“Familismo amorale” / Contro l’onda della corruzione costruire una società rispettosa delle leggi e dei valori

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Ignazio Visco

Nessuno di noi oserebbe affermare che la famiglia non è più il nucleo fondamentale della società. Nessuno, però, può negare che al suo interno, e la cronaca lo conferma puntualmente ogni giorno, ci sia ampio spazio per la pratica di una doppia morale: quello che è illecito, secondo la legge e secondo la morale, in molte famiglie è tacitamente considerato opportuno e necessario se giova ad accrescere il prestigio e gli introiti della propria famiglia, parentela o rete amicale, con sottinteso di reciprocità di favori.

Troppe, soprattutto nelle opere pubbliche, le transazioni economiche viziate, provenienti da appalti irregolari o dalla conduzione fraudolenta di essi; eccessivo lo spreco di risorse che, sottratte al bene collettivo, sono destinate al profitto illegale di imprenditori corrotti e della criminalità.

Questo rende improduttiva la nostra economia, danneggiando gli imprenditori onesti e il mondo del lavoro. Oggi, infatti, nel nostro paese una tra le più notevoli fonti di spreco nel settore pubblico è la destinazione illecita delle risorse provenienti dallo Stato italiano e dall’Europa.

Ignazio Visco
Ignazio Visco, governatore di Bankitalia

La crisi che ci attanaglia non è solo colpa della globalizzazione dei mercati e della finanza; se così fosse, tanti altri Stati, più di quelli che soffrono la depressione economica in atto, vedrebbero fallire i loro bilanci e cadrebbero nella trappola del debito pubblico e della disoccupazione in crescita.

L’espressione colta “familismo amorale” nella sua più ampia estensione sta diventando a molti chiaramente comprensibile. E qui purtroppo dobbiamo ricordare che il “sacro” istituto della famiglia da molto tempo è anche simbolo di ferreo legame e vessillo nel lessico della malavita organizzata, che oggi si è evoluta al punto da gestire e corrompere non solo i mercati tradizionali dell’illecito e l’alta finanza, ma persino organizzazioni di beneficenza, lucrando con esse vergognosamente. Per non parlare della corruzione operata in modo subdolo e devastante anche nei territori della giustizia e del diritto, se talvolta persino esponenti delle forze dell’ordine, della magistratura, dell’avvocatura, dell’alta burocrazia e della politica diventano alleati e complici di un potere occulto micidiale. Occorre anche una nuova storia di legislazione penale e civile: servirà garantire una più bassa incidenza della corruzione nel tessuto della vita civile ed economica.
Il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, studioso del “capitalismo cognitivo” , è convinto che gli interventi legislativi da soli non riescono a frenare la corruzione, perché è accertato che le regole sancite dalle leggi sono rispettate solo da chi ha maturato in età pre-adulta nel contesto sociale ed educativo l’utilità ed il valore di comportamenti sempre trasparenti e affidabili, anche nella competizione economica. Non basta, infatti, la riprovazione pubblica.
La riflessione sul disastro che alcune scelte comportano deve coinvolgere il processo educativo.
Lo studio concreto dell’etica pubblica e privata dovrebbe, sin dalla prima infanzia, entrare ufficialmente nella scuola per diventare fondamento della crescita umana e morale di tutti.
È noto che i paesi in cui, per tradizione, nell’educazione prevale il rigore etico hanno governi di qualità superiore ed economie più sviluppate. Entrambi questi fattori sono associati con una più bassa percezione di fenomeni di corruzione. Solo se si sono interiorizzati nell’infanzia i valori dell’onestà, della trasparenza e delle corrette procedure relazionali si può costruire una società rispettosa delle leggi e dei valori.

È ovvio che anche i media, oggi così pervasivi, dovrebbero essere a scuola sottoposti a una seria lettura critica. E lo studio dei processi economici fondamentali dovrebbe diventare obbligatorio in ogni ordine di scuole. Un impegno culturale di questo genere richiede soprattutto il passaggio da una scuola di tipo nozionistico a una che sviluppi negli studenti la capacità personale di giudizio critico. Occorre potenziare l’apprezzamento, in ogni ambito del sapere e del fare, delle conquiste umane e civili, del passato e del presente, perché ognuno si faccia portatore di rinnovamento e mai passivo imitatore di modelli perversi.
Proprio in questi giorni si è ricordato il sacrificio di Giorgio Ambrosoli, morto nel 1979 per non cedere a chi voleva farlo deviare dai suoi rigorosi principi di etica professionale, con minacce e intimidazioni.

R. S.

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