Ogni stagione, compresa quella estiva, rappresenta un momento ideale per organizzare gite fuori porta ed escursioni. Ma quando si pensa alla pianificazione di un viaggio, occorre tenere a mente molte variabili. E soprattutto chiedersi: quale tipologia di turismo si intende realmente sperimentare. A tal riguardo, una modalità peculiare di fare turismo si connatura grazie all’aggettivazione “slow”, e si rinviene nell’espressione finale di “turismo lento”.
Detta voga identifica un singolare modo di viaggiare, con la defezione di canoni ansiogeni, tipicamente frenetici. Così, all’opposto, lo slow turism consente di dilatare il tempo, attuando all’uopo una filosofia concernente un’innovata abitudine di vedere e respirare i siti, ammirando, secondo il “rigore della lentezza”, bellezze e tipicità originarie. Si promuove, invero, una rivisitata cognizione del territorio, alla ri-scoperta di luoghi, culture e prodotti di derivazione locale.
Turismo slow
Inoltre, la conoscenza del territorio, seguendo la regola “slow”, si predispone tramite specifici itinerari e mezzi di locomozione. Si prediligono, difatti, percorsi di montagna, collinari e viciniori a corsi e specchi d’acqua. Mentre le forme elette di attraversamento si rivelano, ad esempio, nel trekking e nell’uso della bike.
L’andare, con fare da viandante, consente di avvicinarsi alla natura dei luoghi creando empatia costante passo dopo passo. Così da vivere appieno le sonorità e l’autenticità trasmesse dal sito attraversato e il riverbero della sacralità come introiezione nell’intimo.
Turismo religioso
Affine al turismo culturale è quello religioso, che si rivela rispettoso dei luoghi. E privilegia il contatto con i siti comunicativi della spiritualità impalpabile ed estrinsecata. Ovvero tangibile grazie ad opere e architetture secolari. Qui, la voce “turismo” coniuga arte a natura e religiosità, promuovendo aree a vocazione rurale e la sentieristica dei parchi e delle riserve.
Questa esegesi antica e nuova nel contempo viene sostenuta pienamente da Carmelo Nicoloso, guida naturalistica e coordinatore Mezzogiorno d’Italia Comitato Parchi. Amante della natura, con la N maiuscola, si è occupato di conservazione del patrimonio naturale. Nonché di rapporti con gli Enti Parco e le Riserve naturali in Sicilia e in buona parte del Centro Italia.
Il suo background culturale sarà il sale che lo condurrà a maturare scelte progettuali identificative delle sue predilezioni per l’ambiente e la sacralità dei luoghi. In particolare, l’ispirazione e il suo proseguo progettuale diviene sempre più concreto leggendo di un episodio datato 1984, relativo al Papa montanaro. In esso si discorreva dell’incontro tra Papa Wojtyla e il Presidente Pertini ad Adamello, nell’area del Parco naturale del Brenta.
Binomio natura e fede
Ebbene, l’occasione di questo evento storico diviene emblematico per catalogare e configurare uno dei momenti inerenti al rapporto con la montagna, che palesa il binomio Natura – Fede. Sull’esempio di questo incontro, Nicoloso medita sulla liaison dei termini montanaro ed ecologico, conferiti al Papa. E sulla significazione del suo pontificato, proteso all’Ecologia del Creato.
Propizia diviene poi l’adunata del 2008, con Antonio Perretti, alias Tom Perry, alpinista italiano, noto con l’epiteto “alpinista a piedi nudi” e Maurizio Dal Bosco, già comandante del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza di Nicolosi, in un Monastero dell’Etna, dedicato al Cardinale Dusmet, esattamente Giuseppe Benedetto Dusmet.
Questo luogo ispirò al “radunato triumvirato” una futura linea turistica di percorrenza, atta a coniugare l’idea pastorale del Papa e camminamenti rurali, campestri e montanari congiunti a luoghi di fede, a voler per l’appunto sottolineare il messaggio papale sull’“Ecologia del Creato”.
L’accostamento Fede e Natura viene condiviso anche da Maria Teresa Di Blasi, archeologa e già funzionario della Soprintendenza dei Beni culturali di Catania. Essa, tra le sue molteplici esperienze di passione e lavoro, ha avuto modo di redigere un pamplhet insieme al giornalista Gaetano Perricone – penna gloriosa di Palermo, intitolato: “L’Etna, la Lava e la Fede”, nei trascorsi anni ’80. All’interno di questo volumetto, il cui titolo risulta efficace anche per definire un brand, si illustrava un embrionale e riveduto percorso religioso-votivo, legato ai luoghi etnei.
Individuati percorsi religiosi
Si partiva, ad esempio, dalla descrizione di un’icona che il vecchietto metteva vicino casa, convinto che la lava si fosse fermata grazie a un miracolo. Per continuare con la narrazione dell’altarino di Zafferana Etnea, che campeggia all’ingresso della città, dove si fermò la colata lavica. E ancora alla chiesa di Borrello, quella di Mompilieri, che comprendeva e contemplava sia il grandissimo Santuario, nato a seguito di un miracolo, sia la piccolissima icona.
Inoltre, nella carrellata lavorativa esperita da Teresa, si estrapola anche l’esperienza sull’individuazione di percorsi religiosi del territorio siciliano, programmata dalla Rai, per uno speciale del TG3 sempre sul filone “L’Etna, la Lava e la Fede”, e quella del settimanale “L’Espresso” dove, ai fini della redazione di una guida aggiornata sui percorsi dell’Etna, Teresa ha fornito preziose notizie per partecipare alla fase di individuazione in via definitoria dei percorsi sulla devozione legata ai fenomeni lavici. Con riferimento anche a icone, altarini e luoghi delle eruzioni vulcaniche.
Promuovere un turismo che associ la natura al sacro
Attraverso la lettura delle enfatiche note esperienziali a cura dei personaggi citati, è possibile comprendere quanto sia auspicabile la strutturazione ad hoc di percorsi turistici che innestino ipotesi di pellegrinaggio religioso a quello del fronte naturalistico e “slow” di eccellenza.
In chiosa, secondo Peppino Vecchio, direttore de “La Voce dello Jonio”, la ricchezza che contraddistingue i lidi siciliani dovrebbe indurre quella branca della politica sana e seria a far divenire punto di forza la promozione territoriale tout court. Così da garantire sviluppo e valorizzazione, partendo proprio dalle culture locali.
Ben vengano, dunque, nuove progettualità formative e spendibili sul territorio. Così da tramutare il patrimonio immateriale e culturale in aspetti tangibili e materiali. Ciò per promozionare nuove forme esperienziali di turismo, elettive di circuiti che associno la natura al sacro.
Il racconto è in cammino, così caro lettore come pellegrino ricerca la prossima nuova avventura!
Luisa Trovato