Il Papa, nella sua veste di uomo di fede e di pastore, fa tappa il 25 novembre 2014 a Strasburgo. Nelle sedi del Parlamento europeo e del Consiglio d’Europa tiene due discorsi di estrema efficacia comunicativa che riescono a coniugare una doppia prospettiva: la concretezza della politica e la visione alta del progetto europeo. Complici Platone e Aristotele.
“Dare speranza all’Europa non significa solo riconoscere la centralità della persona umana, ma implica anche favorirne le doti. Si tratta perciò di investire su di essa e sugli ambiti in cui i suoi talenti si formano e portano frutto”. È Jorge Mario Bergoglio che riflette ad alta voce sul futuro di un’Europa “invecchiata” e “nonna”, “spesso ferita”, “pessimista”, cui però intende portare “un messaggio di speranza e di incoraggiamento”. Nel periodo di maggior pressione sul Vecchio Continente e sulle istituzioni dell’Ue a causa del caso-Grecia e del nodo-migrazioni, Papa Francesco, nella sua veste di uomo di fede e di pastore fa tappa il 25 novembre 2014 a Strasburgo.
Nelle sedi del Parlamento europeo e del Consiglio d’Europa tiene due discorsi di estrema efficacia comunicativa che riescono a coniugare una doppia prospettiva: la concretezza della politica e la visione alta del progetto europeo. Così come fanno – è lui stesso a ricordarlo – Platone e Aristotele al centro del dipinto “La scuola di Atene” conservato in Vaticano. “Il primo – spiega – con il dito che punta verso l’alto, verso il mondo delle idee, potremmo dire verso il cielo; il secondo tende la mano in avanti, verso chi guarda, verso la terra, la realtà concreta. Mi pare un’immagine che ben descrive l’Europa e la sua storia, fatta del continuo incontro tra cielo e terra, dove il cielo indica l’apertura al trascendente, a Dio, che ha da sempre contraddistinto l’uomo europeo, e la terra rappresenta la sua capacità pratica e concreta di affrontare le situazioni e i problemi”.
Nel suo intervento il Papa pare, dunque, indicare all’Ue la necessità – pur senza staccarsi dalla stretta attualità, con gli aspetti controversi e problematici che essa pone – di guardare “oltre”, individuando quegli ambiti sui quali investire proprio per costruire un futuro differente, più “umano”, più “giusto”, in cui la speranza assuma la forma di promesse mantenute, di diritti rispettati, di progetti realizzati.
Quali questi ambiti? Il primo, dice il Pontefice davanti agli eurodeputati, “è sicuramente quello dell’educazione”, a partire “dalla famiglia, cellula fondamentale ed elemento prezioso di ogni società. La famiglia unita, fertile e indissolubile porta con sé gli elementi fondamentali per dare speranza al futuro. Senza tale solidità si finisce per costruire sulla sabbia, con gravi conseguenze sociali”. Accanto alla famiglia – secondo “ambito” – “vi sono le istituzioni educative: scuole e università. L’educazione non può limitarsi a fornire un insieme di conoscenze tecniche, bensì deve favorire il più complesso processo di crescita della persona umana nella sua totalità”.
Il Papa prosegue il suo elenco ragionato. L’Europa “è sempre stata in prima linea in un lodevole impegno a favore dell’ecologia. Questa nostra terra ha infatti bisogno di continue cure e attenzioni e ciascuno ha una personale responsabilità nel custodire il creato, prezioso dono che Dio ha messo nelle mani degli uomini”. Ma “rispettare l’ambiente significa però non solo limitarsi ad evitare di deturparlo, ma anche di utilizzarlo per il bene”. Temi, questi, poi ampiamente ripresi nella recente enciclica “Laudato si’”.
E poi c’è il lavoro, perché “è tempo di favorire le politiche di occupazione, ma soprattutto è necessario ridare dignità al lavoro, garantendo adeguate condizioni per il suo svolgimento”. Ancora: occorre “affrontare insieme la questione migratoria. Non si può tollerare che il Mar Mediterraneo diventi un grande cimitero. Sui barconi che giungono sulle coste europee ci sono uomini e donne che necessitano di accoglienza e di aiuto. […] L’Europa sarà in grado di far fronte alle problematiche connesse all’immigrazione se saprà proporre con chiarezza la propria identità culturale e mettere in atto legislazioni adeguate che sappiano allo stesso tempo tutelare i diritti dei cittadini europei e garantire l’accoglienza dei migranti”.
Alla luce delle cronache degli ultimi mesi, una rilettura serena e approfondita dei discorsi di Strasburgo aiuterebbe a illuminare il faticoso tragitto che l’Europa sta compiendo. A conferma della lungimiranza del “sogno” dei Padri fondatori, “i quali desideravano un futuro basato sulla capacità di lavorare insieme per superare le divisioni e per favorire la pace e la comunione fra tutti i popoli del continente”. Un sogno politico, complesso e ambizioso, attuale, che può ancora diventare realtà.
Gianni Borsa