La fortezza. “Oggi – ha affermato il porporato ai giovani presenti – la cultura generale fa sì che non si creino, o tendano a non crearsi, delle personalità forti, ma ripiegate, flessibili, facilmente e rapidamente rattristate dalle difficoltà, dai conflitti, dagli insuccessi, dalle contraddizioni”, personalità “facilmente scoraggiabili, con la tendenza a fuggire dalle difficoltà, non a resistere, a cambiare situazioni, sperando che nelle altre situazioni non ci siano difficoltà, non ci siano sconfitte”. Ma questo, ha aggiunto, è “un inganno”. Infatti, “la cultura di oggi, che predica l’efficienza, il successo, la bellezza e l’apparenza, crea delle personalità fragili, incapaci di resistere dentro alle contraddizioni, alle difficoltà, agli insuccessi, alle delusioni della vita”. Ma Giovanni Paolo II “ha mostrato di essere forte”. E la fortezza, ha aggiunto, “è dono di Dio, ma è anche lavoro su sé stessi, giorno dopo giorno, perché Dio aiuta con la grazia, ma non sostituisce la libertà di ciascuno, non sostituisce il nostro lavoro”. Per questo il cardinale ha esortato i giovani ad avere “la fortezza dell’anima per stare dentro a situazioni difficili e non fuggire attraverso le droghe, l’alcool, il sesso idolatrato e compulsivo o altro”.
La fedeltà. “Giovanni Paolo II – ha proseguito il cardinale – è stato dentro alle situazioni difficili non si è stancato nel fare il bene”. “Non stancatevi nel fare il bene – ha esortato il cardinale rivolgendosi ai ragazzi – perché Dio non si stanca di fare il bene a noi e la fedeltà – ha aggiunto citando Marcel – è la cifra di Dio”. Infatti, “quando noi, nell’esperienza umana, incontriamo la fedeltà delle persone nel fare il bene, quello è il segno che Dio esiste. Perché la fedeltà è segno dell’eternità mentre noi siamo, tendenzialmente, discontinui”. Giovanni Paolo II, ha spiegato ancora il cardinale Bagnasco, “ha continuato a fare il bene anche quando non era capito, non era compreso, era criticato ed era osteggiato: da fuori e, forse, da dentro”.
La magnanimità. La terza virtù ricordata dal cardinale è la magnanimità, “la larghezza e l’ampiezza del cuore”. Per questo ha invitato a non “ragionare e vedere le cose in modo piccino, mediocre, angusto”, un modo “che ci fa essere mediocri, una visione ristretta della vita, del proprio destino, della propria vocazione, che ci fa essere dei piccoli contabili dell’anima perché questo ci rende meschini e infelici”. Ha quindi ricordato “l’ampiezza di Giovanni Paolo II che qualunque cosa dicesse ai giovani, anche le parole più semplici, nascevano dal suo vivere di fronte al mondo, non solo perché lo aveva visitato, ma perché viveva di fronte a Dio”. Infatti, “vivere di fronte a Dio, ci rende gli orizzonti grandi, ci fa vincere gli assalti continui delle nostre meschinità e piccinerie”.
Verso la Gmg di Madrid. Il porporato ha quindi fatto un accenno alla prossima Giornata mondiale della gioventù, definendola “un’esperienza eccezionale di un grande impatto emotivo, di un grande entusiasmo, che ricarica l’anima”. La Gmg, ha spiegato, è “un’esperienza eccezionale, che merita di essere fatta e rivissuta, ma se quell’esperienza non vi aiuta a vivere con magnanimità le cose piccole di tutti i giorni, i doveri quotidiani, quell’esperienza non vi avrà penetrato, non vi sarete lasciati penetrare perché l’anima sarà rimasta piccola”.
Benedetto XVI e la Settimana Santa. Un passaggio del suo discorso il porporato lo ha dedicato al compleanno di Benedetto XVI invitando i presenti a “stringerci spiritualmente intorno a lui”. Il Papa, ha affermato, “ha il coraggio di entrare in tutte le questioni più spinose con candore disarmato, con una parola mite e chiara, forte soltanto della verità”. “È un uomo che vive di Dio e – ha proseguito – vivendo di Dio, entra nelle questioni difficili con candore perché si fida, non di sé stesso, ma di Dio e ne sopporta le conseguenze, con fortezza, temperanza e larghezza di cuore”.
Infine il cardinale Bagnasco ha ricordato l’inizio della Settimana Santa “dove riviviamo i misteri più grandi della nostra salvezza” invitando a “vivere bene questa settimana, cuore della nostra salvezza”. Ha dato anche alcune indicazioni pratiche: “Una buona confessione, non generica, chiacchierona, o astratta; una visita in chiesa, in tutti i giorni della Settimana, a Gesù Eucaristia” e l’invito a partecipare alla celebrazione del giovedì mattina, “festa del sacerdozio”, in cattedrale per “festeggiare con i sacerdoti e il vescovo il dono del sacerdozio”.
SIR