FAI / Ad Acireale, nella chiesa dell’arcangelo Raffaele, relazione del prof. Sciacca su 4 tele di Matteo Desiderato

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La tela raffigura il padre di Tobia che riacquista la vista

Domenica 1 marzo, nella chiesa dell’arcangelo Raffaele, il Fai ha inaugurato l’anno sociale nella chiesa “più bella” e ricca d’arte e di sacralità di Acireale. In uno spazio relativamente piccolo, possiamo ammirare alcune delle opere più significative di un importante pittore siciliano, Matteo Desiderato, vissuto tra il 700 ed l’800.

La tela raffigura il padre di Tobia che riacquista la vista

Nato a Sciacca e poi trasferitosi a Roma presso la bottega di Mariano Rossi come suo discepolo, ad un certo punto decide di tornare in Sicilia, dove possiamo trovare, sparse nel territorio, diverse sue opere. Alcune le troviamo proprio ad Acireale.
Davanti ad una chiesa gremita, dopo la presentazione dei cicli di incontri Fai da parte del notaio Carlo Zimbone e della dott.ssa Cristina Arena Vasta, i numerosi intervenuti hanno assistito all’intervento sulle opere di Matteo Desiderato da parte del prof. Alfonso Sciacca.
Prima di parlare delle quattro tele, egli  ha raccontato la trama del testo biblico di Tobia visto che gli eventi sono quelli raffigurati dal pittore. Le vicende sono ambientate nel VII secolo a.C.  tra il 721 – 612 a.C. e narrano la storia di una famiglia ebraica deportata a Ninive: il padre Tobi, la madre Anna e il figlio Tobia. Condotto prigioniero in Assiria, Tobi si prodiga ad alleviare le pene dei suoi connazionali, deportati come lui. Nel corso delle varie vicende perde il suo patrimonio, e, purtroppo, anche la vista. Afflitto manda il giovanissimo figlio Tobia da un parente per riscuotere dieci talenti d’argento che gli aveva dato in prestito. Cercando una guida per il cammino, il giovane incontra un compagno che, conoscendo bene la strada, si offre di accompagnarlo, questo connazionale in effetti era l’arcangelo Raffaele che sotto mentite spoglie viene mandato da Dio in suo aiuto. Arrivato a casa del parente, Tobia ne sposerà la figlia, Sara, liberandola, con l’aiuto di Raffaele, dal demone che aveva ucciso tutti gli uomini che avevano provato a sposarla, grazie alle sue informazioni, bruciando il cuore e il fegato di un pesce catturato durante il viaggio.
Dopo la liberazione, Raffaele provvederà a legare il demone ad una montagna. Sempre grazie ad un consiglio dell’amico, Tobia, al suo rientro nella casa paterna, spalmerà sugli occhi del padre il fiele del pesce pescato, facendogli così riacquistare la vista. Sarà solo alla fine delle eventi che l’arcangelo si farà riconoscere da Tobia e suo padre.
Queste vicende sono estremamente importanti perché alla loro luce risulta più semplice ammirare e capire il senso delle quattro preziose opere di Matteo Desiderato, patrimonio della chiesa dell’arcangelo Raffaele.
Il prof. Sciacca, dopo il racconto, ha descritto egregiamente, con dovizia di particolari, le quattro tele che riassumono tutti gli eventi della storia di Tobia.

Mariella Di Mauro