Sono dieci i punti contenuti nel documento elaborato congiuntamente da Acli, Compagnia delle Opere e salesiani e presentato ieri all’Istituto Sturzo di Roma. Il successo dei percorsi è suffragato dalle cifre: a un anno dalla qualifica, il 70% dei ragazzi ha trovato un primo lavoro, l’85% dopo due anni.
Garantire a tutti la possibilità di scelta, combattere la dispersione scolastica, far funzionare l’apprendistato, creare i supertecnici. Ancora, sostenere la formazione lungo tutto l’arco della vita e garantire la qualità del sistema formativo, adeguate risorse e visibilità dell’offerta. Infine, chiarire il quadro giuridico-fiscale del sistema e migliorare il coordinamento da parte degli enti. Sono i dieci punti contenuti nel documento sulla formazione professionale elaborato congiuntamente da Acli, Compagnia delle Opere e salesiani e presentato ieri all’Istituto Sturzo di Roma.
Perché nessuno si perda. La proposta, che ha già raccolto 20mila firme e continuerà a essere al centro di incontri operativi a livello istituzionale per sensibilizzare opinione pubblica e addetti ai lavori si pone l’obiettivo, spiega Paola Vecchina, presidente dell’Enaip (Ente nazionale Acli istruzione professionale), di “sostenere il futuro dei giovani nel nostro Paese, perché nessuno rimanga escluso dal mondo del lavoro e perché nessuno si perda”. La domanda di formazione professionale negli ultimi anni è cresciuta vertiginosamente, dai 23.500 utenti del 2003 agli oltre 280mila dell’anno formativo in corso. E il successo dei percorsi è suffragato dalle cifre: a un anno dalla qualifica, il 70% dei ragazzi ha trovato un primo lavoro, l’85% dopo due anni, e nel 64% dei casi il tipo di occupazione è molto coerente con la qualifica professionale conseguita.
Impegno corale e convinto. “Non basta continuare a contemplare il fallimento del nostro sistema – ha proseguito Vecchina – ma occorrono risposte concrete, e la formazione professionale è una di questa. Grazie all’opportunità di tirocini, stage, voucher, viene favorita la mobilità regionale nord-sud e l’alternanza tra istruzione, formazione e lavoro. La formazione professionale – ha proseguito – opera nell’ottica della sicurezza per i lavoratori e della flessibilità per le imprese”. Da una parte emerge, così, l’esigenza di “sburocratizzare il sistema”, e di “dare visibilità all’offerta” sul sito del Miur, così come avviene per le scuole. Occorre, ha concluso, un “impegno corale e convinto” per “rafforzare il sistema a livello nazionale, soprattutto dove è più debole, diffondere buone pratiche, sviluppare nuove misure formative e sostenere la cooperazione per raggiungere l’obiettivo dell’occupazione dei giovani”.
Accogliere i dispersi. Dell’efficacia di un sistema, quello della formazione professionale, “poco conosciuto, poco apprezzato e poco valorizzato”, ha parlato don Pier Fausto Frisoli, responsabile dei salesiani in Italia: “Il sapere teorico e pratico hanno uguale dignità, e uno Stato moderno ha il dovere di approntare un sistema di formazione professionale efficiente”. Sul ruolo fondamentale di “accoglienza dei dispersi” è intervenuta suor Anna Razionale, che opera in Sicilia ed è responsabile delle salesiane in Italia, sottolineando che la formazione professionale argina l’abbandono scolastico e che “il saper fare genera curiosità e desiderio di intraprendere percorsi ancora più impegnativi”.
Lo spreco è altrove. Il 15% dei ragazzi coinvolti nei percorsi di formazione professionale è straniero, di prima o seconda generazione: “Il dato è crescente – evidenzia suor Razionale – e conferma la formazione come risposta valida alla necessità dell’integrazione e della valorizzazione di energie che potrebbero altrimenti incanalarsi in percorsi pericolosi. I progetti di formazione accolgono molti ragazzi a rischio e ne accoglierebbero ancora di più se si comprendesse che le risorse investite in questo non sono sprechi”. La formazione professionale, le ha fatto eco il presidente Acli Gianni Bottalico, “salva molti giovani dal limbo dato dall’alternanza tra disoccupazione e lavori precari”, mentre il presidente della Compagnia delle Opere Bernhard Scholz si è soffermato sulla necessità, in Italia, di “un’altissima competenza di lavoro manuale, che non può essere improvvisata e che non si trasmette solo per affiancamento”.
a cura di Lorena Leonardi