia della rinascita aveva rimesso in movimento, l’ENI s’impose come la bella realtà nazionale. Per tali motivi fu allora la prima impresa nel Mondo ad avere la forza ed il coraggio di mutare i consolidati rapporti economici tra Paesi produttori di energia e Paesi consumatori.
La visione lungimirante e coraggiosa del Presidente dell’ENI
Il Presidente dell’ENI affrontò in un convegno alla fine degli anni ’50 la problematica che investiva i rapporti tra i Paesi produttori di materie prime energetiche ed i Paesi consumatori, dibattendola per mezzo di una allocuzione molto importante e chiara.
Eccone alcuni spunti essenziali. “ Man mano che l’epoca del colonialismo volge al tramonto, l’interesse degli Stati moderni si allontana dalle antiche preoccupazioni – la conquista o la difesa di posizioni strategiche sui mercati mondiali – per volgersi ai nuovi obiettivi: lo sviluppo economico ed il benessere della collettività. All’interno degli stessi Paesi cui appartengono le grandi compagnie, le pressioni da esse esercitate suscitano alla lunga nell’opinione pubblica reazioni vivaci che pongono una remora al loro strapotere. Negli altri paesi consumatori, le stesse esigenze pongono chiaramente l’obiettivo di una politica autonoma delle fonti di energia ….”. (1)
La vera concorrenza nel mercato internazionale del petrolio
In effetti l’Ing. Mattei muoveva dalla convinzione che solo l’applicazione della vera concorrenza poteva salvare il mercato internazionale del petrolio e garantire equità e par condicio tra Paesi produttori e Paesi consumatori. Nella cornice europea tale disegno poteva essere realizzato più agevolmente se la Comunità Europea si fosse dimostrata capace di facilitare la concorrenza sul mercato petrolifero per mezzo “ dell’azione di imprese nazionali, capaci di operare in tutte le fasi dell’industria petrolifera, dalla produzione mineraria alla distribuzione dei prodotti “. (2) Il manager italiano guardava quindi ad imprese pubbliche nazionali, indipendenti di fronte alle Compagnie del Cartello, e nelle condizioni di poter affermare una effettiva concorrenza sul mercato petrolifero.
( 1 ) – Giorgio Galli, “ Enrico Mattei: Petrolio e complotto italiano “, Baldini – Castoldi – Dalai Editore, 2005, pag. 154.
( 2 ) – Giorgio Galli, “ Enrico Mattei: Petrolio e complotto italiano “, op. cit., pag.155.
L’opera di Enrico Mattei in Africa Settentrionale
Tra la fine degli anni ’50 e l’inizio dei ’60 l’azione concorrenziale dell’ENI si sviluppò particolarmente nell’area costituita dall’Africa settentrionale. Il modello era collegato a quanto avvenuto nel 1957 tra l’Ente Pubblico italiano e la Libia di re Idris. In quell’occasione, Mattei aveva raggiunto già uno schema contrattuale da perfezionare. Naturalmente alle condizioni applicate in precedenza in Iran, Egitto e Marocco. Con l’utile assicurato allo Stato produttore nella misura del 75% al posto del 50%, concesso invece dal Cartello.
L’azione politica e diplomatica del presidente Eisenhower aveva però costretto l’ENI a ritirarsi dalla bozza di accordo già raggiunto con la Libia, non senza le proteste e l’affermazione dell’Ingegnere che “gli americani avevano fatto una brutta azione nei confronti dell’Italia“. Intanto però, nel 1962, alla Casa Bianca c’era il Presidente John Fitzgerald Kennedy che non era affatto orientato a << fare una brutta azione all’Italia >>. E infatti diede il via libera dagli Stati Uniti all’ENI per procedere sull’accordo del metano algerino.
L’accordo sul metano algerino
Quello fu un momento molto importante per l’Italia e molto proficuo. I tratti essenziali di esso erano la collaborazione tra l’Italia, la Francia e l’Algeria. La fornitura di gas naturale dall’Algeria all’Italia, attraverso un metanodotto, e la cessione in cambio da parte italiana di servizi tecnici, con la costituzione di società miste, tipo COPE in Egitto. E la proprietà all’ENI su parte del greggio estratto. (3) Naturalmente tutto avveniva alle condizioni applicate in precedenza, in Iran, Egitto e Marocco. Con l’utile assicurato allo Stato proprietario dei giacimenti minerari, nella misura del 75%, invece che del 50%.
I precedenti accordi franco – algerini costituivano un ostacolo ?
Senonché, in quello stesso 1962, il generale De Gaulle aveva raggiunto il compromesso sul problema algerino e lo sfruttamento del petrolio nel deserto del Sahara. L’intesa garantiva tutti i precedenti contratti di estrazione petrolifera del Sahara e le autorizzazioni rilasciate dalle autorità francesi a decorrere dal 1958 e fino al luglio del 1962. Cioè fino alla data della celebrazione del referendum istituzionale in Algeria. Per le nuove concessioni sul Sahara non ancora esplorato, provvedeva il paragrafo 8 del titolo I del codice petrolifero Sahariano che infatti affermava: “ per un periodo di sei anni a partire dall’entrata in vigore delle presenti disposizioni, l’Algeria accorderà la priorità alle società francesi in materia di permessi di ricerca e di sfruttamento, a parità di offerta, per quanto si riferisce alle superfici non ancora assegnate o divenute disponibili …”. Ed allora come si conciliavano i due accordi ?
