Film / Michelangelo racconta il suo (essere) Infinito con l’aiuto di Vasari

0
91

A raccontare di sé, del percorso artistico intrecciato con le vicissitudini della vita, è lo stesso Michelangelo, che si rivolge allo spettatore ripercorrendo a ritroso gli eventi, quasi a voler trovare pace, nella sua ricerca mai tralasciata di “infinito”. Che si trattasse di “infinito” in relazione all’espressione artistica o al modo di vivere la sua vita, sempre alla ricerca di qualcosa di soddisfacente, è difficile affermarlo, dal momento che arte e vita per lui hanno rappresentato un’unica realtà.

Nel film “Michelangelo-infinito”, di 93 minuti, in proiezione nelle sale dallo scorso 27 settembre, due voci narranti si alternano, entrambe del passato, non figure moderne o contemporanee, entrambe a testimoniare l’unicità di una forma d’arte che già nel momento in cui si manifestò venne ammirata e richiesta. Michelangelo Buonarroti racconta sé stesso, la sua maniera di tramutare in pittura, scultura e in schizzi la visione delle cose; Giorgio Vasari, il biografo degli artisti, ne affianca la sua testimonianza, fornendo allo spettatore notizie e dettagli che ne arricchiscono la conoscenza. Due soli, di conseguenza, gli attori, diretti da Emanuele Imbucci: Enrico Lo Verso, nei panni dell’artista, e Ivano Marescotti, in quelli del Vasari. È questo a dare originalità alla pellicola.

Il film ha il sapore della biografia, ma senza la dinamicità e la libertà scenica tipica delle svariate situazioni riprodotte dagli attori, ovvero quelle infarcite di pathos o di esasperato sentimento, giacché la fisionomia del “documentario” prevale, con la sua ampia descrizione delle creazioni del maestro toscano. È più un “parlato” dei due personaggi che un mettere in scena gli episodi della vita. È un racconto al quale corrispondono puntualmente le immagini delle opere, descritte e mostrate in modo esauriente. Una lezione d’arte che descrive un periodo, quello che va dall’ultimo venticinquennio del quattrocento alla seconda metà del cinquecento, tempo in cui opera l’artista, caratterizzato dalle sue scelte.

Tutte le produzioni michelangiolesche più famose sono passate in rassegna: la Madonna della Scala, il Bacco, la Pietà, il David, il Tondo Doni, la volta della Cappella Sistina, il Giudizio universale, il Mosè, etc., ed anche le prerogative dello stesso Michelangelo, quale, ad esempio, il voler scegliere di persona i marmi di Carrara per le sue creazioni o lo studio dei corpi per riproporne in modo più fedele possibile la fisicità. La stessa anatomia che compare prepotentemente anche negli schizzi, fatti con il carboncino, nelle pareti del vano sotto la Sagrestia nuova di San Lorenzo a Firenze, in cui l’artista trovò nascondiglio, intorno al 1550, negli anni difficili di conflitto con i Medici.

Puntuale nel riportare perfino i pensieri di Michelangelo, quel suo senso di irrequietezza che lo portò a “maledire” le mani che creavano ed il marmo, la proiezione appare quasi come un piacevole appuntamento didattico che ha voluto, ancora una volta, riportare l’attenzione su un “genio”, quale il Buonarroti può definirsi, e confermare la tradizione artistica rinascimentale italiana.

Rita Messina

 

 

 

Print Friendly, PDF & Email