Si avvicinano i giorni dell’Expo, salutato come “L’evento dell’anno 2015” ed il tema: “Nutrire il pianeta” accende i riflettori sull’emergenza alimentare, ed in particolare agricola, coinvolgendo l’intero pianeta terra. I giovani considerano EXPO 2015 un’opportunità da cogliere e alta è la voglia di partecipare, apprezzando gli aspetti più innovativi e il confronto tra culture. Alta è la disponibilità a partecipare e particolare attenzione viene data alle possibili ricadute in termini di sviluppo del territorio e di occasioni di lavoro. Il 2015 traccia una fascia di demarcazione tra gli Obiettivi del Millennio e l’inizio degli “Obiettivi dello sviluppo sostenibile”.
“L’aumento delle diseguaglianze tra paesi ricchi e popolazioni povere, in costante lotta per sopravvivere alla denutrizione, rende indispensabile l’adozione di un nuovo modello di sviluppo che modifichi questa inaccettabile tendenza, nel rispetto dei fondamentali valori riconosciuti e sanciti dalla dichiarazione universale dei diritti dell’uomo”. Ha scritto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel messaggio ai lavori di preparazione alla “Carta di Milano” che costituirà il documento di riferimento culturale dell’intera manifestazione.
Il professor Mario Lubetkin, direttore della comunicazione alla FAO, ha spiegato come – dopo vari summit, tra cui Roma 1996 e Rio 2012 – nonostante gli evidenti progressi contro la fame nel mondo, in particolare in America Latina e in Asia, c’è ancora molto da fare e, nonostante il cibo sulla terra sia “sufficiente per sfamare tutti”, ci sono ancora 800 milioni di persone che “non hanno accesso al mercato”.
Mons. Mario Toso, già segretario del Pontificio Consiglio per la Giustizia e per la Pace, oggi vescovo di Faenza, ha sottolineato che, sebbene il diritto al cibo sia “sancito dalle Carte internazionali, non viene considerato come “questione prioritaria” per i governi. “La carenza di adeguate politiche economiche, fiscali e creditizie e la conseguente insufficienza d’infrastrutture di stoccaggio, trasporto e comunicazione sono all’origine dell’indebolimento agricolo di numerosi Paesi”.
Per garantire l’accesso universale al cibo, bisogna quindi vincere le “concentrazioni oligopolistiche”, che sono da considerarsi come le nuove forme di latifondo e di colonialismo, le nuove ideologie che assolutizzano tecnica, consumo, mercato, profitto a breve termine, e dirottano investimenti privati e pubblici, operando anche delle forzature sulla natura, e spesso anche a scapito del rispetto della vita umana.
Produzione e consumi sostenibili, ambiente, energia, pace e giustizia sociale fanno parte di uno stesso scenario che coinvolge tutto il creato, come ha detto il Cardinale Peter Turkson, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, incaricato di coordinarne i lavori della nuova Enciclica sull’ambiente voluta da Papa Francesco.
Da tempo, infatti, la Chiesa cattolica guarda con attenzione all’ambiente, ma le tematiche energetiche sono, per ora, rimaste sotto traccia. Alla vigilia della nuova Enciclica sull’ambiente voluta da Papa Francesco, si mette in evidenza come per la Chiesa l’alimentazione e l’energia non sono marginali e devono essere incardinata in uno scenario più complessivo.
L’espressione evangelica “Dove troveremo tutto il pane per sfamare tanta gente” e poi ancora “Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto» come si legge nel vangelo, parole forti che però la sensibilità di San Giovanni Apostolo ha voluto documentare dimostrando un’attenzione particolare al problema del rispetto del lavoro dell’uomo: raccogliere gli avanzi non corrisponde soltanto al “non sporcare”, o al “non sprecare”, bensì al rispetto del pane, invocato come dono nella preghiera del Padre Nostro e del cibo, che oggi invece va incontro ad un vergognoso spreco.
Oggi la metà del cibo che viene prodotto nel mondo, circa due miliardi di tonnellate, finisce nella spazzatura, benché sia in gran parte commestibile, come emerge da un rapporto del gennaio 2013 dell’Institution of Mechanical Engineers, associazione degli ingegneri meccanici britannici.
Fra le cause di questo spreco di massa ci sono le cattive abitudini di milioni di persone, che non conservano i prodotti in modo adeguato ed anche dalle promozioni consumistiche che spingono a comprare più cibo del necessario.
Ecco allora la proposta, avanzata dal Prof. Carlo Bellieni su Zenit, di proporre San Giovanni evangelista patrono della manifestazione EXPO milanese, perché tra tutti i testimoni di quella serata in cui centinaia di persone furono sfamate, con la moltiplicazione dei pani e dei pesci, ha dimostrato una maggior sensibilità a captare, ricordare e riportare le parole di Cristo sul significato anche del rispetto dell’ambiente, del cibo e della natura.
Il cibo non solo non va sprecato, ma va rispettato. La tradizione popolare faceva sì che venisse benedetto, che si vietasse di giocarci, che se cadeva a terra veniva raccolto e baciato, che quando avanzava non venisse buttato ma riciclato come concime, come mangime, come base per tanti piatti di cucina povera. A fronte dei miliardi di tonnellate di cibo gettato nella spazzatura, c’è un miliardo di persone al mondo che non ha accesso a sufficienti risorse alimentari.
Questa considerazione umana e sociale dà valore educativo all’Expo 2015, momento di incontro e di nuovi apprendimenti capaci di modificare il modo di pensare, di sentire e di agire. . Risacralizzare il cibo significa risacralizzare la vita, soprattutto quella di quanti vivono emarginati e “scartati” “L’economia dell’esclusione uccide” ha detto Papa Francesco, sollecitando tutti verso un impegno autentico di “testimoni della carità”, con il compito di “custodi e non padroni della terra”.
Giuseppe Adernò