Fratel Egidio Ridolfo, una vita nascosta in Gesù e Maria

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frateFratel Egidio era nato a Caltagirone (CT) il 27 giugno 1951 da Antonino Ridolfo e da Matilde Morretta. Al fonte battesimale gli erano stati imposti i nomi di Ignazio (come si chiamava il nonno paterno) Walter ed Egidio, ma lo si sarebbe chiamato sempre col nome di Egidio.

La mamma gli aveva trasmesso una fede profonda e il sorriso pur in una lunga malattia; il papà l’assiduità al lavoro, l’ordine, la perfezione, la rettitudine,  una profonda pietà. Visse dall’infanzia fino ai primi anni di Università a Caltanissetta dove il papà lavorava come archivista al Provveditorato agli Studi. A Egidio i genitori diedero una sorella, Adalgisa. Una parte del periodo estivo i Ridolfo la trascorrevano a Caltagirone presso la famiglia materna, con la nonna, gli zii e i cugini Giuseppina, Salvatore, Maria Grazia ed Elio Monteleone.

A Caltanissetta conseguì la Maturità classica. Quindi si scrisse alla Facoltà di Lettere e Filosofia all’Università degli Studi    di Catania. In questo periodo il cugino Elio lasciò la famiglia per consacrarsi al Signore nell’Ordine Domenicano. Studente universitario, Egidio cominciò a frequentare a Caltanissetta la Chiesa detta “del Collegio” dei Padri Gesuiti. In questi anni maturò la vocazione a consacrarsi al Signore nella Compagnia di Gesù. Nell’età matura riterrà provvidenziale il suo nome di Ignazio e la sua vocazione di seguace di sant’Ignazio.

Il 22 ottobre 1973 Fratel Egidio entrò nella Compagnia di Gesù e compì due anni di noviziato a Ciampino (Roma). Quindi studiò per due anni Filosofia alla Pontificia Università Gregoriana. Compì l’anno di “magistero” a Ragusa. In quest’anno maturò la decisione di passare dallo stato di Scolastico a quello di Fratello: decisione confermata dal Preposito Generale Padre Pedro Arrupe il 22 giugno 1981. La sua scelta fu come lui stesso la definiva “una vocazione nella vocazione”: Fratel Egidio infatti era una persona umile e amava vivere nel nascondimento.

Ridolfo con don Giuseppe Samà ed Elisabetta Nardi

Dopo aver trascorso tre anni a Catania, nella parrocchia del Crocefisso dei Miracoli, Fratel Egidio venne inviato a Roma nella Parrocchia di San Saba per collaborare nella catechesi e per frequentare un corso pluriennale di Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana. Quindi fu assegnato alla Casa Professa di Palermo per collaborare alla Radio diocesana “Radio Voce Nostra”, alla Rivista “Ai nostri amici” e fu prefetto di musica nella chiesa. Nel 1987, dopo aver frequentato un corso di amministrazione economica presso il centro San Fedele di Milano, venne inviato nella Comunità del Gesù Nuovo di Napoli e qui vi rimarrà quasi ininterrottamente fino alla morte. Nel 1988-89, a Grottaglie, compì il Terz’anno di probazione. Il 12 marzo 1991 emise gli ultimi voti nella Papale Basilica di San Paolo fuori le Mura a Roma.

Fratel Egidio si acclimatò lentamente alla nuova comunità, fino ad appassionarsi ad essa, alla sua chiesa, a San Giuseppe Moscati, a Napoli… Napoli era diventata per lui una sorta di calamita, non riusciva proprio ad allontanarsene! Qui perfezionava la via del servizio alla Chiesa, alla Compagnia, alle anime… sotto molteplici forme: la distribuzione della posta in comunità, il servizio nell’economato, la direzione del sito internet “Gesù Nuovo e San Giuseppe Moscati”, il suono dell’organo per accompagnare i canti nella Chiesa, la tessitura di una rete di conoscenze e amicizie in cui protagonisti erano il Signore, la Vergine SS.ma, gli angeli e i Santi: San Giuseppe Moscati, Santa Teresa di Lisieux, ecc.

