FAI / Un viaggio nel tempo la visita alla “Canonica degli Archi”

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Giuseppe Patanè nella Canonica degli Archi
Il proprietario giuseppe Patanè nella Canonica degli Archi

Un viaggio nel tempo, dal 1600 ad oggi, con testimonianze visibili degli strati che si sono sovrapposti con lo scorrere degli anni. E’ quello vissuto con la visita alla “Canonica degli Archi”, sita in Archi, a Riposto, in occasione delle due giornate FAI dello scorso fine settimana.

Con la possibilità di poter aprire nuovamente le porte della cultura, la dimora “ha potuto raccontare” la sua storia a quanti hanno risposto all’invito del FAI. La delegazione di Catania e del gruppo di Giarre-Riposto del Fondo per l’ambiente italiano ha svelato, attraverso le guide, segreti e peculiarità della canonica.

Un luogo composito nel quale l’architettura della casa è incastonata in un ambiente naturale ricco di vegetazione, particolarmente sfruttata per le piante di agrumi. La dimora ha avuto diversi proprietari e subìto trasformazioni in conseguenza degli eventi verificatisi nel tempo. Tra questi, il devastante terremoto del 1693 ha provocato sostanziali modifiche del nucleo originario.

canonica degli Archi
L’ingresso al giardino

Ha resistito il pavimento, lasciato al suo stato naturale, come la scalinata che conduce al piano superiore, alle stanze in cui dimorava il prete. All’interno della casa, infatti, era presente una cappella, ancora conservata, in cui veniva celebrata quotidianamente la Messa.

La Canonica degli Archi oggi è una pinacoteca

Oggi, in questi ambienti, sorge una pinacoteca, in cui sono esposte alcune delle opere dell’artista Giuseppe Patanè, attuale proprietario della dimora. Questi dell’antica dimora ne ha fatto anche sede del suo atelier di moda, coniugando l’antico con il moderno, la storia con l’arte e l’attualità.

Le opere, esposte dal pittore in diversi punti della casa, descrivono situazioni e fatti contemporanei. Tra questi le drammatiche storie dei migranti, il contatto tra l’uomo e la natura ed in particolare con gli animali, nella “Tauromachia”, in cui a soffrire è il toro. Particolarmente significativo è l’omaggio al cantautore originario del luogo Franco Battiato, scomparso di recente.

Canonica degli Archi-interno
Interno della Canonica degli Archi

Nell’antico palmento del sito rimangono tracce evidenti. Una è l’imponente trave di legno di castagno del 1700 che primeggia ancora. Ancora, l’altra riguarda le tacche nel muro originario, indicanti il livello del mosto che aumentava gradualmente con la pigiatura.

Le varie installazioni di Patanè hanno personalizzato, oggi, il tutto, con testimonianze dei passaggi di “storia umana” vissuti. Così nello spazio in origine destinato alla lavorazione degli agrumi per produrre il succo di limone, attività preponderante nel 1800.

Nella Canonica degli Archi anche un omaggio a Dante Alighieri

L’interpretazione, da parte del pittore, della Divina Commedia di Dante, dell’Inferno, Purgatorio e Paradiso, realizzata in tre tele congiunte, è in onore del “Sommo vate”.

Colori che si scambiano e si alternano nel percorso, fra cui emerge l’azzurro, che caratterizzava alcune stanze del 1600, ancora conservato e ben visibile al visitatore. Questi è agevolato, così, a tornare indietro nel tempo, immaginandone l’impostazione originaria, certamente collocata fra il verde di uno scenario naturale singolare.

omaggio a Battiato
Omaggio a Franco Battiato

Attualmente, il giardino che abbraccia la residenza è composto da tre specie di vegetazione tipiche rispettivamente di Modica, dell’Etna e del Messinese. Esso svolge la funzione di “luogo di ispirazione” per il Patanè, che ha fornito la sua testimonianza diretta sul sito.

Peculiarità, i suoi archi in facciata, che accolgono il visitatore appena percorso il sentiero tra gli alberi, dettandone quasi la figura. Essi hanno contribuito a chiamare il sito, appunto, “Canonica degli Archi”.

Rita Messina

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