Expo interroga l’Europa / Senza diritto al cibo la pace è in pericolo. Sono oltre 800 milioni le persone aggredite dalla fame

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Riflettere su un tema “laico” come il diritto al cibo pone l’Unione europea al bivio tra la “europeizzazione” dell’indifferenza e la “europeizzazione” della solidarietà. Ed è a questo bivio che il percorso comunitario gioca il suo futuro. Quella solidarietà di fatto che nella “Dichiarazione Schuman” è scritta a caratteri cubitali

Come sarà vissuta a Expo 2015 la “Festa dell’Europa” che si celebra il 9 maggio? Cosa dirà a un meeting expopmondiale questa giornata europea che, a 65 anni di distanza, intende essere memoria attiva della “Dichiarazione Schuman”? Come si inseriranno la memoria e il progetto nel susseguirsi di parole, immagini, suoni attorno al tema “Nutrire il Pianeta, energia per la vita”? Le domande richiamano le grandi visioni che nel 1950 furono riassunte da Robert Schuman nella dichiarazione che, ispirata anche da altri, fra cui Jean Monnet, porta il suo nome. Nel testo si legge questo pensiero: “La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionati ai pericoli che la minacciano”.
Tra i pericoli più gravi che incombono sulla pace, sulla vita umana, in molte aree del mondo – oggi come nell’immediato dopoguerra – c’è il venir meno del diritto al cibo. Un venir meno che si trasforma nei volti angosciati e spenti di oltre 800 milioni di persone aggredite dalla fame. Le cronache stanno raccontando di una parte di questo popolo di disperati scomparsa in fondo a un mare o coperta dalla sabbia di un deserto. Un’ombra si spinge dunque sull’Expo, che aprirà i battenti il 1° maggio a Milano, e sulla stessa Unione europea, quasi a richiamare a entrambe il dovere di non aggiungere all’acqua e alla sabbia che coprono tanti morti l’indifferenza e l’egoismo di Paesi benestanti. È confortante allora leggere che “Costruire il futuro dell’Europa insieme, per un mondo migliore”, è il tema scelto per l’Expo da una ventina di Paesi membri e dalle istituzioni Ue. Ed è altrettanto bello scoprire che lo spazio espositivo dell’Unione europea è collocato a pochi metri dall’Albero della vita, uno dei simboli di questa edizione dell’esposizione universale. Una scelta che è stata pensata e voluta riflettendo, in particolare, sulla parola “insieme”.
Ed è significativo che il grano e il pane siano il filo conduttore della narrazione europea. Con “The Golden Ear” (“La spiga d’oro”; www.europa.eu/expo2015), un cortometraggio d’animazione pensato per dare un’immagine innovativa dell’Europa, il Padiglione Ue raccoglierà la sfida lanciata da Expo Milano 2015 sulla nutrizione del Pianeta e aprirà il confronto sui temi dell’alimentazione e della sostenibilità ambientale.
Qui l’Europa non dovrà perdere l’occasione per ritrovare se stessa, per ripristinare nel mondo il suo ruolo di costruttrice di pace, di giustizia, di speranza. Un ruolo fortemente voluto dai “padri” della comunità europea ma spesso accantonato da coloro che hanno successivamente guidato i lavori di consolidamento e ampliamento della “casa comune”. Gli errori ci sono stati, vanno riconosciuti e corretti ma, prima che sia troppo tardi, occorre riprendere, aggiornandolo, il cammino europeo nella direzione indicata dai “padri” di ieri e di oggi.
L’Expo, nella grandezza e nei limiti di un’esposizione, potrà essere l’inizio di un risveglio della coscienza europea? La risposta verrà, ma il messaggio che già prende sostanza è quello di “essere” più Europa e non meno Europa. È un passo irrinunciabile per difendere e promuovere i diritti umani, compresi quelli della custodia dell’ambiente.
Potrà apparire un’attesa fuori dalle righe, ma un evento mondiale come quello di Milano può diventare un ponte perché l’Europa passi dall’inconsistenza della politica estera comunitaria all’assunzione di responsabilità politiche condivise di fronte a tragedie e sfide che non hanno frontiere.
Ecco allora che riflettere su un tema “laico” come il diritto al cibo pone l’Unione europea al bivio tra la “europeizzazione” dell’indifferenza e la “europeizzazione” della solidarietà. Ed è a questo bivio che il percorso comunitario gioca il suo futuro. Quella solidarietà di fatto che nella “Dichiarazione Schuman” è scritta a caratteri cubitali non può essere cancellata o lasciata alla retorica. L’Europa cesserebbe di vivere.
Ben vengano poi all’Expo le manifestazioni simpatiche e gradevoli delle tradizioni e delle innovazioni alimentari europee: una tavola imbandita è un segno semplice e bello di fraternità e condivisione. Purché sia una tavola lunga e larga come il mondo. Allora è urgente e necessario che un nuovo pensiero sociale e politico europeo prenda forma e sostanza sul diritto al cibo. Il mondo dei senza pane è attorno a quella tavola imbandita e chiede di non essere deluso e tradito proprio dalla cultura europea che da sempre e non a caso pone la dignità della persona in cima ai suoi pensieri, ai suoi progetti, ai suoi atti politici.
Sul rischio di perdere il valore immenso della persona, che non vive di solo pane, Papa Francesco ha richiamato l’anno scorso il Parlamento Ue e il Consiglio d’Europa. Risuonerà quel monito negli spazi di Expo, dal 1° maggio al 31 ottobre 2015?

Paolo Bustaffa

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