Fr. Egidio con Giuseppe Bortone sj

Il buon Dio lo chiamò a percorrere la via del dolore: fu colpito dal terribile male al fegato. Per tutto il decorso della sua

malattia si era affidato alla Madonna di Loreto e le aveva richiesto anche la grazia della guarigione. Sebbene la guarigione non fosse mai arrivata, si può ben dire che tutti gli undici anni della malattia di Fratel Egidio siano stati segnati da uno stato di grazia particolare. Primo fra tutti la forza che egli ebbe nell’affrontare  i numerosi interventi, le trasferte all’ISMETT di Palermo, i verdetti infausti, le privazioni alimentari di ogni genere, i continui dolori e la debolezza e lentezza nei movimenti. La malattia non compromise mai la sua serenità, anzi nei suoi occhi albergava una luce che trasmetteva un’infinita dolcezza a chi lo incontrava.

Finalmente visse in un intimo nascondimento la via della pace e della santità.

Fratel Egidio parlava della sua malattia come se essa fosse appartenuta ad un’altra persona, tanto era il distacco con cui la trattava. Era molto dispiaciuto quando il male lo teneva lontano dal suo lavoro, quindi cercava sempre di vincere il dolore o la debolezza cronica, recandosi con molto sforzo ad eseguire le sue mansioni ordinarie.

Ridolfo insieme a don Giuseppe Samà

I confratelli tutti gli hanno voluto bene; lui aveva una affinità spirituale   con Padre Giuseppe Samà, con cui condivideva molte esperienze spirituali, come gli esercizi spirituali,  la devozione a Santa Teresa di Lisieux e a San Giuseppe Moscati e l’aiuto ai poveri.

Bellissime erano le mail che Fratel Egidio inviava ai sofferenti nel fisico e nell’anima, ai dubbiosi a coloro che erano in ricerca. Leggere quegli scritti faceva vibrare il cuore.  Egli trattava ogni argomento, che gli veniva proposto, facendo sentire sempre viva la presenza di Gesù e di Maria nella vita di coloro che a lui ricorrevano.

Essendo un grande conoscitore della vita di Moscati, coglieva ogni possibile richiamo a mettere in relazione la vita del santo, con quella della persona che gli scriveva. Faceva sempre sentire viva ed operante la presenza del santo. Spesso nelle email citava anche le sue sante preferite ossia le giovani ragazze che avevano dato la vita per salvare la loro verginità: prima fra tutti la marchigiana Santa Maria Goretti e poi la barese Santa Scorese, della quale è in corso la causa di beatificazione,  che divenne per Fratel Egidio un fortissimo legame che dalla terra raggiungeva il cielo, in quanto egli ebbe la possibilità di conoscere i genitori della ragazza e la sorella e tramite loro, approfondì direttamente la spiritualità che aveva animato questa giovane fino al martirio.

Con Adua Marinozzi
Fr. Egidio con Adua Marinozzi

Altre sante che Fratel Egidio apprezzava molto e di cui amava leggere gli scritti erano Edith Stein e la Ven. Maria Teresa Gonzalez-Quevedo, detta Teresita.

Bellissimo fu il rapporto che Fratel Egidio ebbe con la sua collaboratrice Sonia Andreoli, malata anche lei di tumore, insieme condivisero per sette anni l’uno la malattia dell’altro, insieme si sostenevano vicendevolmente, insieme si dedicavano al lavoro cercando ogni giorno di recuperare quegli spazi che la malattia toglieva loro. Quando il male si fece più incalzante e Sonia dovette rinunciare ad andare al lavoro, Fratel Egidio ogni giorno, insieme ad un suo confratello, le telefonava per recitare insieme l’ufficio dell’Immacolata di san Bonaventura.

Sonia morì il giorno dell’onomastico di Fratel Egidio, ossia il 1° settembre 2012.

Con Gabriella Sbattella e Giuseppe Bortone sj
Con Gabriella Sbattella e Giuseppe Bortone sj

Un’infermiera in servizio al Gesù Nuovo che assistette Fratel Egidio nel momento del trapasso, visto che verso le due il paziente era molto sofferente, gli disse: “Fratel Egidio, si ricorda la prima preghiera che le insegnò sua madre?” Il Fratello accennò tra le sofferenze  un segno di consenso e mentre la donna recitava: “O Maria concepita senza peccato, pregate per noi che a voi ricorriamo” egli emise l’ultimo respiro. Al collo aveva la medaglia miracolosa dell’Immacolata di Suor Caterina Labouré.

Elisabetta Nardi