FAMIGLIA: da una ricerca di “Meter” gli italiani la pongono al primo posto

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Il desiderio di famiglia stravince su tutti gli altri. È quanto emerge dalla ricerca condotta dall’associazione Meter – da ventitré anni impegnata a tutela dell’infanzia – tra gli studenti delle scuole di Avola (Siracusa). I dati raccolti sono stati presentati stamani nell’aula magna dell’istituto “Elio Vittorini”, nel corso di un convegno denominato “La settimana dei diritti con Meter”. L’attività ha coinvolto 770 studenti di quarta e quinta elementare, appartenenti a tutte le scuole del Comune. Attraverso la somministrazione di alcune schede, i bambini sono stati invitati a votare il diritto che ritenevano più importante fra gli otto proposti, tratti dalla Convenzione internazionale dei diritti dell’infanzia. Il 50% ha scelto il diritto alla famiglia, seguito dal diritto di non essere sfruttato (15%) e dai diritti all’uguaglianza, a essere curato e al gioco (tutti all’8%). Il 4% delle preferenze è andato al diritto all’istruzione e a quello a essere informato, mentre in ultima posizione, con il 3% dei voti, si è piazzato il diritto di esprimere le proprie idee. A illustrare la ricerca sono stati don Fortunato Di Noto, presidente dell’associazione Meter, e Adriana Passarello, psicologa e responsabile del Centro di ascolto dell’associazione. A margine dell’incontro, Graziella Nicolosi per il Sir ha rivolto alcune domande a don Fortunato Di Noto.

– Cosa emerge dai dati della ricerca?

“Emergono risposte interessanti. In primo luogo una grandissima urgenza di avere accanto la propria famiglia. I bambini hanno le idee ben chiare: vogliono vivere in un ambiente che li custodisca, li curi, li protegga, li aiuti e li accompagni nella crescita non solo fisica, ma anche psichica. Per fare questo, la famiglia ancora oggi risulta il luogo privilegiato”.

– Che tipo di richieste rivolgono i bambini agli adulti?

“Oltre alla famiglia, c’è un grande desiderio d’istruzione. La cultura è per i bambini il volano principale per lo sviluppo della loro vita e dell’intera società. Qualcuno ha scritto che la scuola è il luogo grazie al quale un giorno il mondo potrà essere migliore. Altri bambini hanno inserito fra i diritti fondamentali anche l’educazione alla libertà religiosa. Un dato per certi versi sorprendente”.

– Quali sono le minacce più forti che ostacolano la crescita dei bambini?

“Le minacce sono molteplici. La prima è rappresentata dalla loro profonda solitudine; il desiderio di famiglia in questo senso è un grido d’allarme. Poi occorre stare in guardia rispetto ai nuovi mezzi di comunicazione, che se da una parte favoriscono l’amicizia e la circolazione delle idee, dall’altra aumentano appunto il rischio della solitudine e tutto ciò che ne consegue, in primo luogo l’adescamento. Su Internet capita di trovare qualcuno che riempia i bambini di quell’affetto che a loro manca. Anche il consumismo eccessivo è una minaccia: abbiamo bambini iperattivi e iperconsumisti, che non riescono più ad assaporare le cose”.

– Il mondo di Internet, con le chat e i social network, appare a molti genitori un buco nero, difficile da controllare. Come garantirne un uso corretto?

“I nostri bambini, ‘nativi digitali’, iniziano a utilizzare la Rete in età precocissima, in modo talvolta massiccio e dipendente. I genitori, prima ancora di dare in mano ai loro figli questi strumenti, dovrebbero conoscerli, aggiornarsi: non possono delegare ad altri, né pensare che questi mezzi non abbiano influenza sulla salute psicofisica dei bambini. Magari percepiscono che c’è un rischio, ma non ne hanno l’esatta cognizione. Non dimentichiamo poi che Internet amplifica problemi gravi come la pedofilia e il bullismo”.

– Con le nuove tecnologie rischia di essere amplificato il cyber-bullismo, di cui già si parla…

“Purtroppo il cyber-bullismo è una delle forme più gravi e odiose del fenomeno, con un dileggio pubblico e non più riservato che aumenta il malessere interiore di chi lo subisce. I disagi provocati possono andare dall’anoressia alla bulimia, dalla chiusura verso gli altri fino addirittura al suicidio, come casi recenti dimostrano. Non è vero che Internet ha solo un impatto virtuale: il virtuale, anzi, diventa reale”.

– Scuole, famiglie, parrocchie, luoghi di sport e centri educativi: fare “rete” per tutelare i minori è fondamentale, ma non sempre facile. E gli educatori in certi casi appaiono impreparati.

“Il rischio è che icentri educativi vivano nell’individualismo e nella gelosia di quello che fanno. Occorre invece una rete educativa intelligente e saggia, in cui ci si relazioni per aiutare i ragazzi a vivere bene il loro ruolo. I bambini hanno bisogno di punti di riferimento. Mi piace pensare a una rete di saggezza evangelica, in cui ci s’irrora l’uno con l’altro in una bellezza nuova. Il cristiano è colui che non poltrisce, ma s’impegna nel mondo”.

– Concretamente, come realizzare un mondo che sia il più possibile “a misura di bambino”?

“Ci riusciremo se partiremo dai bambini, non dagli adulti per arrivare ai bambini. L’infanzia al centro della nostra attenzione può diventare la vera rivoluzione. Sono convinto che anche la Chiesa si rinnoverà nella misura in cui diventerà ‘bambina’, dotata di quella freschezza evangelica che solo i piccoli sanno dare”.

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