Quando si parla di turismo, si deve ammettere già in partenza che un luogo – presunta meta turistica – debba possedere requisiti ed elementi “attraenti” sia architettonici, sia antropici e/o naturali che valgano il viaggio di qualcuno. Ebbene, se in particolare si dovesse discorrere della Sicilia e dei suoi elementi attrattori, si potrebbero elencare tante e tante caratteristiche dall’alba al tramonto. Giusto per citare le bellezze che si affollano in un inventario senza fine. Così, il genius loci presente in ogni sito dell’incantevole Sicilia si rivela guida ideale per accompagnare il pellegrino di turno.
Viene da chiedersi chi possa dissertare, con disinvoltura, sulle bellezze artistiche, archeologiche, nonché naturalistiche siciliane? Una persona che può e sa rispondere a questa domanda è Maria Teresa Di Blasi, già funzionario della Soprintendenza per i Beni culturali e ambientali di Catania e archeologa. Figura autorevole già incontrata in un precedente rendez-vous giornalistico. (Articolo: Fede e natura/Turismo slow: itinerari ai piedi dell’Etna del 15 luglio 2022 – www.vdj.it, “La Voce dell’Jonio”).
In particolare, si è cercato di indagare l’asset culturale che sussiste tra la percorrenza dei camminamenti prodighi alla religiosità e l’arte, quale movente espressivo delle attività “iconizzate” dall’umano percepire e manifestare.
Quale “frequenza” si può intercettare nella relazione sacra tra fede e natura?
Secondo le mie expertise, maturate sempre all’interno di ambientazioni infatuate di suggestioni valoriali, ho peregrinato alla ricerca della magnificenza autentica, tra antichità e il disordine voluto di libri sparsi. Lì, in quello spazio impalpabile eppure tangibile, ho costantemente inseguito l’altra verità storica, quella legata alle testimonianze del tempo.
Nel ricordare le esperienze di Carmelo Nicoloso, nella veste di esperta giuda naturalistica, anch’io ho elaborato alcuni scritti. E cooperato alla redazione di documentari, anche televisivi, per “miniare” il dialogico asset fede-natura.
Ci ricorda qualcuna delle sue esperienze?
Un’esperienza da condividere è quella vissuta insieme col giornalista Gaetano Perricone, con il quale, negli anni ’80, è stato realizzato un pamphlet, dal titolo “L’Etna, la Lava e la Fede”. Questo volume è definibile alla stregua di un tentativo editoriale illustrativo di percorsi religioso-votivi, legati ai luoghi di natura/fede etnei. (L’Etna, la lava e la fede – Viaggio in Sicilia – Edizioni Ariete e Parco dell’Etna. 1999).
In questo volume, in particolare nella sezione “Pellegrinaggi sul fuoco e sulla lava”, Teresa Di Blasi compie un’esplorazione dei luoghi di lava e di fede delle zone etnee e riferisce che “Si partiva, ad esempio, dalla descrizione di un’icona religiosa che il vecchietto metteva davanti casa sua, convinto che la lava si fosse fermata grazie a un miracolo, per continuare con la narrazione dell’altarino di Zafferana Etnea, che campeggia all’ingresso della città, dove si fermò la colata lavica, e ancora riferimenti alla chiesa di Borrello, quella di Mompilieri, che comprendeva e contemplava sia il grandissimo Santuario, nato a seguito di un miracolo, sia la piccolissima icona”.
Fede e lava a Bronte e Randazzo
Il lavoro di correlazione di luoghi lambiti dalla lava e conseguentemente raggiunti da atti di devozione e fede si è effettuato su diversi siti, in primis si rammenta l’Etna, poi Bronte e anche Randazzo. In particolare, a Randazzo, pochi sono a conoscenza di un’immagine unica al mondo. Si tratta di un dipinto che ritrae la lava spenta grazie al latte sgorgante dal seno della Madonna. L’icona religiosa, situata nella Basilica minore di Santa Maria Assunta, è intitolata la “Salvezza di Randazzo”, quale miracolo operato dalla Vergine nei confronti della cittadina minacciata dalle colate laviche. L’opera è di Girolamo Alibrandi.
Inoltre, nella parte descrittiva del territorio, il dipinto effigia la veduta cinquecentesca della città, costituita da un paesaggio con tre campanili in epoca medievale. Questa è una rappresentazione che stupisce! Infatti, mai la Madonna usa il seno se non per allattare e nutrire il bambino.
Fede e lava
A seguire, altre ricerche hanno portato a scoprire che in alcuni documenti, tratteggianti i sette peccati capitali, venivano contemplati anche l’Etna e la lava. Ovvero realtà tangibili viste come mostruosità a sette teste. Fatta questa premessa, il pamphlet si rivela una sorta di organismo vivente, censore dei luoghi di fede votiva e memoria di parole e fotografie di miracoli e racconti di lava.
“Per di più, nella policroma realtà lavorativa fin qui espletata – asserisce Teresa – posso estrapolare, come carta da un mazzo aperto a ventaglio, quella che identifica percorsi religiosi del territorio siciliano. A tal riguardo, l’iniziativa divulgativa riguarda una produzione Rai, relativa a uno speciale del TG3 sempre sul filone “L’Etna, la Lava e la Fede”.
Per l’occasione, le riprese effettuate da Giovanni Tomarchio, rappresentano oggi una testimonianza ripercorribile tramite registrazione video”. (RAI Radiotelevisione Italiana. Raitre. Testata Giornalistica Regionale, “Il Settimanale”. Documentario “Lava e Fede” di Lucia Basso e Giovanni Tomarchio. Anno 2005.
Lava e fede del card. Dusmet
Alcune affermazioni di Teresa rimangono emblematiche, ad esempio, come le citazioni: “L’Etna è un paesaggio in movimento, vivo. Ma questo è il miracolo dell’Etna” e “l’Etna è un corpo in trasformazione e laddove si fermerà, sorgerà un’altra edicola votiva”, o ancora “Il sacro riesce a salvare”.
In un preciso momento del documentario, è interessante ricordare la descrizione dell’evento eruttivo, datato 1886: “La lava lambisce Nicolosi e il Cardinale Dusmet, forte della sua fede, rassicura i nicolositi che il paese non verrà invaso. Ebbene, nel punto in cui il Cardinale pregò si fermò la lava e oggi lì si trova un altarino, dedicato alla Diva S. Agata congiuntamente alla statua di Dusmet, posta alla distanza di circa trecento metri dalle prime case di Nicolosi. La fede, invero, spinge gli uomini a legarsi ai protettori! Lungo i sentieri dell’Etna è possibile incontrare una serie di edicole votive”, testimonianze vive di questo territorio”.
Luisa Trovato