Il prossimo venerdì 11 giugno avrà inizio in Italia il sogno azzurro gli Europei di Calcio 2020. Già, perché l’annata 2021, prima considerazione, è un marchio temporale che si deve solo alla pandemia di Covid19 che ha “incellofanato” per un anno e più i principali eventi mondiali, sport compreso. ll calendario degli Europei di calcio 2021 aprirà allo stadio Olimpico di Roma con la gara inaugurale tra Italia e Turchia. In quest’occasione, il torneo organizzato dall’UEFA non prevede un unico paese ospitante, ma seguirà una formula inedita itinerante, atta a festeggiare i 60 anni della manifestazione. Le stesse regole per il pubblico saranno peraltro straordinarie. Non si potrà infatti superare il 25% della capienza degli stadi.
Europei 2020: inizia in Italia il sogno azzurro
Puntando alla finale che si giocherà a Wembley l’11 luglio, le 24 squadre sono suddivise in 6 gironi con un calendario serrato. Di fatto ci saranno partite ogni giorno, salvo il riposo successivo alle eliminatorie. La nostra Italia manca all’appello della vittoria della competizione continentale dal lontano 1968. Il girone degli azzurri di Mancini, sulla carta alla portata, si completa con Galles e Svizzera. La formula dell’Europeo prevede la fase a eliminazione diretta, con partite determinate dagli accoppiamenti previsti nel tabellone. Tutte le 51 partite degli Europei saranno trasmesse in TV su Sky, mentre 27 gare saranno in chiaro sui canali RAI. Il sogno azzurro non parte con pretese di vittoria finale, vista la compresenza di nazionali come la Francia di Mbappè e Kantè campione del mondo in carica. Ma anche di squadre come la Germania, l’Inghilterra, il Belgio e il Portogallo, piene di campioni affermati.
Europei 2020: come vi arriva la nostra Italia
La nostra nazionale è cresciuta bene negli ultimi anni grazie all’ottimo lavoro ormai evidente di mister Roberto Mancini. Questi ha raccolto un paese calcisticamente ridotto in macerie dopo la mancata qualificazioni ai Mondiali 2018. Sicura, disinvolta e matura, la squadra tipo di Mancini si orienta a una precisa e affascinante filosofia di gioco. Punta a tenere il baricentro alto, gestendo il pallone soprattutto nella trequarti avversaria. Una trama continua che sembra davvero ormai nelle corde di tutti gli effettivi convocati, a vantaggio della qualità del gioco: trame di passaggi e fraseggi continui assicurano uno spettacolo gradevole e una padronanza della manovra che difficilmente concede agli avversari grandi opportunità di reazione offensiva.
La rivoluzione di Mancini: un 4-3-3 in “salsa spagnola”?
Quella di Mancini è apparsa un’evoluzione tattica del tutto innovativa per la storia calcistica italiana. Per decenni, il nostro paese ha imposto nel mondo una filosofia di gioco incentrata sull’attenzione difensiva, le marcature pressoché ossessive e anche dure, completate dal cinismo e dalla fantasia di tanti trequartisti e noti numeri 10 che con i loro spunti hanno spesso e volentieri sbloccato con lampi di genio interi campionati europei e mondiali. Ovviamente, decisione e precisione nella marcatura, così come studio della tattica e colpo d’imprevedibilità del genio di turno non potranno mai venire meno e potranno sempre fare la differenza, ma la nuova Italia di Mancini punta invece su una gestione continua del pallone che ricorda più la scuola iberica, sia sul pano della mentalità che dello schema di gioco stesso.
Proprio come quello che ha fatto le fortune di Barcellona e nazionale spagnola per quasi un decennio, fino a qualche anno fa, dimostra il coraggio di cambiare evolvendosi dopo gli sfracelli sportivi degli ultimi anni del calcio nostrano sul piano dei risultati, della formazione dei giovani e del gioco, escludendo il modello Juventus. Ma non sarà una brutta copia in salsa spagnola, dato che i nostri ragazzi puntano all’efficacia sottoporta, non avendo bomber di grande fama internazionale.
La nuova Italia
Non avremo epici “liberi” numero 6 alla Franco Baresi o arcigni stopper numero 5 alla Pietro Vierchowod, ma abbiamo registi difensivi in grado di impostare già la manovra come registi arretrati. Non abbiamo forse più i mediani numero 4 tutti botte e legna alla Rino Gattuso, né numeri 10 classici alla Roberto Baggio, Francesco Totti o Alex Del Piero, ma in compenso abbiamo una serie di magnifici 8+ come Barella e Castrovilli. Nonché registi bassi come Verratti e Jorginho, che assicurano una gestione efficace e autorevole del pallone, fino a trovare la via dell’insidioso tiro a rete. Il resto, speriamo possano farlo esterni virtuosi intercambiabili come Insigne, Berardi, Bernardeschi e Chiesa.
Non partiamo favoriti, ma siamo competitivi
Di fatto, nessuna delle altre ventitrè squadre si presenta all’Europeo itinerante con una striscia così lunga di partite senza sconfitte. Mancini è arrivato a ventisette e le ultime otto le ha vinte senza prendere gol. Tutto sembra funzionare sin troppo bene a cinque giorni dal debutto, ma attenzione, non eravamo brocchi prima e non siamo fenomeni ora. E’ un sogno competitivo e come tale va preso. Non partiamo favoriti ma sappiamo di potere riunire di nuovo il nostro paese offrendo uno spettacolo gradevole. Ed ora coraggio, azzurri: che il sogno abbia inizio.