Bernhard Casper, già docente emerito a Friburgo, in un testo denso e corposo dal titolo Il pensiero dialogico: Franz Rosenzweig, Ferdinand Ebner e Martin Buber vuole mostrare la genesi della scuola dialogica, nata nel contesto ebraico ed alla luce della rivelazione ebraico-cristiana, smontare i luoghi comuni su tale paradigma e far conoscere questa scuola di pensiero. Il tentativo di questa scuola dialogica è stato, dal punto di vista filosofico, quello di scardinare l’idealismo. I tre esponenti più importanti di tale movimento, in questo testo, vengono messi a confronto. Casper in queste pagine conduce un lavoro meticoloso, condotto con cura ed attenzione.
Filosofia / Martin Buber nella riflessione di Bernhard Casper
La parte del testo riservata a Martin Buber è comparativa in tre direzioni, a mio parere, in quanto Buber viene confrontato con Rosenzweig; il ‘Buber maturo’ con il ‘Buber giovane’ e per finire viene accostato con alcune fasi della storia della filosofia. Il fine di questo lavoro è mostrare sia le differenze e le originalità di Buber sempre manifestate fin dalla sua prima opera Daniel. Cinque dialoghi estatici (1913). Questo testo mette in evidenza la sua autonomia dal Dilthey.
Casper, nel mostrare il cammino di Buber che lo porterà alla svolta dialogica, parte alla sua tesi di laurea in filosofia evidenziando come – rispetto alla fase matura – egli avrà «liquidato molte idee della sua opera giovanile, considerandole imprecise e inautentiche», mentre altre sono cambiate in seguito alla maturazione e allo sviluppo personale dell’autore. Egli inizia muovendosi su prospettive kantiane, su quelle di Dilthey, su quelle dello storicismo moderno, su quelle di una filosofia della vita interiore come possibilità di autocomprensione.
Martin Buber nella riflessione di Bernhard Casper / Il tentativo della scuola dialogica: tentare di scardinare l’idealismo
Nella fase giovanile il suo stile da scrittore è quasi poetico, mentre l’interesse per la filosofia non assume caratteristiche sistematiche ma quasi saggistiche: Casper lo definisce uno “stile liberty”. La difficoltà di questa osservazione sul giovane Buber – ammette umilmente Casper – è il fatto che ci si trova davanti al suo pensiero non conchiuso ed ancora incompiuto. Quando Buber arriverà alla svolta dialogica, non sarà per merito di Rosenzweig né di Ebner, benché conosca i loro scritti. Casper ritiene invece che il nostro autore recepisca tutte le «questioni che erano nell’aria» della cultura del tempo. Mentre altri studiosi ritengono che sarà proprio l’incontro con la mistica chassidica a farlo giungere alla svolta dialogica.
Alcuni studiosi ritengono che l’incontro con la mistica chassidica abbia condotto Buber alla svolta dialogica
Non si può riassumere tutto il lavoro sostanzioso di Casper che egli espone in circa 400 pagine ma, in breve, trattiamo i punti dove emergono i cambiamenti del pensiero buberiano. Il nostro autore partendo dalla riflessione sul ‘sé’ (esattamente dalla vita interiore come modo per rischiarare sé stessi) si mostra non incline alla trascendenza. Questa prospettiva si aprirà con la svolta dialogica, poiché il mio essere entra in relazione, il mio essere è tra me e l’altro. Anche il concetto di esperienza cambia. Se inizialmente egli concepiva l’esperienza vissuta intesa come la realtà concreta, dopo la svolta dialogica diventerà l’evento ovvero il fatto storico significativo per una persona.
Il cambiamento è reso visibile anche nei termini usati. Il linguaggio poetico e descrittivo permane nella lingua di Buber diventando più rigoroso, più essenziale, più concentrato. Egli dimostra di avere molta attenzione, cura e sensibilità nei confronti del suo interlocutore usando un linguaggio ampio, plastico, flessibile. Infine le sue opere, nota Casper, nascono con intenzioni dialogiche e pedagogiche. Cioè come scritti per riviste, per esposizioni orali (è il caso di Io e Tu, una dell’opera più celebri). O redatti pensando a una particolare situazione concreta e quindi non sono lavori scritti ‘a tavolino’.
Riccardo Naty