Gli interessi francesi tutelati
Le clausole del Trattato di Evian, sull’indipendenza che la Francia aveva riconosciuto all’Algeria, avevano contenuto o compreso in pratica quel principio stesso presente in verità nell’art. 2157 del codice civile italiano. Esso contempla la sussistenza del diritto di preferenza del concedente, a carico del mezzadro. In pratica, nel caso delle concessioni petrolifere algerine, il concedente l’autonomia algerina era lo Stato francese ed il “ mezzadro “ era l’Algeria.
Lo Stato mediterraneo nella vendita dei prodotti del suolo ( in quel caso del sottosuolo ) doveva, a parità di condizioni, preferire il concedente, cioè la Francia. Gli interessi francesi non erano affatto messi in pericolo, ma anzi contemplati e tutelati. Non è ragionevole affermare il contrario. Certo la Francia doveva offrire all’Algeria almeno la stessa proposta contrattuale, inviata dall’ENI. In cambio avrebbe potuto sfruttare tutto il territorio algerino, senza ostacoli frapposti dall’ENI. Ma la Francia era pronta ad abbandonare tutte le tentazioni colonialiste ? Chiunque fosse a fruire dell’energia algerina, la Francia o l’Italia, il problema era quello di metterla al servizio dell’Europa. Ma De Gaulle voleva la Francia al servizio dell’Europa o invece l’Europa al servizio della Francia ?
In ogni caso – con o senza il petrolio algerino – quella sarebbe stata comunque l’affermazione per l’ENI di una grande vittoria politica. Se la Francia avesse accettato le condizioni proposte dall’ENI, esse avrebbero portato un grande beneficio all’Europa ( che allora era ancora in fase costitutiva, appena iniziata ). E naturalmente all’Italia, associata ad essa.
Enrico Mattei propugnatore dell’apertura a sinistra
Fin dalla metà degli anni ’50 il Presidente dell’ENI si convinse che la formula del centrosinistra organico potesse essere quella più adatta al Paese per assicurare la realizzazione delle importanti riforme, di cui necessitava. E soprattutto per programmare quella stabilità governativa insidiata dalle continue crisi di governo. Fatti che impedivano la formazione di un programma, stabile ed a lungo termine, valido per qualsiasi coalizione politica si trovasse al potere.
Nel 1962 Enrico Mattei si convinse che il centrosinistra c.d. “ avanzato “, costituito da Fanfani, La Malfa e Lombardi dovesse lasciare il passo ad un nuovo centrosinistra, c.d. “ moderato “ che doveva essere messo a punto da Moro, Saragat e Nenni.
E quello era l’obiettivo su cui in effetti stava lavorando il Presidente nel tardo autunno del 1962. Nel momento dell’abbattimento dell’aereo su cui si stava spostando da Catania a Milano. Un nuovo centrosinistra su cui in effetti anche il Presidente John Kennedy stava iniziando a condividere le aperture e gli sviluppi.
L’attentato
L’accordo petrolifero di Algeri, che il presidente dell’ENI avrebbe dovuto firmare con Ben Bella il 6 novembre ’62 ed il successivo completamento di tale accordo, cioè l’intesa franco-italiana prevista, sempre in quella stessa prima metà di novembre ’62 a Parigi, avrebbero costituito quel motivo dirompente che faceva acquisire all’ENI di Enrico Mattei quella personalità pubblica paritaria con le “ seven sisters “.
Cioè l’evento che le compagnie del cartello non potevano tollerare. Un interessante parere sul movente del delitto, di cui era rimasto vittima lo zio, lo si deve alla perspicacia di Angelo Mattei. “Secondo il nipote, l’attentato avrebbe avuto luogo per impedire l’accordo con Kennedy. Cioè, per deduzione, un successo che avrebbe reso Mattei ancora più potente. Con buoni rapporti con gli Stati Uniti, senza rivali alla guida dell’ENI, un concorrente pericoloso se avesse voluto puntare alla Presidenza della Repubblica”. (4)
Conclusioni
Il ragionamento di Angelo Mattei è del tutto condivisibile: l’assassinio del Presidente dell’ENI privò irreparabilmente l’Italia di un importante e carismatico dirigente pubblico, in grado di accompagnare la politica economica, ed almeno in parte, la stessa politica estera del Paese verso importanti e significativi risultati, nel Mediterraneo ed altrove.
Allo stesso tempo, il Presidente John Fitzgerald Kennedy perse irreparabilmente un forte alleato che condivideva, anche con entusiasmo, la politica estera e di disarmo dell’Amministrazione democratica. Nonché la stessa politica economica di decremento degli esorbitanti utili e guadagni delle industrie del petrolio.
Come vedremo, nel 1963, la “Nuova Frontiera“ non indietreggiò affatto da quella linea politica che aveva abbracciato, ma anzi la perseguì, con convinzione, coerenza e coraggio.
Il Presidente Kennedy aveva previsto d’incontrare Enrico Mattei alla Casa Bianca, entro il 1962. Alla data dell’attentato a Mattei, per definire quella visita ufficiale del Presidente dell’ENI negli Stati Uniti, mancavano ormai pochi dettagli. Dunque un folle attentato terroristico recò un incalcolabile danno sia all’Italia, come pure agli Stati Uniti.
Sebastiano Catalano
( 3 ) – Giorgio Galli, “ Enrico Mattei: Petrolio e complotto italiano”, op. cit.pag. 188. ( 4 ) – Giorgio Galli, “ Enrico Mattei: Petrolio e complotto italiano “, op. cit., pag.277.