Ci siamo. Arriva la conferma. La commissione europea di Bruxelles ha confermato i fondi del Psr Sicilia, il piano di
sviluppo rurale per il periodo 2014-2020. Una cifra importante: 2,2 miliardi di euro. Una parte (1.3 miliardi) arriva dal bilancio dell’Unione europea; la parte rimanente, quasi 900 milioni di euro, da cofinanziamento nazionale.
Questi soldi adesso serviranno per fare tantissimi investimenti, sia a livello strutturale che meccanico che di mezzi sia per la promozione. Ma c’è un piccolo ostacolo: i fondi potranno essere utilizzati solo a partire dal prossimo anno: Questo perché prima le aziende devono chiudere i conti del vecchio Psr, quello 2007-2013: conti che vanno saldati entro e non oltre il 31 dicembre 2015 per poter accedere ai nuovi fondi europei. Poi, come confermato dagli stessi addetti ai lavori, sarà necessario un tavolo di concertazione tra l’assessorato regionale all’agricoltura e le varie figure che ruotano attorno al mondo dell’agricoltura, per delineare le linee guida dei vari bandi. Nell’ipotesi più ottimistica, i bandi potranno essere disponibili nella primavere del 2016. E già si pensa ad una moratoria per permettere di spendere questi soldi fino al 2023.
“Saremo in grado di sostenere non solo chi produce pomodorini, ma anche chi crea una ‘app’ per vendere pomodorini”. Con questo esempio, sintetico ma efficace, l’assessore regionale all’Agricoltura e Pesca Antonello Cracolici ha illustrato, nel corso di una conferenza stampa, l’ampo raggio di interventi possibili attraverso le misure del Piano di Sviluppo Rurale 2014/2020 per la Sicilia, approvato questa mattina dalla Commissione Europea.
“Il Psr è uno straordinario strumento per sostenere il rilancio dell’agricoltura a 360 gradi – ha detto Cracolici – si prevedono diverse linee di intervento, da quelle più strettamente legate alle produzioni agricole a quelle connesse alla filiera, dalle start-up per imprese ‘non agricole’ ma al servizio dell’agricoltura, fino ad arrivare al sostegno al turismo rurale, B&B o case vacanze in grado di valorizzare i nostri prodotti migliori”.
“Il 40% delle risorse – ha proseguito Cracolici – saranno destinate a politiche ambientali. Siamo la regione italiana con la più ampia vocazione al biologico, ma puntiamo ad incrementare ulteriormente la superficie coltivata: prevediamo di passare dagli attuali 250 mila a 300 mila ettari bio”.
Cracolici ha ricordato che si stanno rispettando i tempi previsti dalla “tabella di marcia” e nel corso della conferenza stampa ha ringraziato quanti hanno lavorato per raggiungere questo risultato, ad iniziare dal dirigente generale Rosaria Barresi.
“Il 31 dicembre scadrà l’attuale Piano, e il nuovo entrerà a pieno regime il primo gennaio: i fondi dell’annualità 2014 potranno essere spesi fino al 2017, e così via. Ma la siamo a lavoro per programmare e pianificare il più possibile, evitando la ‘corsa alla spesa’ dell’ultimo momento”.
“I fondi del programma di sviluppo rurale cambieranno il volto dell’agricoltura siciliana – dicono il presidente e il direttore di Coldiretti Sicilia, Alessandro Chiarelli e Prisco Lucio Sorbo -. Si tratta di un patrimonio che andrà ai veri agricoltori che svecchieranno il settore grazie alle risorse destinate ai giovani che vorranno insediarsi. Tra le priorità e al fine di mantenere inalterato il primo posto della produzione biologica ci sono i fondi per le produzioni bio con incentivi adeguati. Adesso attendiamo l’emanazione dei bandi che deve arrivare in tempi brevi anche alla luce dei forti investimenti personali realizzati dagli imprenditori agricoli negli ultimi anni che hanno puntato sulla qualità e sull’innovazione nonché sulla vendita diretta che rappresenta il pilastro dell’economia agricola regionale su cui bisogna ancora intervenire”.
Si parlerà nei prossimi giorni, anche dell’ipotesi dei cosiddetti bandi aperti: ossia, dopo aver selezionato le linee guida per un determinato capitolo, lasciare alle aziende tutto il tempo necessario per poter presentare progetti fino ad esaurimento dei fondi disponibili e non chiudere tutto in poco tempo.
La Sicilia, dunque, è tra le ultime regioni italiane ad avviare il nuovo Psr. Un ritardo che, in realtà, non è solo colpa della Regione siciliana, ma anche della burocrazia di Bruxelles che, in questi ultimi anni ha chiesto agli uffici regionali chiarimenti e modifiche della richiesta. E le risposte da Bruxelles si sono fatte attendere anche per mesi.
“La Sicilia ha finalmente il Psr, strumento essenziale per l’Agricoltura. E c’è certamente da essere soddisfatti perché il nuovo Piano di Sviluppo Rurale è il primo Psr tra le regioni italiane per disponibilità finanziaria potendo contare su oltre 2,2 miliardi di euro – ha detto Michela Giuffrida, eurodeputato del Pd e componente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo – Nel nuovo Psr ci sono oltre 210 milioni di euro destinati all’agricoltura biologica, un comparto in grande e costante sviluppo, ancor di più in Sicilia che vanta il primato di regione più bio d’Italia. Tra le misure di maggior interesse per gli agricoltori spicca quella sui regimi di qualità dei prodotti alimentari, che prevede oltre 3.000 euro all’anno. Fondamentale, per un effettivo rilancio del comparto, è poi la misura N.9, che prevede fino a 100 mila euro per le organizzazioni di produttori, e la 6.1, che stanzia fino a 40mila euro per l’insediamento dei giovani agricoltori e per lo sviluppo delle piccole aziende agricole. Auspico che, a questo punto, non si ricada negli errori che hanno portato fino a ieri al mancato utilizzo delle risorse europee o, ancor peggio, alla loro dispersione per assenza di progettualità strategica. Adesso non ci sono più scuse, – conclude Giuffrida – un così importante sostegno finanziario deve essere immediatamente reso disponibile a produttori e agricoltori siciliani”.