Finanziamenti ai partiti: l’attualità di Sturzo

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Cadono i vertici della Lega, travolti da parallele inchieste sul finanziamento e sull’uso dei finanziamenti pubblici al partito. Ci sarà tempo per valutare, al di là dei profili penali, personali e di gruppo, i contraccolpi politici, sui due connessi problemi, del futuro del movimento guidato per vent’anni da Umberto Bossi e del suo collocarsi nell’evoluzione del sistema politico. Certamente si tratta di un altro dei sintomi di un momento di passaggio significativo: d’altra parte i cicli politici hanno una durata all’incirca ventennale e sta venendo a compimento quello (enfaticamente ed impropriamente) definito della “seconda” Repubblica. Anche per questo è utile, oltre la cronaca, fare alcune considerazioni sui profili istituzionali.

Il 16 settembre 1958 Luigi Sturzo presentava un disegno di legge sulla disciplina dei partiti. Allora c’era il Pci, che rivendicava la propria “diversità”, rifiutando qualsiasi forma di controllo: la proposta del senatore a vita, che sarà uno dei sui ultimi atti istituzionali, non sarà neppure discussa e così l’attuazione dell’articolo 49 della Costituzione restava dilazionata sine die. I partiti “di massa” si trasformano progressivamente in partiti “pigliatutto”, poi in partiti “professionali elettorali” e successivamente in “partiti cartello” e poi in aggregazioni leaderistiche di carattere neo-notabilare. Sono le categorie politologiche per descrivere l’evoluzione in Italia della forma-partito. Parallelamente, in quasi sessant’anni, la fiducia e il consenso degli italiani diminuiscono progressivamente.

Il finanziamento pubblico viene introdotto nel 1974, per evitare forme di sostegno illecito, resiste ad un referendum abrogativo quattro anno dopo, ma è plebiscitariamente bocciato da un altro referendum il 18 aprile 1993, il più votato di quella tornata periodizzante, in piena “tangentopoli”. Al suo posto, stante il fatto che certamente il finanziamento pubblico è necessario, sarà varato il sistema, sempre opacissimo, dei rimborsi elettorali. Che oggi giustamente e necessariamente è messo in discussione. I cittadini e soprattutto i giovani tra i venti e i trenta, quelli che hanno studiato e non sono figli di papà, vogliono partecipare, sta tornando la voglia di politica. Ma servono canali adeguati. Bisogna sbloccare il sistema. Sapendo che non ci sono salvatori della patria e che l’Italia è nell’Unione europea.

Per rispondere sul come è utile tornare a Sturzo e alle indicazioni che accompagnavano la sua proposta di legge sui partiti. Indica quattro punti programmatici per la politica italiana: “Libertà democratica – Moralizzazione della vita pubblica – Riforma della struttura statale a tipo autonomistico e civico – Risanamento dell’economia nazionale e, specialmente, del mezzogiorno”. Sono indicazioni strategiche. Tuttavia denunciava che all’attuazione dell’indirizzo costituzionale si opponevano “tre male bestie”, la partitocrazia, l’accentramento e lo sperpero del denaro pubblico.

Sono bestie sempre voracissime. Evocarle anche oggi, magari in “camicia verde”, non vuol dire rassegnarsi a che le cose continuino ad andare sempre allo stesso modo, cambiando gli attori, le sigle, i modi. Bisogna cambiare davvero. I costi delle “bestie” sono ormai insostenibili e ci possono portare tutti a fondo. La Costituzione, della cui riforma da vent’anni si parla, spesso a vanvera, deve essere ancora attuata in alcuni punti fondamentali.

Francesco Bonini