Velate e leggiadre, sfuggenti e attraenti. Decine di figure bianche, come un corpo unico, guizzano tra la folla con il sorriso velato destando la curiosità della moltitudine dei presenti. Sono le ‘ntuppatedde del terzo millennio, un gruppo di donne che danzano e ballano tra le vie del centro di Catania, la mattina del 3 febbraio.
Il 2023 è stato un anno importante, ha rappresentato il decimo anniversario dalla loro prima apparizione. Si tratta di una performance artistica che affonda l’ispirazione in una tradizione ormai scomparsa. Secondo la tradizione letteraria catanese, le figure delle ‘ntuppatedde trovano una collocazione storica tra il 1600 e il 1800.
L’origine del nome, sembra cosa ormai certa, deriva dal siciliano “tuppa”, cioè la membrana che chiude il guscio delle chiocciole, appunto le ‘ntuppatedde in siciliano.
Già Verga e Pitrè parlavano delle ‘ntuppatedde
Su ciò che facessero di preciso queste donne, in occasione delle festività agatine, abbiamo delle testimonianze riguardevoli come il Verga e il Pitrè. Lo scrittore verista ce ne parla nella novella “La coda del diavolo” (1877) spiegando che “[…] A Catania la quaresima vien senza carnevale; ma in compenso c’è la festa di Sant’Agata — gran veglione di cui tutta la città è il teatro — nel quale le signore, ed anche le pedine, hanno il diritto di mascherarsi, sotto il pretesto d’intrigare amici e conoscenti. E d’andar attorno, dove vogliono, come vogliono, con chi vogliono, senza che il marito abbia diritto di metterci la punta del naso. Questo si chiama il diritto di ‘ntuppatedda”.
L’etnologo palermitano, riferendosi alle donne, aggiunge “[…] andando per istrada (e ve n’è a migliaia, sì che il Corso Stesicoreo ne è come invaso) s’accostano a qualche amico o conoscente, e prendendolo sotto il braccio lo conducono a un dolciere e per averne confetti od altro che loro aggradi. Colui che deve pagare e mostrarsi generoso e cortese” (Feste popolari siciliane, 1881). Così apprendiamo che la mascherata permetteva di ritagliarsi momenti di libertà con una certa sfacciataggine poichè a quei tempi era impossibile fare diversamente.
Le ‘ntuppatedde del nuovo millennio
Oggi il “diritto di ntuppatedda” di verghiana memoria ha un valore pressoché formale. Tuttavia le ‘ntuppatedde del nuovo millennio vogliono rivendicare il diritto alla libertà e all’emancipazione femminile di fatto opponendosi alla figura del maschio oppressore, così come fece la vergine Agata. Il rito delle nuove ‘ntuppatedde ha un valore trasversale, abbraccia contemporaneamente il sacro e il profano, tra tradizione e innovazione.
L’abito che oggi indossano si allontana profondamente da quanto ci viene riportato dalle cronache storiche. Oggi è bianco, luminoso, quasi a richiamare simbolicamente la purezza di Agata. E poi portano con sé un fiore, un garofano, rosso come il sangue versato dalla giovane martire.
In questi dieci anni hanno sempre affascinato, nei loro abiti candidi e con la loro danza coinvolgente, giocando e prendendosi gioco dei numerosi fotografi che restano incollati a loro, in attesa di poter cogliere un sorriso, una smorfia tra il candido velo che cela i loro tratti. Dal 2013 ne è passato di tempo, allora furono una sorpresa, adesso, e negli anni a venire, restano un’attesa, una gradita attesa.
Massimo Vittorio