Dalla tradizione dei cantastorie della Sicilia, i quali andavano in giro per le piazze con la chitarra e il cartellone narrante piazzato sul tetto della motoape o dell’auto, dal luogo e dagli antichi testi gallico-italici di San Fratello alla poesia contemporanea, con una mescolanza di lingue fuse a dialetti del nord Italia e del sud della Francia. Da qui prende spunto la cantautrice Eleonora Bordonaro con voce limpida e acuta, accompagnata dal maestro Puccio Castrogiovanni, mandolino, marranzano e percussioni.
La sera di giovedì 18 agosto scorso, nel cortile del Palazzo del Turismo di Acireale, all’interno della rassegna “Festa del Mito”, il duo si è esibito nel concerto “ Moviti ferma “ tratto dall’ultimo lavoro di canzoni etniche siciliane che i due artisti hanno registrato, in collaborazione con altri musicisti siciliani, Denis Marino, alla chitarra e Michele Musarra, al basso.
La cantautrice, con la collaborazione di Giovanni Calcagno, per i testi si è avvalsa di una ricerca minuziosa nel campo linguistico siciliano, riscrivendo le tradizioni della musica folk siciliana con suoni semplici e raffinati. Altro lavoro discografico di Eleonora Bordonaro è “Cuttuni e lamè”, altra raccolta di canti della tradizione del cantastorie, che vede la diffusione operativa a Paternò, città natale dell’artista.
Eleonora Bordonaro e Puccio Castrogiovanni , un duo d’effetto
Le trame “streusi“, cioè bizzarre ed originali, compongono la sceneggiatura come i quadri di un abile cantastorie che, accompagnato da strumenti tradizionali, cattura con il suono e le parole l’attenzione dello spettatore.
La bravura dei due artisti sicuramente meritava un parterre molto più vasto. Gli spettatori, come hanno fatto i pochi intervenuti, non si sarebbero mai staccati da Eleonora, che di suo è stata accerchiata da grande affetto e bersagliata da richieste continue di bis. E non abbiamo contato quante. Diversi hanno anche chiesto di risentire suonare quello strumento che rappresenta la sicilianità per eccellenza, il marranzano di Puccio.
Al termine dello spettacolo, considerato anche l’entusiasmo diffuso nel cortile, abbiamo intervistato brevemente Michele Musarra, produttore artistico della serata. Così abbiamo saputo di più sull’operato e il futuro dei due artisti e del gruppo che essi rappresentano.
Dicci un po’ di te
Sono Michele Musarra, fonico, bassista e produttore artistico. Mi sono occupato di molte produzioni con indirizzi artistici molto diversi tra loro. Ciò è stato un bene per la mia professionalità ma anche il motore della mia continua evoluzione in questi settori.
L’incontro con Eleonora Bordonaro?
Mi è sempre piaciuto confrontarmi con i progetti più “strani” ed imprevedibili e quello di Eleonora è uno di questi. Tutto nasce dalla mia antica amicizia con Puccio Castrogiovanni, già voce e corde dei Lautari.
Puccio mi chiese se avessi voglia di confrontarmi con la vocalità e l’estro di Eleonora e, dopo aver saputo delle prime idee, accettai senza riserve. Ed è stato così che, senza nemmeno rendercene conto, abbiamo realizzato insieme due cd con anime profondamente diverse fra loro. Cd eterogenei per molti versi ma omogenei per altri.
Cioè?
Il minimalismo e la tradizione di “Cuttuni e Lamè”, con la ricerca e le collaborazioni di “Moviti ferma”, hanno prodotto un disco che mi ha coinvolto sin dalla scrittura, con una ricerca spasmodica di soluzioni anche estreme. Per una produzione dinamica e non rivolta solo al mercato del cantautorato folk.
Il prossimo lavoro?
Adesso sta per iniziare un altro percorso, ancora più impegnativo e affascinante. Quello con i “Giudei di San Fratello”, un ensemble coloratissimo e antichissimo allo stesso tempo. Un collettivo guidato da tradizioni antichissime, che durante i caratteristici i riti della Settimana Santa, recita la parte dei disturbatori. Ciò con una potenza mistica e sonora affascinante per tutte le possibili varianti.
Un lavoro veramente particolare. Sarà bello sperimentare sul campo, registrare nei loro luoghi e abitarli per carpirne l’essenza. Ecco, tutto questo è il motore che mi spinge e ci spinge ad amare il nostro lavoro.
Giuseppe Lagona