A volte non serve vincere sul campo per guadagnarsi la stima e l’affetto di tutti, come dimostra Luis Enrique agli Europei 2020. Parliamo dell’allenatore della Spagna, appena eliminata in semifinale dall’Italia di Mancini, nonostante una prova eccellente. Una persona di cuore, oltre che uno dei migliori allenatori in circolazione. Lucho, così lo chiamano in Spagna, vive di calcio sin da quando vestiva la maglia dello Sporting Gijòn da ragazzino. Non ha mai lasciato quel rettangolo di gioco, prima da giocatore e poi da allenatore di successo. Sul piano della competenza, ce ne siamo accorti tutti, perché affrontarci senza attaccanti di ruolo, adottando un “falso nueve”, ha fatto la differenza. Dani Olmo tra le linee, al posto dell’atteso Morata, è stato un vero e proprio flagello tattico firmato Luis Enrique.
Europei 2020 / La carriera di mister Luis Enrique
Nella sua carriera si è seduto sulla panchina di Roma, Celta Vigo e Barcellona (dove ha ottenuto i suoi più grandi successi), prima di diventare commissario tecnico delle Furie Rosse nel 2018. Incarico che lascia temporaneamente il 19 Giugno del 2019 a causa di gravi motivi personali tenuti inizialmente nascosti. Una drammatica storia che il 26 Agosto 2019 porta alla morte della figlia Xana di 9 anni, da mesi affetta da un maledetto cancro alle ossa. Una notizia che ha piegato tutto il mondo del calcio e che avrebbe spinto qualunque padre a mollare tutto. Ma non lui.
Le sue parole
Un uomo che, con la X tatuata sul braccio in onore di sua figlia, ha deciso di combattere ancora per la vita e tornare a distanza di 6 mesi sulla panchina della Spagna. Condottiero e fuoriclasse della sua Nazionale che ad Euro 2020 ha sbattuto il muso solo ai rigori contro l’Italia, in una semifinale che col suo innegabile stile commenta così: “Per me non è una notte triste. Bisogna sapere come vincere e come perdere. Nei quarti di finale siamo stati molto contenti per i rigori, questa volta ci è andata male. La sconfitta fa parte dello sport, del calcio, della vita. Bisogna imparare a gestirla. E devi essere di esempio per i bambini piccoli: quando perdi non devi piangere ma rialzarti.”
Una lezione oltre la gara
Una partita che, come lui stesso ha ammesso, è stata una delle più belle di tutto il campionato europeo: “Sono felice per quello che ho visto. Ho goduto di una partita di alto livello, con due squadre forti che cercavano di giocare un bel calcio, è stato uno spettacolo per i tifosi. Voglio fare i complimenti all’Italia, spero che in finale possa vincere questo Europeo. Tiferò per gli azzurri”. Un legame speciale con la nostra nazione, sottolineato anche dagli abbracci e gli attestati di stima con Roberto Mancini e Daniele De Rossi. Un esempio #OltreLaBarriera, come direbbero gli amici dell’associazione RERUM. Di come si reagisce a una sconfitta di una semifinale europea e di come si affrontano le avversità della vita. Un signore del pallone. Buena suerte, Luis.
Andrea Fichera