La formica di fuoco è una specie sudamericana altamente invasiva che, arrivata in Sicilia, sta causando danni all’agricoltura e non solo. Uno studio degli atenei universitari di Parma e Catania, avviato insieme all’Istituto di Biologia di Barcellona, si è focalizzato sulla Solenopsis Invicta, specie di formica alloctona. Volgarmente chiamata “formica di fuoco” o “formica guerriera”, si trova all’interno dell’elenco delle 100 specie più invasive del mondo dall’Unione internazionale per la conservazione della natura. Questo insetto, che scava i suoi formicai creando ingenti danni alle radici – ma anche ai frutti e agli steli – di intere colture, è arrivato anche in Sicilia, stanziandosi soprattutto nell’area siracusana, forse per via dell’attiguo porto mercantile di Augusta.
L’arrivo della formica di fuoco in Sicilia e i danni all’agricoltura / Caratteristiche della specie
Solenopsis invicta è un imenottero facente parte della famiglia delle Formicidae, originario del Sudamerica. Misura dai 2 ai 4 millimetri di lunghezza e ha un colore bruno-rossastro. E’ dotata di pungiglione che può causare un dolore simile alla sensazione di un fuoco sottocutaneo (da qui nasce il loro nome). Le Solenopsis invicta, se presenti fortemente nell’ecosistema, causano una riduzione della diversità biologica, a causa del loro agire predatorio scarsamente selettivo. Possono ferire anche gli animali da allevamento con le loro punture e danneggiare addirittura le reti elettriche e di telecomunicazioni.
L’arrivo della formica di fuoco in Sicilia e i danni all’agricoltura / Le indagini
La ricerca ha individuato 88 nidi estesi per 4,7 ettari nel corso dell’inverno 2022/2023 in Sicilia (Italia), in prossimità di Siracusa. La popolazione residente ha reso noto di aver subito frequenti punture dal 2019 in avanti. L’indagine dovrebbe estendersi su un’area più vasta, anche per intercettare l’ancora sconosciuto sito di introduzione della specie. Un supporto a questo tema di studio arriva dalla Fondazione “la Caixa”, da una borsa di studio Beatriu de Pinós, sovvenzionata dal governo catalano e dal progetto UE COFUND, e dalla Secretaria d’Universitats i Recerca, Departament de Recerca i Universitats, Generalitat de Catalunya.
Maria Maddalena La Ferla