Le famiglie sono strategiche per la società italiana. Per uscire dalla crisi non è possibile lasciarle in disparte rispetto a un progetto politico e tanto meno relegarle ai margini della costruzione di una visione per il futuro.
Quando si avvicinano le elezioni appare legittimo chiedersi di quale opinione siano coloro che si candidano a governare il Paese per i prossimi cinque anni. Quest’obiettivo si propone il Forum delle famiglie con la sua piattaforma valoriale e operativa: “Più famiglia oggi, più Italia domani”.
Ci sono alcuni indicatori strutturali che mostrano come le famiglie siano una risorsa fondamentale per rispondere alla crisi, e stiano giocando un ruolo da protagoniste.
Da una parte, alcuni dati demografici ci dicono che è necessario invertire il trend dell’invecchiamento della popolazione. Il nostro tasso di fecondità è fermo da anni attorno all’1,4 figli per donna, il più basso d’Europa. Senza interventi specifici, sulle spalle delle nuove generazioni graveranno le spese delle politiche sociali dovute al numero crescente di anziani non attivi.
D’altra parte, ci sono le reti di solidarietà tra le generazioni. Poi sono le famiglie, soprattutto le donne nelle famiglie, che si fanno carico dell’assistenza dei minori e degli anziani. Solo che l’impegno è crescente. La fascia d’età centrale della popolazione, quella produttiva, si ritrova con uno o due figli ancora a casa e uno o due genitori, magari anche non autonomi, da assistere. Inoltre, a differenza delle generazioni precedenti, ci sono meno fratelli o sorelle e meno cognati con i quali condividere l’impegno. Si aggiunga, poi, che in Europa l’assistenza è sempre più delegata alle famiglie per sollevare le casse delle amministrazioni pubbliche dai costi delle politiche sociali.
Infine, ci sono le difficoltà economiche. In Italia stanno aumentando i nuclei familiari più poveri e cresce il divario prodotto dalle disuguaglianze sociali, come denunciano le analisi della Banca d’Italia. Molto dipende dal lavoro. Non sono, infatti, presenti in Italia idonee misure di conciliazione famiglia-lavoro. Sempre più spesso s’incontrano famiglie mono-reddito dove la donna rinuncia a cercare un’occupazione perché le si riconosce una remunerazione insufficiente a coprire le spese per baby sitter o collaboratori domestici. Per non parlare dei lavori che richiedono un impegno temporale troppo pressante. Di qui la necessità dell’estensione del part-time non solo al lavoro femminile, ma anche a quello maschile, al fine di favorire le attività di cura.
Il Forum delle famiglie invita, dunque ad aderire a sette “sì” alla famiglia:
– sì alla cittadinanza della famiglia, per investire su chi genera capitale umano e sociale per il Paese;
– sì alla centralità della famiglia, per cercare un’equità fiscale e valutare l’impatto delle politiche sui nuclei familiari;
– sì al sostegno alla vita, alla natalità, alle famiglie giovani, per invertire il trend della denatalità nel nostro Paese;
– sì allo sviluppo, per investire sul lavoro in armonia con le responsabilità di cura e delle relazioni;
– sì a un Paese sussidiario, per un sistema di welfare che coinvolga le realtà del territorio;
– sì alla libertà di educare, perché ogni famiglia possa godere di un’alta qualità dell’offerta formativa per i propri figli sia nelle scuole statali che paritarie;
– sì a un’Europa che riconosce e promuove la famiglia, per sostenere una rete delle associazioni familiari europea e per favorire la consapevolezza che la famiglia è un soggetto di cittadinanza attiva.
Andrea Casavecchia