Etna Torre Wine / La storia di Riposto e dei grani antichi siciliani

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La storia di Riposto e del suo prodotto principe, il vino – si legge in una nota stampa di Maria Bella -, sono stati al centro del primo incontro culturale di “Etna Torre Wine”, manifestazione enogastronomica dedicata alle eccellenze del territorio.

Ieri sera, venerdì, nel Palazzo Vigo di Torre Archirafi a Riposto (Ct), il docente Salvatore Spina, del Dipartimento di Scienze Umanistiche Phd di Storia dell’Europa Mediterranea presso l’Università degli Studi di Catania, ha ricostruito la nascita di Riposto, dal ‘500 fino ai tempi moderni, e del suo straordinario ed indissolubile legame con il vino. A moderare il seminario Giuseppe Strano, presidente di “AgrituristSicilia“. “Nel ‘600 – ha illustrato il docente – la zona era conosciuta per la coltivazione di gelsi. La vite arriverà nel ‘700 quando, dopo il terremoto del Val di Noto, che distruggerà tutto, molte città avranno la necessità di investire in qualcosa di nuovo”.

Gli acesi, in conflitto con i catanesi, decidono di acquistare i terreni di Riposto per sfruttare il porto naturale del Comune marinaro. In quel momento nasce il nome Riposto, parola derivata dai magazzini, detti ripostigli, costruiti per custodire il vino. “Grazie alla particolarità del terreno – ha proseguito Salvatore Spina – nasce un prodotto unico, il nerello, che inizia ad essere esportato anche all’estero”.

Nell’800, dunque, nasce anche l’identità commerciale della città. Dal 1836, poi, si inizia a parlare del porto di Riposto e nel 1905 viene posata la prima pietra. “Furono i produttori di vino – ha spiegato ancora il docente – a spingere per la sua costruzione, per la necessità di trasportare la merce in condizioni migliori”.

Subito dopo Angelo Saffio, fondatore di “Fornai Siciliani“, ha raccontato la propria esperienza di imprenditore nel campo dei grani antichi biologici, partendo dalla storia del prodotto, tornato in auge negli ultimi anni.

“A Caltagirone nel 1923 venne fondata una stazione sperimentale di granicoltura – ha spiegato Angelo Saffio – dove fece catalogare tutti i grani autoctoni siciliani. Per questo la Sicilia, unica regione in Italia, conserva tutte le 52 varietà di grano locale. Le più conosciute sono la timilia e la maiorca”. Grani che stanno prepotentemente tornando sul mercato a causa dell’insorgenza e diffusione delle intolleranze causate dai grani moderni.

“Nel ’96 sono andato via da Raddusa – ha raccontato l’imprenditore -. Sono andato a lavorare fuori dalla Sicilia, in un’azienda che produceva biologico. L’azienda che per prima ha importato il kamut in Italia. Nel 2011, tornato in Sicilia in vacanza, ho conosciuto un agricoltore che stava tentando di aprire un’azienda per lavorare i grani antichi. In quel momento ho scoperto queste straordinarie materie prime ed ho deciso di investire nel settore”.  L’azienda, che produce pasta, legumi, cereali e prodotti da forno, ha rapidamente ottenuto un importante successo sul mercato italiano. Al termine del seminario si è tenuta una degustazione dei prodotti biologici targati “Fornai Siciliani“.

Nel prossimo fine settimana, il 19, il 20 ed il 21 luglio – così si chiude il comunicato stampa – la manifestazione, organizzata dalla Pro loco di Riposto, da ConfTorre e da Agriturist Sicilia, in collaborazione con l’Onav, il Consorzio Dop Monte Etna, l’Associazione dei produttori di miele di Catania e la Strada del Vino, con il patrocinio del comune di Riposto, entrerà nel vivo con seminari, laboratori del gusto e workshop.

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