In quattro anni di attività sono transitati 140 studenti italiani e stranieri. La ripresa della committenza nel verde del Parco delle Cascine di Firenze. Anche un corso di scultura per non vedenti in uno dei 30 luoghi della città visitati dai 2.200 convegnisti.
“L’arte sacra nasce dalla fede, non è una semplice espressione estetica”. È nata proprio dalla voglia di rompere il muro di separazione tra arte e fede la “Sacred Art School” di Firenze, immersa nel verde del Parco delle Cascine, uno dei trenta luoghi della città che hanno esplorato i 2.200 delegati del quinto Convegno ecclesiale nazionale. A spiegarlo è stata la presidente della scuola, Stefania Fuscagni: in quattro anni di attività l’hanno frequentata 140 ragazzi, il 60% italiani e il 40% provenienti da altri Paesi d’Europa, America del Nord, America Latina ed Asia, unica assente finora l’Africa.
Pittura, scultura, oreficeria ed ebanisteria le specialità offerte agli studenti, che a disposizione hanno anche insegnanti di teologia, liturgisti, storici dell’arte.
La “Lettera agli artisti” scritta da Giovanni Paolo II nel 1999 – ma anche la sua “teologia del corpo” – è un po’ la Magna Charta della scuola, che collabora con l’Opera del Duomo: il presidente onorario è l’arcivescovo della città, il cardinale Giuseppe Betori.
Nel comitato d’onore, tra gli altri nomi illustri, figura anche lo scultore giapponese Etsuro Sotoo, che sta lavorando al completamento della Sagrada Familia a Barcellona.
“Forward in tradition”, il motto. L’obiettivo è quello di promuovere la creatività nell’arte e nell’artigianato artistico, con un’apertura senza confini al mondo del sacro, al servizio della Chiesa cattolica e dell’intera società. “Non chiediamo il certificato di battesimo a nessuno”, ha detto il direttore artistico, Giancarlo Poletti, ma molti ragazzi hanno partecipato alla messa di Papa Francesco allo stadio Artemio Franchi. Il supporto ligneo del Crocifisso trecentesco che stava sull’altare è un’opera del figlio quindicenne di uno degli insegnanti della scuola. Il 74% dei ragazzi che frequentano la Sacred Art School, al termine degli studi, trova lavoro nelle botteghe artigiane, molte di esse sono di casa nel centro storico del capoluogo toscano, o negli atelier artistici.
Un corso di scultura per non vedenti. Succede anche questo alla Sacred Art School. “È stato un corso intensivo, di quindici giorni”, ha spiegato il direttore, Giorgio Fozzati, annunciando che a gennaio sarà allestita una mostra con le opere realizzate in terracotta. “Hanno lavorato molto – ha evidenziato -, per noi è stato come correre in Formula Uno.
Abbiamo imparato tanto dai non vedenti, sono loro che ci hanno aperto gli occhi. Come quando ci hanno preso per mano per farci toccare le opere appena realizzate: ‘Ti faccio vedere quello che ho fatto, perché non l’hai capito’”.
Negli ultimi 20 anni, solo in Italia sono state costruite 540 nuove chiese. Il mercato del sacro è in forte crescita, e aumenta la committenza: il Sud-est asiatico, in particolare Corea e Vietnam, sono in grande espansione, ma c’è anche l’America con le sue grandi cappelle.
A Ischia sono appena arrivate due statue di santi per la chiesa di Santa Maria Maddalena. Una delle prime opere che i ragazzi della scuola si sono trovati a realizzare, su commissione, nel primo anno di attività, è stato un Crocifisso: c’è lo spazio per Cristo in croce, ma senza Cristo in croce, al suo posto è disegnata la silhouette del Brunelleschi, come a dire allo sguardo di chi guarda: “Prova tu a prendere il mio posto”.
La chiesa della Santissima Annunziata, fino al 17 novembre, ospita nel chiostro una personale di Osamu Giovanni Tanimoto, allievo della scuola: tra le tele, “Il ritorno del Figliol Prodigo”, con un padre anziano in abiti dell’epoca di Gesù che abbraccia un figlio inginocchiato con la testa nel suo grembo e raffigurato di spalle, a torso nudo e in jeans. Natale, intanto, si avvicina, e Anthony Visco, docente di anatomia che fa la spola tra Firenze e Philadelphia, sta allestendo un’ampia capanna stilizzata per il presepio: ogni allievo e ogni insegnante darà il suo contributo artistico: “Andiamo al presepe così come siamo”, dice confidando nella creatività degli artisti, e confessa: “Qui ci sto bene, meglio che negli States”.
M. Michela Nicholais