Lo scorso 15 novembre a Woodside, alle porte di San Francisco, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha ricevuto il presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping. Si è trattato di un vertice importante, tenutosi presso la storica e appartata Villa Filoli nei pressi del campus dell’Università di Stanford, forse decisivo, di un disgelo dopo una protratta freddezza per il riconoscimento di un nuovo ordine mondiale necessario. Anche per calmierare la complicata e conflittuale situazione internazionale.
Gli accordi di Woodside e l’economia europea
Xi Jinping si è recato negli Stati Uniti dopo 6 anni. L’ultimo suo viaggio era stato nel novembre del 2017. Si è trattato del secondo faccia a faccia tra Biden e Xi dopo quello del novembre 2022, a margine del vertice del G20 a Bali, in Indonesia. Cosa emerge di importante e di nuovo dal vertice di Woodside?
L’ultima volta che il leader cinese Xi Jinping è stato negli USA. Alla Casa Bianca c’era Donald Trump. Naturalmente, la pandemia ha contribuito molto ad accrescere la distanza tra Washington e Pechino ma non credo sia stato l’unico fattore.
Non a caso nel vertice di Woodside si è parlato molto di economia. Xi ha appunto detto a Biden: “Il mondo è abbastanza grande affinché entrambi i Paesi possano avere successo”. E ha definito la partnership tra Stati Uniti e Cina “la relazione bilaterale più importante al mondo” aggiungendo che lui e Joe Biden “si assumono pesanti responsabilità per i due popoli, per il mondo e per la storia”. Sulla base di queste dichiarazioni sembrerebbe dunque una svolta decisiva nelle relazioni internazionali.
Le sanzioni statunitensi
All’inizio dell’incontro, Joe Biden ha auspicato al suo omologo Xi Jinping che la competizione tra i due paesi sia gestita in modo responsabile, evitando che degeneri in un conflitto aperto. “La Cina non sta cercando di aumentare la sua sfera d’influenza e non parteciperà a guerre né calde né fredde in nessun paese”, ha assicurato Xi. Tuttavia, ha detto a Biden che le sanzioni economiche statunitensi danneggiano i legittimi interessi della Cina. Da allora le relazioni si sono fatte più tese, soprattutto dopo che un pallone spia cinese ha sorvolato il territorio statunitense all’inizio dell’anno.
A marzo Xi Jinping ha invece criticato duramente la strategia di accerchiamento messa in atto dagli Stati Uniti grazie al rafforzamento delle alleanze nella regione Asia-Pacifico. Mentre Washington ha chiesto a Pechino di mettere fine alle provocazioni nel mar Cinese meridionale. Tuttavia, in estate i toni tra Washington e Pechino si sono abbassati al punto da consentire l’organizzazione del vertice bilaterale.
Progressi importanti con Xi, intelligenza artificiale, contatti militari e fentanyl
Il Presidente americano conclude ore di “colloqui costruttivi”. Così il Presidente americano Joe Biden ha caratterizzato il faccia a faccia. In una breve e rara conferenza stampa a Woodside, nei pressi di San Francisco, Biden ha annunciato intese bilaterali volte a ristabilire linee di comunicazione dirette a livello militare e di presidenza. E un impegno a combattere assieme con inedita efficacia il traffico illegale dell’oppioide Fentanyl, che dalla Cina ha invaso l’America con conseguenze letali.
Biden ha anche parlato di un impegno comune a “riunire esperti per affrontare il tema dell’intelligenza artificiale” e dei suoi rischi, su ciò che è accettabile o meno. Sulla Artificial Intelligence, che ha anche implicazioni belliche, “lavoreremo assieme”, ha detto. In particolare l’obiettivo è qui tenere questi programmi lontani da arsenali nucleari e dai loro centri di comando.Le distanze e differenze tra i due leader non sono in realtà svanite. Sono anzi nuovamente affiorate apertamente quando ad una domanda Biden ha riposto di considerare Xi “un dittatore”. E di sposare, al cospetto delle promesse della Cina, lo slogan “aver fiducia ma verificare”.
Il nodo Taiwan e il sostegno a Israele
Su Taiwan, uno dei temi bilaterali più delicati, Biden si è limitato a ribadire di aderire alla politica di una sola Cina, cara a Pechino, e che quindi non appoggia una totale indipendenza dell’isola. Ha però ribadito la necessità di “stabilità e pace” nello stretto di Taiwan, al centro di manovre e pressioni militari cinesi. E ha anche aggiunto che non sono stati raggiunte intese sulla militarizzazione del Mar Cinese Meridionale perseguita da Pechino.
Biden ha anche affrontato la guerra in Medio Oriente tra Israele e Hamas che sta devastando Gaza. Ha ribadito il sostegno a Israele nel suo obiettivo di eliminare Hamas. Ha asserito che Hamas mantiene basi e arsenali nell’ospedale di Al-Shifa, legittimando di fatto l’operazione militare israeliana nella struttura sanitaria. E si è detto “moderatamente ottimista” su un rilascio degli ostaggi catturati da Hamas. Ha però anche ribadito che Israele deve minimizzare le vittime civili e espresso contrarietà a una sua futura occupazione di Gaza. Ha sostenuto che un eventuale superamento della crisi richiederà la soluzione dei due stati, con uno stato palestinese accanto a Israele.
Giuliana Aglio