Abito in un paese dove la festa patronale, per storia e per tradizione, cade nell’ultima settimana di agosto. E già dalla seconda metà di luglio, lungo il corso principale, si cominciano a strutturare le prime sequenze di un consolidato palinsesto.
Si insinua piacevolmente un mix di passato e di modernità che si lascerà innestare in quell’immancabile appuntamento che è, appunto, la festa della Madonna di Valverde.
Sin da quei giorni, infatti, non è possibile sottrarsi alla vista delle impalcature che iniziano a farsi spazio nel salotto buono della cittadina, per ospitare le tanto attese luminarie.
Come un tassello che arricchirà un intero capolavoro, vedere le maestranze all’opera, rappresenta un assaggio dei futuri festeggiamenti.
Il fascino delle luminarie in un gioco di colori e di magia
Pali alti al punto da sembrare che tocchino il cielo. Serpentoni di robusto ferro filato intrecciati in modo da creare un telaio, sono elementi di base che ingabbieranno fantasmagoriche geometrie che, come caleidoscopi, andranno a mescolarsi con le stelle in un gioco di colori e di magia.
E’ un piacere, misto ad orgoglio, vedere giorno dopo giorno comporsi magnifiche strutture che saranno le colonne portanti di un sogno di fine estate.
La “Festa d’agosto”, così etichettata dai nostri padri, rappresenta infatti per Valverde la massima espressione della pietà popolare, la ricorrenza annuale per antonomasia. Tutte le aspettative sono riconducibili e sono riposte in quelle celebrazioni solenni in onore della Madonna che suggellano il senso di appartenenza, rinverdiscono il processo di identificazione di una comunità con il suo territorio.
Entrato così il mese di agosto, ogni particolare annuncia gradualmente e progressivamente, l’ evento tanto atteso. Campane e campanone che si coniugano generando suoni ora meditativi, ora imponenti. Drappeggi con il monogramma mariano che un pò dovunque si srotolano e campeggiano sui davanzali e sulle ringhiere di balconi.
I “mastri di festa” che, gagliardi, girano in lungo e in largo il paese, offrendo il loro tempo non solo e non tanto per racimolare donazioni in denaro, ma per il piacere di anticipare agli offerenti le sorprese che riserverà l’imminente festa della Madonna.
Le luminarie punto di congiunzione tra l’umano e il divino
Tra tutte le espressioni, quelle che fanno veramente da apristrada alle celebrazioni, rimangono e si confermano, però, le luminarie. Forse perché con il trionfo di luci e di colori che offrono alla vista, rimandano alla grandezza di Dio, esse rappresentano il punto di congiunzione tra l’umano e il divino.
Una preghiera che, in quel tripudio di palpitante armonia, si fa spazio fino a giungere nell’ infinito. Contemplando le luminarie si riflette indirettamente sui misteri della vita, ci si abbandona ad un anelito di paradiso.
Poi, trascorsa la festa, finisce l’ attesa e si compie un percorso desiderato per un anno intero. Adesso le strade che si erano vestite di poesia, pian piano ritornano ad essere quelle di sempre. Tappeti di cemento su cui non restano impronte, dove nessuno si ferma neanche per poco, si passa e si va.
Si celebra così la metafora della vita. Se un foglio bianco lo riempi tutto, per continuare a scrivere, devi per forza voltare pagina. Così se hai vissuto appieno delle emozioni, per provarle ancora devi andare avanti, devi proseguire, devi sognarle e trovare il gusto di realizzarle di nuovo. E mentre il sipario scende definitivamente sulla festa, il cammino prosegue. E se insegui un desiderio, sarà più leggero il carico, raggiungerai più velocemente la meta. Senza quasi accorgertene sarà trascorso un altro anno!
Marcello Distefano