Etna / L’eruzione del 1928 distrusse gran parte di Mascali

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Mascali l'eruzione distrugge chiesa madre

L’eruzione dell’Etna del 1928 ebbe inizio il 2 novembre: una colata lavica, fuoriuscita da una fessura eruttiva apertasi, relativamente a bassa quota, cioè non sulla parte sommitale,  sul fianco nordorientale del vulcano, fu la causa della distruzione di una parte di Mascali, centro abitato alle basse pendici del versante orientale del vulcano.

Quel giorno si formò un sistema di fessure eruttive lungo complessivamente 7,7 km.  Un’intensa attività esplosiva precedette e accompagnò l’emissione di lava. Nella stessa giornata si aprì il primo segmento della fessura eruttiva, ad una quota di 2600 metri sul livello del mare.

L’indomani si aprì il secondo segmento, lungo 3,2 km, fra 2300 e 1560 metri di altitudine. Questo segmento fu attivo per circa 20 ore e produsse una colata lavica che distrusse parte dei boschi della Cerrita e della Cubanìa.

La mattina del 4 novembre si aprì un’altra bocca ad una quota ancora più bassa, a circa 1400 metri. La stessa sera si aprì una fessura, lunga appena 100 metri, a una quota ancora inferiore 1200 metri di altitudine. Alle undici e trenta del 5 novembre la colata aveva raggiunto una lunghezza di 7 km e una velocità di avanzamento di 0,46 km orari. Il fronte della colata scese a quota 350 metri.Mascali, eruzione 1928

L’eruzione dell’Etna fece evacuare Mascali in tutta fretta

Quel giorno il paese di Mascali si evacuò in tutta fretta. Alle sette del mattino del 6 novembre la colata raggiunse la Ferrovia Circumetnea e la strada Nunziata-Piedimonte. Alle dieci e trenta aveva percorso 7,3 km e il suo fronte era alla quota di 130 metri. Tra il 6 e il 7 novembre la colata lavica seppellì definitivamente una parte del paese.

Nelle ore successive il fronte lavico rallentò notevolmente. E la mattina dell’8 novembre si trovava a soli 350 metri dalla ferrovia Catania-Messina, che poi seppellì e distrusse la mattina di giorno 10, insieme con la stazione ferroviaria di Mascali. Il 12 novembre il fronte lavico si portò a una quota di circa 25 metri sul livello del mare. Qui distrusse alcune case della borgata di Carrabba, raggiungendo la lunghezza massima complessiva di 9,4 chilometri.

Una nuova bocca si aprì tra il 14 e il 15 novembre, lungo la fessura posta a quota 1200 metri di altitudine, causando l’arresto della colata lavica giù attiva. Numerosi piccoli flussi lavici  si sovrapposero parzialmente sulla colata precedente, fino al termine dell’eruzione, durante la notte del 19 novembre.

L’eruzione dell’Etna causò a Mascali un danno di 160 milioni di lire dell’epoca

Durante i 17 giorni di attività l’Etna eruttò complessivamente circa cinquanta milioni di metri cubi di lava, con un tasso medio di 38,5 metri cubi al secondo, che coprirono un’area totale di 4,38 chilometri quadrati. La stima del costo dei danni provocati dall’eruzione fu di circa 160 milioni di lire dell’epoca.

Cubania,eruzione 1928
Cubania, eruzione del 1928

L’eruzione del 1928 fu seguita e studiata sul terreno da diversi scienziati, tra cui i principali furono Immanuel Friedlander, Alessandro Malladra, Giuseppe Imbò, e Gaetano Ponte, allora direttore dell’Istituto Vulcanologico Etneo dell’Università di Catania. Per la prima volta una eruzione vulcanica venne monitorata anche attraverso una serie di sorvoli aerei, su specifica richiesta di Gaetano Ponte; mentre, sempre per la prima volta, per disposizione del prefetto di Catania, l’Istituto Vulcanologico Etneo fornì le informazioni ufficiali sull’evoluzione dei fenomeni eruttivi attraverso la realizzazione di bollettini giornalieri.

L’eruzione del 1928, così come era successo durante l’eruzione del 1669, colpì duramente il paese di Mascali. I due fenomeni eruttivi rappresentano delle pietre miliari nella storia dell’Etna e della vulcanologia. Non solo per gli aspetti, appunto, vulcanologici, ma anche per le conseguenze sociali, economiche e urbanistiche da esse determinate.

L’eruzione dell’Etna e la distruzione di Mascali favorirono la nascita dell’Osservatorio vulcanologico

L’esperienza sul campo per la conduzione e lo studio dei fenomeni eruttivi, che si è avuta a seguito degli eventi vulcanologici del novembre del 1928, convinsero tutti che i dati prodotti non dovevano essere dispersi. Così si fece forte la richiesta di scienziati presso il governo centrale per la costituzione di un osservatorio vulcanologico, con il quale si potesse monitorare giornalmente il vulcano e tutte le attività parossistiche ad esso legate e, altresì, favorire lo studio dei vulcani minori della Sicilia e della vulcanologia in genere.

I parlamentari italiani portarono avanti le richieste pervenute dal mondo scientifico e dalla organizzazione internazionale per lo studio dei vulcani. Il governo italiano, con regio decreto n.1179 del 1933, approvò la nascita dell’Osservatorio vulcanologico dell’Etna. Il prof. Gaetano Ponte ebbe affidati l’organizzazione dell’osservatorio stesso e il finanziamento per la costruzione dell’Osservatorio dell’Etna.

 

Subito dopo la fine dell’eruzione e, soprattutto, dopo un iniziale momento di confusione, il Governo decise di ricostruire la città più a valle, lungo la strada statale Messina-Catania, desideroso di mostrare all’Italia le proprie capacità organizzative nell’affrontare l’emergenza provocata dall’evento magmatico distruttivo.

La Mascali nuova iniziò a prendere forma su un nuovo progetto. Contemporaneamente si predispose la costruzione di un primo nucleo di abitazioni da destinare alle famiglie più bisognose. Dal punto di vista architettonico sia gli edifici pubblici che le abitazioni private della Mascali ricostruita riflettono le tendenze dei primi decenni del XX secolo, alternando gli elementi tipici del razionalismo e del futurismo ad elementi di stampo neoclassico e liberty. La ricostruzione di Mascali venne sostanzialmente completata nel 1937.

 

Giuseppe Lagona

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