Kalin Yanakiev, professore nell’Università di Sofia “San Clemente d’Ocrida” e caporedattore della rivista “Cristianità e cultura” analizza l’Esortazione apostolica e intravede lo slancio di Papa Francesco verso la sinodalità episcopale: “È un vescovo di Roma della misericordia e della mano tesa”.
Un parere positivo sull’Esortazione apostolica “Evangelii gaudium” arriva anche dal mondo ortodosso. “Un messaggio forte scritto con stile decisivo” lo definisce il teologo ortodosso bulgaro Kalin Yanakiev che descrive Papa Francesco come “un vescovo di Roma della misericordia e della mano tesa” che denuncia “con coraggio quello che non va nella Chiesa e nel mondo”. Kalin Yanakiev è un noto teologo ortodosso, filosofo e culturologo in Bulgaria. È professore nell’Università di Sofia “San Clemente d’Ocrida” e caporedattore della rivista “Cristianità e cultura”. Autore di numerose pubblicazioni nell’ambito della spiritualità ortodossa.
Che cosa la impressiona di più nella “Evangelii gaudium”?
“Impressiona il carattere missionario dell’Evangelii gaudium. Papa Francesco sottolinea che tutta la Chiesa e le sue strutture devono subire una trasformazione missionaria. Questo appello per l’evangelizzazione con uno spirito di gioia e di misericordia cercando il massimo dialogo con il mondo esterno è molto importante. Colpisce anche la sua denuncia nei confronti dell’elitarismo anche all’interno della Chiesa. È un documento di messaggi forti, scritto con uno stile decisivo. Nel prossimo numero della rivista ‘Cristianità e cultura’ ne pubblicheremo un’ampia sintesi”.
Francesco afferma che “nel dialogo con i fratelli ortodossi, noi cattolici abbiamo la possibilità di imparare qualcosa di più sul significato della collegialità episcopale e sulla loro esperienza della sinodalità”…
“Cercando di dare più autonomia alle singole Conferenze episcopali è ovvio che lo sguardo del Papa si volge verso gli ortodossi che sempre hanno avuto la tradizione di sinodalità episcopale. Per gli ortodossi ogni vescovo è pastore della Chiesa universale in quanto pastore della propria diocesi, parte di questa Chiesa. Bisogna dire anche che ogni moneta ha due facce, a volte nei paesi ortodossi ci si lamenta che manca la vera sinodalità come qualcuno in Occidente si rammarica che la Chiesa sia troppo centralizzata”.
Nell’esortazione apostolica si ribadisce anche la necessità di una “conversione del papato” ricordando che “siamo avanzati poco in questo senso”…
“Come sappiamo questo è il punto più dolente nel dialogo tra cattolici e ortodossi. Senza dubbio è lodevole la buona volontà dimostrata da Papa Francesco per cercare una formula aggiornata sul papato, forse più accettabile anche per gli ortodossi. Giovanni Paolo II diceva che il vescovo di Roma rappresenta l’unità essendo pastore della Chiesa universale. Per l’ecclesiologia ortodossa però ogni vescovo è successore di Pietro in quanto successore del mandato apostolico. Comunque, nel primo millennio gli ortodossi riconoscevano il ‘primatus directionis’ e il ‘primatus inspectionis’ del vescovo di Roma. Bisogna ammettere che nel dialogo ecumenico sono stati fatti grandi passi, soprattutto per iniziativa della Chiesa cattolica. Nel mondo ortodosso impressiona positivamente anche il fatto che Papa Francesco preferisce presentarsi innanzitutto come vescovo di Roma”.
Come le sembra Papa Francesco?
“È un vescovo di Roma della misericordia, della mano tesa, che non esita a usare anche parole forti che condannano quello che non va nella Chiesa e nel mondo. Come la denuncia del sistema economico attuale che definisce ‘disumano’. Tutto ciò rende la sua figura originale e molto interessante”.
C’è un’evoluzione in corso nei rapporti tra il Vaticano e Mosca. Si parla di un eventuale prossimo incontro tra Papa Francesco ed il patriarca russo Kirill in territorio neutrale. Se questo avverrà che impatto avrebbe sul resto del mondo ortodosso?
“Sicuramente un incontro del genere avrebbe un impatto forte nel mondo ortodosso perché il Patriarcato di Mosca ha un’influenza significativa nell’area e senza dubbio è la Chiesa ortodossa più numerosa. Per arrivare a passi significativi nel dialogo ecumenico validi per tutto il mondo ortodosso, prima però gli ortodossi devono mettersi d’accordo tra di loro su alcuni punti fondamentali. Ultimamente si parla tanto di un prossimo Concilio panortodosso, la questione dove svolgerlo e chi dovrebbe presiederlo rimane aperta. In questo senso le divergenze tra Mosca e Costantinopoli rimangono troppo forti”.
va Mihailova