Formazione professionale / Francesco Cauchi: “In Sicilia si può fare (molto) di più”

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Da diversi anni la formazione professionale in Sicilia non riesce a svolgere il proprio ruolo. I motivi sono diversi, interni ed esterni allo stesso settore. Tra i primi un’insufficiente rispondenza dell’offerta alla domanda di formazione che viene dal mondo giovanile e dallo stesso mercato del lavoro. Ma anche la scarsa attenzione prestata dalla Regione Siciliana, che si traduce in un’organizzazione amministrativa non esauriente e in stanziamenti di fondi non sufficienti. Da oltre un due anni la pandemia ha aggravato pesantemente la situazione.
Circa proprio l’attualità della formazione professionale siciliana, delle sue esigenze e delle sue prospettive abbiamo avuto modo di parlare con il prof. Francesco Cauchi.

Qual è la sua analisi? Come si presenta oggi la formazione professionale siciliana?

Bisogna chiarire che la formazione professionale si articola in diversi ambiti: si può spaziare dalla formazione professionale in obbligo formativo per i giovani dai 14 ai 18 anni, alla formazione professionale per disoccupati per arrivare alla formazione professionale continua per i lavoratori. Si tratta di un universo abbastanza complicato da analizzare. Inoltre, la competenza per la formazione professionale in Sicilia è suddivisa tra diversi assessorati a seconda del settore professionale o dei soggetti che ne usufruiscono, come i giovani, gli immigrati persone appartenenti alle fasce deboli, quindi a volte risulta difficile osservarne delle linee guida coerenti.

Io sono particolarmente preparato e interessato, data la mia formazione salesiana, alla formazione professionale in obbligo formativo. Posso esprimermi con cognizione di causa, tralascio tutte le altre filiere e mi concentro solo sulla formazione professionale iniziale. In premessa sottolineo il grande valore sociale che ha questo segmento della formazione perché forma i lavoratori e i cittadini di domani. Per raggiungere questo obiettivo gli enti di formazione devono avere una proposta formativa adeguata e qui casca l’asino! Ai vecchi enti di formazione professionale di ispirazione sindacale o religiosa, gli unici prima ammessi a svolgere tale servizio, si sono sostituiti enti, accreditati dalla Regione, che, per loro natura, svolgono quest’attività fortemente educativa con criteri esclusivamente imprenditoriali, riducendo la f.p. a un fatto meramente economico e finanziario.

Osservandola superficialmente sembra avanzare con fatica

Non vorrei essere frainteso: ogni attività deve avere attenzione all’aspetto economico e imprenditoriale ma in questo caso tenere conto solo dell’aspetto finanziario esclude l’aspetto educativo e formativo. In conclusione, posso affermare che gli attuali protagonisti sono interessati solo a ‘prendere’ finanziamenti senza interessarsi agli aspetti sociali e educativi del settore. La Regione, d’altra parte, non esercita compiutamente la sua funzione di indirizzo e controllo, limitandosi agli aspetti burocratici della vicenda. Ma non è assolutamente così! Sono aumentati i fondi a disposizione, ci sono più enti di formazione, anche se si sta consolidando un oligopolio di due, tre enti. In più sono sempre più gli allievi che scelgono questo percorso in alternativa alla scuola.

Cosa suggerisce di fare perché la formazione pubblica possa riacquistare il ruolo che le è proprio?

L’assessorato all’istruzione deve esercitare con più convinzione la sua funzione di indirizzo e controllo. Linee guida più coerenti con il significato sociale e formativo, controlli più attenti, accreditamento degli enti che tenga conto di servizi necessari con locali adeguati! Che non siano appartamenti, palestre, bensì laboratori professionali attrezzati. Fondamentali quelle risorse umane preparate con titoli di studio per l’accesso simili alla scuola. Ma ovviamente non è solo l’assessorato il colpevole. Infatti, bisogna sottolineare che ci sono altre responsabilità: bisogna sensibilizzare sull’aspetto fondamentale educativo della formazione professionale e da questa sensibilizzazione può passare solamente tramite il futuro della nostra società: In un futuro costellato di incertezze, le mancanze di oggi sono i danni di domani. Se non curiamo con attenzione i giovani lavoratori domani gli effetti potrebbero essere disastrosi.

Professore, lei, con il ruolo che svolge e l’esperienza acquisita, cosa consiglia, in particolare, agli enti di formazione professionale?

Agli enti chiedo di essere meno ‘prenditori’ di risorse pubbliche e più educatori.

I formatori, dall’opinione pubblica ma un po’ anche dal mondo della politica, sono visti come insegnanti di serie B; cosa si può fare per correggere questo giudizio?

Chi insegna nella formazione professionale lo fa con passione! E’ assolutamente errato considerarlo come un qualcosa di serie B anzi è da considerarsi quasi come la “coppa dei campioni”. Confermo questa affermazione alla luce di quasi 40 anni di esperienza. Chi sa insegnare ai ragazzi della formazione professionale può insegnare in qualsiasi ambito. Certo alcuni enti hanno fatto del reclutamento dei formatori oggetto di raccomandazioni politiche o altro, ma chi sceglie l’insegnamento nella formazione professionale con passione e competenza vi assicuro che è un super insegnante.

E alla politica siciliana, in particolare ai responsabili della formazione professionale, decisori e impiegati di ogni livello, cosa si sente di raccomandare?

Alla politica chiedo particolare attenzione soprattutto ai giovani che frequentano questi corsi e di trattarli come fossero i loro figli.

Quali mestieri dovrebbero essere formati oggi i giovani siciliani e quali sono le competenze professionali che l’organizzazione della Fp isolana può assicurare?

I corsi maggiormente gettonati sono nel settore benessere e ristorazione, sarebbe opportuno educare le famiglie ad orientare le scelte verso professioni egualmente richieste quali idraulici, elettricisti, operatori agricoli, operatori meccanici. Sembrerebbe quasi che oggi invece l’offerta formativa si ferma a parrucchieri ed estetisti.

Sicilia / La formazione professionale ERIS

Dal 1992 l’Associazione ERIS, di cui Cauchi è direttore didattico, si occupa di formazione, lavoro, sicurezza e socialità. Offre ai propri allievi un ambiente di crescita culturale, di socializzazione e di orientamento scolastico/professionale ai massimi livelli. E’ importante anche la scelta di aprire una sede corsuale a Librino. Il tutto risponde all’esigenza civica di arginare il fenomeno della dispersione scolastica e di garantire ai giovani in obbligo scolastico una formazione professionale di qualità nel loro quartiere. L’associazione ERIS ha un obiettivo: quello di essere presenti nella vita degli allievi non soltanto in aula, dove si costruiscono le solide basi professionali, ma anche nella quotidianità di ogni giorno. Così da poter parlare, non tanto di formatori, quanto di maestri di vita!

                                                                                                   Giorgia Fichera

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