Forum Greenaccord: il punto sull’ambiente e l’uomo

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Si è svolto a giugno l’ottavo Forum organizzato dall’associazione Greenaccord Onlus, con la collaborazione di FISC e UCSI. Per il quarto anno consecutivo, è stata la graziosa cornice di Pistoia ad ospitare il Forum, cui tema di quest’anno sono stati “Le relazioni e lo spazio dell’uomo nel creato e nel contesto economico e sociale”. Attraverso gli spunti di venti relazioni, 70 giornalisti di testate nazionali, esperti del mondo accademico, ecclesiale, imprenditoriale e del Terzo settore si sono confrontati non solo sullo “spazio” dell’uomo nell’ambiente e nell’organizzazione sociale ed economica, ma anche sullo spazio “virtuale” e su quello “astronomico”, nell’ambizioso tentativo di proporre soluzioni per un corretto rapporto tra uomo e risorse naturali, per la gestione sostenibile del territorio, delle aree comuni e delle soluzioni abitative, incentrato sul rispetto per la natura.

Nell’occasione, l’Informazione cattolica ha voluto celebrare il 120° anniversario della nascita di Giovanni Michelucci, grande architetto pistoiese, protagonista assoluto della storia dell’architettura italiana del Novecento. Sue alcune opere molto note in Toscana e nel resto d’Italia: dalla stazione ferroviaria Santa Maria Novella di Firenze (1932), alla Chiesa dell’Autostrada del Sole, passando per il Palazzo del Governo di Arezzo del 1936 e il fiorentino Ponte alle Grazie del 1954. “Punto di forza di Michelucci – ha ricordato Alessandro Suppressa, architetto e membro del Comitato scientifico della Fondazione Giovanni Michelucci di Fiesole – è stato quello di non andare dietro agli stili di volta in volta affermatisi, anche se questo gli ha creato non pochi problemi con i critici, perché le sue opere sfuggivano a una collocazione precisa. Ogni volta si è fatto invece carico di adeguare le proprie opere alle potenzialità dei luoghi in cui andavano collocate e alle esigenze delle persone”. Lo spazio da costruire, lo spazio da difendere.

La mattinata di lavori del secondo giorno del Forum è stata incentrata sulla bioedilizia e sulle forme più avanzate di gestione del territorio, che consentono di conciliare politiche urbanistiche sostenibili con la tutela delle risorse naturali. Professionisti con competenze differenti hanno concordato quanto lo spazio antropizzato, non infinitamente consumabile, richieda necessariamente di sviluppare strumenti che rendano compatibile la presenza umana con lo spazio ambientale circostante, riqualificando i centri urbani, risparmiando le aree ancora non antropizzate ed esaltando i luoghi che possano inoltre incrementare gli spazi sociali ad uso collettivo. Proprio il presidente dell’ Associazione costruttori edili Toscana, Alberto Ricci, ha sottolineato come “occorra fermare la spinta cementificatrice senza criterio né fili conduttori” che caratterizza ormai l’Italia da vari decenni. “Per fare vera riqualificazione non si deve intervenire su edifici singoli, ma su interi quartieri, come da tempo si fa negli altri Paesi europei”, ha spiegato. Per farlo, serve la presenza di “committenze informate e maestranze qualificate, senza le quali un cambio di rotta è difficilmente avviabile”. Per avviarsi effettivamente sulla via del costruire sostenibile è necessario anche abbandonare un’idea di architettura basata più sul nome dell’architetto che sulla sua compatibilità con l’ambiente.

“L’architettura da archistar è spesso sinonimo di aggressione dei luoghi, di spersonalizzazione dello spazio, di oggetto che trasuda l’ego di chi l’ha pensato ma trascura invece il collegamento con l’ambiente in cui è inserito e le necessità della popolazione che deve vivere quell’oggetto urbano”, ha osservato Dora Francese, docente di Tecnologie dell’Architettura all’università Federico II di Napoli. “Dobbiamo invece diffondere un ritorno all’architettura naturale, che ritrovi il legame forte con il “genius loci”, il colloquio con la natura, che sappia ridurre il proprio impatto sugli ecosistemi e la propria impronta ecologica. L’architettura deve avere grande attenzione alle esigenze dell’utenza, senza mai dimenticare gli aspetti sociali e psicologici connessi con gli spazi urbani. Il valore di un oggetto architettonico è nella sua capacità di creare una relazione con la popolazione e i luoghi in cui entra in relazione”. Tutelare uno spazio sociale tuttavia non significa solo costruire bene. Impegno prioritario dev’essere quello di gestire in modo sostenibile un territorio, evitando sprechi e consumi inutili.

