Esercizi spirituali / Padre Lifrieri: “L’accoglienza e la cura degli ambienti favoriscono la meditazione”

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Abbiamo visto che tanti incontri e ritiri per esercizi spirituali sono stati tenuti in questi mesi nella Casa dei Padri Passionisti, Santuario dell’Addolorata a Mascalucia.
Ci è parsa un’inaspettata ventata di novità, come di un risveglio di interesse per la pratica degli esercizi spirituali che sembrerebbero momenti d’altri tempi.
Al riguardo, abbiamo sentito il direttore della Casa di Esercizi, padre Andrea Lifrieri, passionista.

E’ vero che ci sono stati tanti momenti di ritiro durante questi mesi estivi nella Casa che lei guida?

“Per rispondere devo innanzitutto fare una premessa. Oggi si parla tanto di esperienza di consapevolezza, di presenza cosciente, mindfulness. Si seguono scuole di meditazione per imparare a gestire la presenza assoluta di se stessi e gestire lo stress e le emozioni. L’esperienza degli esercizi spirituali, che è pratica molto antica ed ha come fondamento la meditazione cristiana, è una forma di preghiera che parte dalla consapevolezza di se stessi  in vista di un confronto con la Parola che diventa nutrimento. Probabilmente c’è stato in questi ultimi decenni un interesse anche per altre forme di meditazione. Ma rimane sempre una esperienza significativa e valida quella di orientamento cristiano.

Nella Casa di Esercizi Spirituali di Mascalucia, gestita dai Passionisti, si è lavorato molto negli ultimi anni per realizzare ciò che nella meditazione è fondamentale. Quello che gli esperti di meditazione chiamano la cura degli ambienti per poter facilmente entrare nella preghiera.

Sono state realizzate delle cappelle di adorazione, curate e affrescate  da artisti contemporanei , arredati ambienti comuni per permettere di vivere i momenti di fraternità nella familiarità. E soprattutto si è  curato uno spazio verde esterno, il “parco Myriam”.
Esso permette non solo di passeggiare in serenità ma di fare esperienze serali  di preghiera tra luci soffuse e frescura etnea.

Perchè una casa di spiritualità è sempre una casa, non è un luogo asettico, freddo e gelido dove fai fatica a rimanere. Avere a cuore tutto  questo  significa essere capace di passione, essere capace di non bastare a se stesso, riconoscere che la vita è fatta di incontri che sanno di Cristo”.

Dunque,  possiamo dire che ancora i ritiri e gli esercizi spirituali rappresentano ancora una preziosa risorsa per partire con rinnovata energia nel cammino vocazionale e d’impegno sociale dei vari gruppi e movimenti ecclesiali?

“Sicuramente sì, l’esperienza degli esercizi spirituali è una grande ricchezza. Basta considerare che sono un impegno fondamentale annuale nella vita del cristiano, immaginarsi nella vita di un consacrato o di un sacerdote”.

Come si è mosso lei, da direttore della Casa, nel promuovere la struttura. E quali mezzi ha usato (social, mass media, contatti personali) per aver raggiunto così importanti risultati in termini di presenze anche di fuori Sicilia?

“Se inizialmente ho pensato di raggiungere le persone attraverso i social, con il passare del tempo mi sono reso conto che la migliore pubblicità è il passaparola. Certo c’è un sito internet, una pagina fb, scrivo su Prospettive, la  rivista online della diocesi di Catania, per informare del percorso che la Casa segue indipendentemente dalla presenza degli ospiti. Tuttavia ritengo che l’accoglienza, la cura degli ambienti, la passione per il lavoro hanno premiato la nostra struttura. Un taglio molto  “siculo” anche negli arredi e suppellettili, capace di far respirare aria di Isola anche a quanti ci raggiungono da altre mete”.

 

Vincenzo Caruso

 

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