Fiorenzo Facchini: Cristo, “incontro che deve diventare annuncio”

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I giovani, i poveri, i sofferenti, la cultura, la famiglia, le responsabilità nella costruzione del futuro dell’uomo sulla terra. Sono alcuni ambiti della “contemporaneità” di Gesù da cui si può partire per la nuova evangelizzazione. Partendo da quelle “domande di tipo esistenziale che interessano tutti”, ed accettando “il dialogo con i non credenti, che resta l’impresa più difficile”. Ne abbiamo parlato con Fiorenzo Facchini, docente emerito di antropologia all’Università di Bologna, a cui il SIR ha chiesto un bilancio dell’evento internazionale “Gesù nostro contemporaneo”, di cui è stato uno dei relatori. 

Sono due i principali binari entro i quali si sono mossi i lavori: la riflessione sul Gesù storico e l’apertura  “oltre la storia”, verso l’eternità, come  ha detto il card. Ruini nelle conclusioni. Quale il suo personale bilancio del convegno?

“E’ un bilancio largamente positivo. L’inclemenza meteorologica non ha influito più di tanto, segno che l’interesse per l’argomento c’era. Il cardinale Camillo Ruini nella sua conclusione ha riconosciuto un filo conduttore dell’evento che essenzialmente ha ruotato intorno al Gesù storico e al suo rapporto con la nostra storia. In Gesù l’invisibile si è fatto visibile, Dio ha assunto il volto dell’uomo, ci ha ricordato Klaus  Berger, e ha stabilito un rapporto personale con ciascuno di noi. Questo  rapporto non è dato solo dalla attualità della dottrina, ma dalla effettiva contemporaneità della persona di Gesù attraverso la sua presenza e la sua azione nella Chiesa. La parola che oggi ci rivolge, le azioni che compie nella Chiesa, lo spezzare il pane, offrendolo a noi nella Eucaristia, dicono la sua prossimità all’uomo di ogni tempo e lo aprono agli sviluppi futuri della storia della salvezza. Ciò comporta che anche gli uomini e le donne di oggi si sentano contemporanei a Cristo per diventare autenticamente cristiani, ha rilevato il cardinale Bagnasco ricordando Kierkegaard”.

Quali gli ambiti della “contemporaneità” di Gesù?

“Nel convegno sono stati considerati diversi ambiti della contemporaneità di Gesù che vuole incontrare l’uomo del nostro tempo: i giovani, i poveri, i sofferenti, la cultura, la famiglia, le responsabilità nella costruzione del futuro. Le relazioni dell’ultimo giorno mi hanno particolarmente colpito: la presentazione del Risorto da parte del vescovo anglicano Thomas Wright l’ha fatto sentire vicino, facendo vibrare nell’incontro di Gesù con l’uomo di oggi gli stessi accenti  con cui i Vangeli descrivono gli incontri del Risorto con i discepoli. Hennig  Hottman, delineando la originalità della escatologia cristiana, ha parlato di un mondo che finirà, ma ha un fine, trova  nella risurrezione di Gesù il suo inizio e  attende il suo compimento, impegnando i cristiani a portare avanti nella storia il Regno di Dio fra il ‘già’ e il ‘non ancora’.

Nel dialogo con i non credenti –  novità di questo convegno – si è avvertita la forte attrattiva che la figura di Gesù continua ad esercitare anche nel nostro tempo. Come proseguire questo percorso, soprattutto in riferimento alle nuove generazioni?

“Gesù Cristo mantiene un interesse per tutti, che va ben al di là della sua figura storica, dalla quale si deve partire. Continua la sua attrazione misteriosa per gli uomini di ogni tempo. Ma il Signore deve essere annunciato. Tra i compiti della evangelizzazione c’è il dialogo con i non credenti, che  resta  l’impresa più difficile, specialmente quando la fede si è assopita o si afferma di non averla.  Non esistendo un prototipo del non credente non è facile muoversi. E’  necessario individuare ciò che può interessare. Ciò è importante per la proposta che Gesù vuol fare agli uomini di oggi. Occorre trovare il terreno su cui sviluppare il dialogo muovendo da interessi comuni”.

A partire, secondo lei, da quali domande?

”Forse sono le domande di tipo esistenziale che interessano tutti, quelle che scendono nel profondo del cuore, quali la sofferenza, la pace, la costruzione del futuro, il senso della vita, l’al di là. Le stesse domande si pongono anche per i giovani, specialmente nell’impatto con la sofferenza e le situazioni di ingiustizia. Fra i possibili interrogativi alcuni riguardano il futuro dell’uomo sulla terra. Ci avviamo verso eventi catastrofici per l’umanità? Non sappiamo. Certamente molto dipende dalle scelte dell’uomo nella gestione dell’ambiente, nella manipolazione genetica, nel nucleare e ancora di più nel modo di intendere la fraternità e la dignità di ogni uomo, fuori da qualunque integralismo. In ogni caso va affermata una continuità fra il mondo presente e la nuova creazione, iniziata con il Risorto e portata avanti dai credenti in forza del dono dello Spirito”.

Per i cristiani, la contemporaneità di Gesù implica un futuro di “missione”: come rispondere all’appello finale del Convegno?          

“Gli spunti per la missione dei cristiani nel nostro tempo sono  venuti dal richiamo alla contemporaneità di Gesù che non può esaurirsi in risposte intimistiche e attraversa tutte le dimensioni della vita dell’uomo. I vari ambiti che hanno fornito materia di approfondimento nelle tavole rotonde avevano questo intendimento: cogliere ciò che nella cultura e nella vita del nostro tempo interpella Gesù non soltanto nella sua dottrina, ma nella sua presenza, che cosa Gesù può offrire e come possiamo sentirlo vicino, perché continui attraverso di noi la sua prossimità all’uomo di oggi”.          

a cura di M. Michela Nicolais

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