“Nell’ultimo mezzo secolo, l’uomo ha modificato gli ecosistemi più rapidamente e più profondamente che in qualsiasi altro periodo passato”, ha spiegato Marco Marchetti, agronomo e direttore del Dipartimento di Scienze e Tecnologie per l’Ambiente e il Territorio dell’università del Molise. “Eppure acqua, legno, altre risorse naturali sono essenziali per il benessere collettivo e il loro valore, anche economico, viene ormai riconosciuto in ambito scientifico, sociale e da parte dell’amministrazione. Una condizione essenziale, questa, perché si attivino politiche in favore della conservazione della biodiversità e dei servizi eco sistemici assicurati dagli habitat naturali. Ecco perché servono strumenti di pianificazione che considerino le potenzialità del territorio, le esigenze delle popolazioni che lo abitano, per definire le linee di indirizzo di gestione”. Tanto atteso quanto apprezzato il contributo del professor Stefano Zamagni, economista presidente dell’Agenzia per le Onlus e consulente di Papa Benedetto XVI nella redazione dell’enciclica sociale Caritas in Veritate.

“Aver finalmente compreso che la questione ecologica non può essere separata dalla questione sociale è forse la più grande conquista degli ultimi anni – ha dichiarato. Oggi sappiamo che la minaccia più grande all’equilibrio ecologico dipende dalla disparità nella distribuzione del reddito tra Paesi e tra i diversi gruppi sociali all’interno di ogni Stato. È una novità cruciale della quale non si è ancora compresa la portata”. Il cambiamento di percezione coinvolge in primo luogo i fedeli e le gerarchie ecclesiastiche, come ha dimostrato il recente appello del Papa. “I fedeli stanno ritrovando l’equilibrio nel rapporto con la natura, sacrificato negli ultimi decenni sull’altare del consumismo. Stanno riscoprendo che ecologia, economia ed etica hanno tutte la stessa radice: la parola «casa». E stanno comprendendo che l’idea, diffusa dopo l’avvento della 3° rivoluzione industriale, in base alla quale la natura non pone limiti e l’uomo è invincibile, era solo una pietosa illusione”. Da qui, l’appello dell’economista ad un cambio di paradigma economico, in primis tra i cattolici.

“I credenti devono spiegare il concetto di bene comune, già insito da secoli nella dottrina sociale della Chiesa, che non va confuso con bene collettivo. Nel bene comune, il mio benessere dev’essere compatibile con l’interesse dell’altro. Nella logica del bene comune, tutti devono guadagnarci. Mentre, invece, si è diffusa l’idea che il bene comune si ottiene solo se io annullo me stesso per avvantaggiare l’altro. Se questo concetto viene spiegato e testimoniato dai cristiani con la prassi, noto che, anche chi proviene da matrici culturali diverse, percepisce che questa può essere una via d’uscita credibile dal vicolo cieco in cui si trovano oggi i sistemi economici e le società occidentali”.

LA SOSTENIBILITA’ CREA PROFITTI: TRE CASI AZIENDALI. L’ultima giornata del Forum è stata caratterizzata dall’illustrazione di tre esperienze concrete di aziende che hanno aumentato i profitti orientando di fatto l’attività produttiva verso binari di sostenibilità. Il primo esempio virtuoso racconta delle attività di Solarraum, uno studio alteatesino di architetti specializzatosi negli ultimi anni, da Pescara a Riga, nella progettazione, costruzione e ristrutturazione di abitazioni secondo i canoni di Casaclima: “tutti gli edifici, con interventi più o meno radicali, possono essere ristrutturati per ridurne l’impatto ambientale e tagliarne drasticamente le emissioni nocive e aumentarne i risparmi economici”, spiega l’architetto Oscar Stuffer. Un piccolo esempio: la ristrutturazione di una casa parrocchiale di Castelrotto (Bolzano), edificata nel 1964, ha permesso all’edificio di passare da un consumo di 218 Kw/h (Classe G) a 29 Kw/h (Classe A) con un risparmio dell’87%. Per i proprietari, considerando anche gli incentivi fiscali applicati agli interventi, la scelta ha prodotto un aumento di valore dell’edificio che ammortizzerà rapidamente i soldi spesi. Ma forse l’aspetto meno indagato è quello legato ai vantaggi per le imprese che scelgono questa strada: “il nostro studio, anche in questi tempi di crisi, continua a lavorare e abbiamo mantenuto il numero di committenze. Altri, che non si sono aggiornati, hanno dovuto tagliare il numero di collaboratori e le remunerazioni degli stipendi”. A Roma e nel Lazio opera invece il Consorzio Marte Euroservice. Nato come azienda di consegne di elettrodomestici per i grandi gruppi della distribuzione organizzata (Euronics, Mediaworld, Trony), dal 2004 si è anche specializzato nel ritiro dell’usato nelle case dei privati cittadini, dietro rilascio ai clienti del Formulario d’identificazione del rifiuto. Il servizio è stato poi esteso, nel 2006, ai rifiuti ingombranti presso le utenze commerciali. L’attività, dal novembre 2004, ha permesso di effettuare 250mila ritiri, prelevando oltre 40mila tonnellate si rifiuti, che così sono stati inviati in impianti di riciclo e recuperati nel ciclo produttivo come materie prime seconde.

