Europa / Dichiarazione per la Giustizia Riparativa a Venezia

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Giustizia Europa

Il 13 e 14 dicembre scorso a Venezia ha avuto luogo la Conferenza dei Ministri della Giustizia dei paesi del Consiglio d’Europa, volto a discutere sui modi e la diffusione di pratiche penali orientate verso la concezione di “giustizia riparativa”. Un tema e una soluzione di umanità ed efficienza peraltro già sperimentata a Catania attraverso virtuosi progetti pilota.

Europa / I progressi per la Giustizia Riparativa a Venezia

Anticipata da lavori specialistici precedenti, la conferenza si è svolta a Venezia, in occasione del semestre di Presidenza italiana al Consiglio d’Europa. Primo dall’assunzione dell’Italia di tale carica il 17 novembre, il vertice era rivolto al delicato tema della giustizia riparativa in Europa. “Crime and criminal justice – the role of restorative justice in Europe” il nome ufficiale della conferenza. A partecipare alla duegiorni ben 40 le delegazioni da tutta Europa, riunite presso la Scuola Grande San Giovanni Evangelista.

Aperta dalla Ministra italiana della Giustizia Marta Cartabia, molteplici personalità europee sono intervenute durante il giorno d’apertura. Spiccano quindi Marija Pejčinović Burić, Segretaria generale del Consiglio d’Europa; Rik Daems, Presidente dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa; Gianni Buquicchio, Presidente della Commissione europea per la democrazia attraverso il diritto del Consiglio d’Europa. Durante lo svolgimento dei lavori, inoltre, hanno partecipato Albie Sachs, già Giudice della Corte costituzionale, e Pumla Gobodo Madizikela, Professoressa e docente dell’Università di Stellenbosch. Entrambi hanno approfondito la loro testimonianza sul percorso di giustizia riparativa vissuto nel Sud Africa dell’Apartheid.

La Conferenza / L’esortazione della Ministra Cartabia

Nel suo discorso d’apertura, la Ministra Cartabia ha presentato gli obbiettivi e le aspettative della conferenza. Ha ricordato come la giustizia riparativa sia fondamentale per il futuro dei sistemi penali di tutta Europa, in memoria di sforzi passati profusi in tal senso. Con giustizia riparativa, innanzitutto, si intende il processo che consente alle persone chegiustizia riparativa subiscono pregiudizio a seguito di un reato e a quelle responsabili di tale pregiudizio, se vi acconsentono liberamente, di partecipare attivamente alla risoluzione delle questioni derivanti dall’illecito, attraverso l’aiuto di un soggetto terzo formato e imparziale.

Tale è la definizione data dalla Raccomandazione n. 8 del 2018 del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, ricorda la Ministra. Ed è infatti la Raccomandazione in questione a rappresentare il più recente appello ad uno sforzo collettivo volto a promuovere riforme strutturali in materia di giustizia penale su un livello europeo. Alla sua nascita nel 2018, fu posta in modo tale che i principi e i metodi della giustizia riparativa potessero diventare un elemento vitale di ogni ordinamento giuridico.

Europa / La giustizia riparativa in Italia

La giustizia riparativa non opera nell’ambito della clemenza“, come ha specificato Cartabia. La sua applicazione deve essere rivolta soprattutto a garantire due cose, la risoluzione dei conflitti sociali attraverso la riconciliazione e quindi la diffusione di un sistema rivolto alla riformazione della dignità umana, sia dalla parte lesa che da quella lesiva. Assieme all’aspetto umano, a fiorire è quindi una visione coesa dei rami del diritto penale europeo.

Ad oggi, il ministero della giustizia ha profuso molteplici sforzi per poter vedere i principi fondamentali di tale visione nel sistema penale italiano. Lo scorso settembre, il Parlamento italiano ha approvato un’ampia riforma in materia di giustizia penaleEuropa Giustizia tramite la legge n.134. Con essa, si inserisce “un ampio quadro di riferimento sulla giustizia riparativa” in conformità con le direttive europee ed i principi stabiliti a livello internazionale, ricomprendendo quelli stabiliti nella Raccomandazione n.8 del Consiglio d’Europa.

Studi empirici hanno evidenziato che un sistema di giustizia penale che preveda misure di giustizia riparativa non perde in termini di sicurezza. Ma anzi, guadagna in termini di responsabilità del reo, di desistenza e, almeno in alcuni contesti oggetto di studio, di contenimento della recidiva. Si dimostra, inoltre, che i programmi di giustizia riparativa sono particolarmente apprezzati dai soggetti coinvolti, anche dalle famiglie e dalle comunità locali. Ne risulta “la creazione di un sistema efficace a tutela dell’incolumità e della sicurezza dei cittadini”. A rafforzare tali concetti durante la conferenza sono state soprattutto le testimonianze di Albie Sachs e Pumla Gobodo Madizikela, proprio in riferimento alle drammatiche ma riconcilianti e proficue risoluzioni vissute nel SudAfrica dell’Apartheid.

Europa / La firma per la Dichiarazione di Venezia

Alla fine della Conferenza dei Ministri della Giustizia d’Europa per la Giustizia Riparativa, le delegazioni hanno apposto la propria firma ad un’ulteriore documento. La Dichiarazione di Venezia sul Ruolo della Giustizia riparativa in materia penale, o più semplicemente la Dichiarazione di Venezia. Questa racchiude la sintesi dei lavori svolti in tema, prima e durante la duegiorni.

All’interno si possono trovare molteplici proposte, indirizzate dai Ministri della Giustizia al Consiglio d’Europa. Si esorta il Consiglio ad assistere gli stati membri ad elaborare piani d’azione o politiche nazionali volte a promuovere pratiche affini alla giustizia riparativa. Si invita soprattutto ad attenzionare l’applicazione di tali pratiche su casi riguardanti minori. Raccomandano una presa di posizione sul considerare la giustizia riparativa come parte essenziale dei programmi di formazione dei professionisti del diritto. Inoltre, invitano l’istituzione a realizzare uno studio comparato dei modelli di giustizia riparativa, già attuati dai governi, e a facilitare lo scambio di buone pratiche.

Il tema del sistema penale presenta sempre il bisogno di essere trattato con delicata considerazione. La spinta eseguita dal Ministero in tal senso da qualche anno a questa parte, di concerto con altri ministeri europei, verso la promozione di una giustizia che non miri solo a punire, ma anche a riconciliare ed emancipare i cittadini da una condizione disagiata quale il coinvolgimento in intricate questioni penali, non importa di che gravità, è estremamente importante in un’epoca complessa come quella che oggi viviamo. Molte volte, purtroppo, tendente ad un’estrema polarizzazione nel dibattito pubblico sulla giustizia, a danno di un possibile sistema giuridico più equo e civile per tutti.

Andrea Chiantello