L’eruzione dell’Etna del 16 febbraio ha generato un grande e clamoroso spettacolo visibile da buona parte dei territori catanesi: ma può costituire un pericolo? Evidenti e suggestive le colate di lava fiammeggianti formatesi e propagatesi verso la Valle del Bove, sul versante orientale del vulcano. Soprattutto nel pomeriggio, “Mamma Etna” ha regalato uno straordinario intrattenimento, con un repentino e portentoso aumento dell’attività esplosiva.
Il tutto accompagnato dallo scivolamento di materiale incandescente sul versante orientale del cono e dalla diffusione di rena vulcanica sui territori circostanti. La colonna eruttiva determinata dal parossismo, carica di cenere e lapilli, si è alzata di alcuni chilometri sopra la curva del vulcano e ha causato ricadute di materiale piroclastico sui centri abitati fino a Catania e nel siracusano. Si tratta di fenomeni tipici dell’attività eruttiva dell’Etna, costantemente sorvegliata dall’Istituto Nazionale di geofisica e vulcanologia di Catania (INGV). Con strumenti avanzati, alcuni dei quali ormai alla portata di tutti, come le sempre attive telecamere per il monitoraggio dell’Etna.
Eruzione Etna / Spettacolo o pericolo?
Il direttore dell’INGV, Stefano Branca, ha spiegato ai colleghi di Focus come “l’Etna sia in situazione di attività persistente, in intensificazione e in continua evoluzione. Permanendo questa situazione non possiamo escludere altri parrosismi o altri fenomeni dal cratere di Sud Est come quello avvenuto di recente o anche dagli altri crateri sommitali”. Branca sostiene inoltre come si tratti di un’attività normale per un vulcano attivo come l’Etna: “In effetti non c’è niente di particolarmente inatteso come energia impiegata dal vulcano: siamo proprio nella media dei fenomeni di questo tipo. E assicura: “Abbiamo certamente gli elementi sufficienti per delineare un quadro in tempo reale della situazione. Dal punto di vista scientifico siamo messi bene, anche perché siamo avvantaggiati dal fatto che qui a Catania si fa scienza ad alto livello da decenni”.
Boris Behncke nega la possibilità di terremoti correlati all’attività dell’Etna
Boris Behncke, ricercatore dell’osservatorio etneo di vulcanologia, spiega sui social come questo tipo di attività non abbia alcun rapporto con i terremoti.“No, nessun collega mio ha annunciato che ci saranno terremoti o altri disastri. Non certamente a causa di quanto accaduto stasera. Sì, siamo in zona sismica – ha sottolineato – ed il rischio sismico è quello di sempre. Sì, l’Etna farà, un giorno, una nuova eruzione laterale. Se avviene a quote alte in un settore remoto, non ci saranno problemi. Se avviene a quote basse in un settore densamente popolato (come avvenne con la colata del 1669, ndr), sarà un grosso problema. Ma non sarà niente di straordinario, perché l’Etna queste cose le ha sempre fatte e le farà sempre”.
Lapilli e rena vulcanica nel raggio di chilometri
L’Aeroporto internazionale Fontanarossa di Catania è stato costretto a sospendere i voli per l’emergenza dovuta alla pioggia di cenere lavica legata all’eruzione. La colonna di fumo e cenere emessa dal cratere di Sud-est si era alzata di un chilometro e il buio non consentiva di garantire la sicurezza dei voli. Cinque delle tratte previste sono stata cancellate o dirottate. Mentre buona parte dei paesi circostanti si è risvegliata il 18 febbraio sotto una coltre di rena vulcanica, che ha “annerito” terrazze, auto e paesaggi jonico-etnei.
Arianna Pastore