A metà 2007, il consorzio ha inoltre ottenuto dalla Regione Lazio l’autorizzazione a trattare e stoccare i rifiuti derivanti dalla rottamazione di macchinari obsoleti: un passaggio che ha reso l’impianto unico nel suo genere all’interno del Comune di Roma, in grado di trattare ogni anno 60mila tonnellate di rifiuti ogni anno. Il Consorzio è così diventato uno dei pochi a garantire la copertura dell’intero ciclo produttivo: dal produttore al consumatore per la distribuzione dei prodotti nuovi. Dal consumatore al produttore, per il ritiro dell’usato e la rivendita delle materie prime derivanti dalle operazioni di smaltimento. “Dal punto di vista economico, questa impostazione ha garantito alla nostra azienda un raddoppio del fatturato, nonostante questa fase di crisi economica – spiega Vanni Pecchioli, vicepresidente del Consorzio Marte Euroservice – è ci ha permesso di aumentare del 40% il personale, con particolare attenzione alle categorie svantaggiate. Se ci fossimo limitati a mantenere le attività iniziali di distribuzione, avremmo invece avuto difficoltà anche a mantenere i livelli occupazionali a causa della concorrenza nazionale e a causa della centralizzazione delle attività di distribuzione. Senza considerare che siamo riusciti nell’obiettivo di ridurre una serie di comportamenti dissennati e molti sprechi”.

Il terzo ed ultimo caso, InterfaceFlor, leader mondiale nella produzione di pavimentazioni tessili (il 35% del mercato globale, il 45% di quello italiano), arriva dagli USA. La sua strategia aziendale ha portato a realizzare prodotti ottenuti con il 70% di materiali riciclati e di vecchie moquettes arrivate a fine vita: ha significato una riduzione del 71% delle emissioni di gas nell’atmosfera, dell’82% il consumo di acqua e del 44% del consumo di energia nelle proprie fabbriche. Dal punto di vista economico, ha comportato un risparmio di 438 milioni grazie ai costi di scarto evitati nel processo industriale. “Siamo la dimostrazione evidente che la sostenibilità non è un costo ma un driver di sviluppo, che permette di acquisire un vantaggio competitivo rispetto alla concorrenza” ha spiegato Filippo Giovanni Saba, country manager per l’Italia di InterfaceFlor. “Se non avessimo investito in innovazione, non avremmo raggiunto performance economiche altrettanto brillanti. In più, ormai tutto il mondo ci conosce per la nostra scelta e la nostra immagine è migliorata enormemente. Il che si è tradotto in più vendite”. I risultati economici potrebbero essere ancora più positivi se l’Italia e l’Europa decidessero di utilizzare la leva fiscale per incentivare produzioni di questo tipo.

“Sarebbe uno strumento ottimo perché renderebbe più conveniente produrre da materiali riciclati e scoraggerebbe il conferimento degli scarti in discarica”, prosegue Saba. “Altrettanto utile è la diffusione di schemi di certificazione dell’edilizia sostenibile che valutano positivamente l’uso di prodotti a basso impatto nella costruzione di nuovi edifici”. Importanti saluti e conclusioni “E infine saluto i giornalisti riuniti a Pistoia per il Forum dell’Informazione cattolica sul tema «Lo spazio comune dell’Uomo nel Creato, cui va il mio incoraggiamento”: i pubblici saluti di papa Benedetto XVI hanno rappresentato la degna conclusione del Forum. La relazione conclusiva di Andrea Masullo, presidente del Comitato scientifico di Greenaccord Onlus, ha rappresentato l’ultimo atto dei tre giorni di lavori: “la città moderna – ha osservato Masullo – ha sradicato le reti di relazione, privilegiando la funzionalità operativa. L’automobile ha preso il posto degli esseri umani come punto di riferimento. Le città sono diventati spazi riempiti di cose senza un vero progetto. Una rottura insensata rispetto alla filosofia passata che ha accompagnato la nascita dei Comuni italiani”.

“La sfida dell’informazione cattolica per gli anni futuri – ha incalzato Alfonso Cauteruccio, presidente dell’associazione Greenaccord Onlus – sarà quella di spiegare ai cittadini, soprattutto ai credenti che l’uomo non può più vivere in conflitto con il Creato, come ha ricordato papa Benedetto XVI pochi giorni fa. Gli uomini di fede per primi sono chiamati ad adottare stili di vita sostenibili e a farsi promotori e animatori di una conversione ecologica che porti l’uomo a riconoscere l’immagine di Dio nei fratelli ed in tutte le forme di vita che accompagnano la nostra esistenza terrena. Gesti concreti utili a combattere l’avidità – ha concluso – e le ingiustizie sociali che sono alla base della questione ambientale”.

Mario Agostino