Favara, pittoresca cittadina in provincia di Agrigento, è dal 2010 cornice di uno splendido modello siciliano, denominato Farm Cultural Park. Dalla loro storia è nato un meraviglioso progetto riconosciuto anche dagli Stati Uniti e vincitrice dello Human City Desing Award nel 2020.
Favara / Farm Cultural Park: la creazione
Favara, 23 gennaio 2010. Poco dopo le 7 del mattino, una palazzina del centro storico crolla. A causa di quell’incidente due bambine, Marianna e Chiara, perdono la vita lasciando il padre Andrea Bartoli e Florinda Saieva. Questo tragico evento spinge questa famiglia a creare uno splendido esempio di ricostruzione urbana. Esattamente 5 mesi dopo la tragedia, nasce Farm Cultural Park. Quel giorno i padroni di casa hanno aperto le porte tra sette cortili totalmente rinnovati e con una serie di mostre d’arte che mai nessuno avrebbe immaginato di trovarvi.
La missione era chiara din da subito. Promuovere una nuova identità per la città di Favara e tracciare una strada per il futuro trasformando i Sette Cortili in una galleria d’arte. Luoghi dove il cibo diventa cultura del territorio. Sono spazi per la socialità e l’abitare temporaneo, spazi che ospitano conferenze e concerti, con un giardino segreto. Farm è tutto questo e cento altre cose ancora.
Favara / Farm Cultural Park: l’ispirazione
Vi sono tre luoghi che hanno ispirato questo concetto così bello, racchiuso nel Farm Cultural Park. Palais de Tokyo, sede della cultura contemporanea e luogo di intrattenimento parigino; Marrakech, la piazza principale del Marocco, luogo alquanto suggestivo e ricco di intrattenimento e ristoro e Camden Town il mercato londinese dove comprare oggetti di qualsiasi tipo e assaggiare cibo di qualsiasi parte del mondo. Prima del 2010 i Sette cortili in stato di abbandono sono stati sede di traffico illegale. Dopo il crollo del 2010, questa porzione di Favara andava infatti abbattuta per ragioni di sicurezza.
Ora, bisogna considerare come Zia Maria, Zia Rosa e Zia Antonia continuavano a resistere nelle loro case, ubicate nei Sette Cortili, in quanto cresciute in quel posto. Nella stessa situazione si trovava Vito, un ragazzo che non aveva intenzione di lasciare lo stesso posto. Florinda e Andrea avevano deciso di far partire il proprio progetto proprio da qui e, a marzo 2010, iniziano a ristrutturare i primi due palazzi all’interno dei Sette Cortili.
Favara / Farm Cultural Park: la bonifica urbana
Successivamente, sono partite le ristrutturazioni di altre parti di Favara. Palazzo Salvatore Cafisi è arrivato in seguito, nel 2019, in occasione di Countless Cities, la Biennale delle Città del Mondo. Durante l’evento ha ospitato tre Padiglioni: Bejing, Il Cairo e Tunisi, oltre ad un bellissimo lavoro di pittura monumentale di Salvo Ligama. Palazzo Micciché è il nuovo spazio ha fatto parlare di sé durante la Biennale grazie al murale in facciata realizzato dall’artista NeSpoon. All’interno del Palazzo sono stati ospitati i padiglioni delle città di Beirut, Londra, Luxor, Berlino, Birmingham, Detroit, Douala, Koniakow, Nairobi e Tel Aviv. In questa sede hanno trovato spazio anche le mostre “Augmented cities”, “The Sound of Resilience” e “Matera, Architetture della Vergogna”.
Farm Cultural Park: un esempio
Il 19 marzo scorso, una ragazza di nome Carla Bartoli di soli sedici anni ha raccolto la bellezza di 12 mila euro per portare in Sicilia mamme e bambini profughe in fuga dalla guerra in Ucraina. 53 i profughi scesi dall’autobus in piazza, a Favara: ad accoglierli c’era proprio lei, che ha fatto diventare realtà il progetto “Favara For Ukraine”. “Mi riempie il cuore di gioia vedere che tante persone hanno creduto in questa iniziativa meravigliosa – dice Carla senza riuscire a trattenere la commozione. – Credo che queste persone riusciranno a integrarsi benissimo nella nostra comunità, sono persone che hanno bisogno di vedersi restituire quel pizzico di umanità che gli è stato tolto. Favara ha un cuore grandissimo e lo abbiamo dimostrato ancora una volta”.
“Favara For Ukraine”
Donne e bambini sono stati messi in salvo da Lublino, in Polonia, dopo aver patito le atrocità nel loro paese. Le tante mamme sul pullman, una volta giunte a Favara con i loro figli, si sono commosse sperando di trovare un luogo sicuro per la propria famiglia. Accanto alla moglie e alla figlia, con in mano l’elenco dei luoghi in cui sono ospitati i 53 profughi, c’è anche Andrea Bartoli, il proprietario della Farm Cultural Park. La famiglia Bartoli ha compiuto un piccolo miracolo nel salvare quelle famiglie che stavano brancolando nel buio della guerra. Florinda, in particolare, ha aiutato ad avere un lavoro con un contratto a tempo determinato Anna, 40 anni. E’ un’infermiera ucraina arrivata col pullman della missione umanitaria. Lavorerà in un hub di Campofranco, dove ci sono altri cinque posti disponibili per infermieri provenienti dall’Ucraina. Forse, questa, è la più bella eccellenza.
Verdiana Savoca