Il nuovo Arcivescovo di Catania, Mons. Luigi Renna, guidando per la prima volta la solenne festa di Sant’Agata, ha condiviso tutti i momenti delle celebrazioni con particolare coinvolgimento. Salendo anche sul Fercolo che accompagna il Busto Reliquiario e lo scrigno d’argento con le reliquie della giovane martire, per le vie della città.
Nel tradizionale “discorso alla Città” in piazza Stesicoro, mons. Renna ha descritto “le macerie lasciate dal dissesto finanziario, dalla precarietà della politica ( senza sindaco e con due commissari straordinari), dalla diffusa illegalità, dal degrado ambientali, dall’aumento della devianza minorile, dalle disoccupazione, dall’abbandono in cui versano le periferie. Dalla povertà economica che diventa una triste eredità che si lascia ai più giovani, soprattutto quando lasciano la scuola già nella fanciullezza o nell’adolescenza” .
Ed ha lanciato un pressante invito alla “ricostruzione”, alla rinascita, come la Fenice, l’invito a non essere non più una Babele del disordine e del caos. Ma diventare nuova Gerusalemme, città di pace e di concordia, animata di fraternità, vera “città per l’uomo”. Sempre operosa nella ricerca del bene comune, superando gli individualismi e le divisioni.
L’arcivescovo Renna ha esortato Catania alla rinascita
L’impegno a liberare la città dalla nera lava che in questi anni l’ha coperta diventa comune e coinvolge tutti i cittadini. Essi, da veri artigiani, avviano un attento lavoro di ricostruzione, condividendo l’essere “cittadini” e “devoti tutti” della santa Patrona.
L’espressione “Noli offendere Patriam Agathae quia ultrix iniuriarum est”, “Non offendere la città di Agata, perché è vendicatrice di ogni ingiustizia”, attribuita a Sant’Agata quando Federico II nel 1231 aveva deciso di uccidere tutti i catanesi ribelli, è riportata con l’acronimo n.o.p.a.q.u.i.e. nella facciata della Cattedrale. E diventa ancora oggi monito e impegno comune per proteggere e ridare nuova vita alla Città.
Ai futuri amministratori l’Arcivescovo raccomanda di riservare particolare attenzione ai quartieri della Civita e delle periferie, spesso trascurati nei servizi e nelle infrastrutture .
L’invocazione ricorrente nei giorni della festa “Cittadini, Viva Sant’Agata” accomuna, infatti, tutti i cittadini del centro e della periferia in un legame di fratellanza, di comunione e di condivisione. Ed impegna tutti ad essere costruttori della città da rinnovare e renderla sempre bella e armoniosa.
Risuona ancora una volta il grido di Giovanni Paolo II, quando nella sua visita a Catania il 4 novembre 1994, con voce vibrante esclamò “Catania alzati”.
Quella raccomandazione ha visto qualche primavera e molti inverni freddi e cupi.
Ecco, nel cielo ritornano le rondini e annunciano una nuova primavera.
Giuseppe Adernò