Fabia Mustica presenta la sua nuova pubblicazione a fumetti su Sant’Agata, ovvero la storia della giovane martire catanese.
La storia di Sant’Agata era ordinaria nella comunità cristiana dei suoi tempi ma ha dello straordinario per la sua attualità. E’ uno dei più antichi casi di stalking e di femminicidio. E’ la storia di una giovane che “ha combattuto” per amore di Cristo e per i suoi ideali, fino a morire con fede e coraggio. Così l’autrice introduce la sua pubblicazione.
Sant’Agata, storia a fumetti di Fabia Mustica
Monsignor Salvatore Gristina, Arcivescovo di Catania, che ne ha curato la prefazione, lo ha definito un fumetto originale e artisticamente pregiato. Esso, attraverso il linguaggio semplice e immediato delle immagini, vuol offrire ai lettori un modo nuovo di conoscere la storia del martirio della Santa. In questi giorni, nonostante le restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria, Sant’Agata si festeggia e questo libro è espressione di devozione.
Fabia Mustica
Fabia Mustica vive a Catania ed ha conseguito la laurea in Giurisprudenza ma, seguendo la sua inclinazione artistica, ha preferito dedicarsi a ciò che ama di più. Da anni collabora con numerose scuole offrendo il suo fumetto come strumento universale di comunicazione, cultura e facilitazione dell’apprendimento.
Sei laureata in giurisprudenza ma sei una fumettista. Com’è nato questo cambio di rotta?
I miei genitori mi hanno da sempre inculcato il valore della cultura e della conoscenza, ma il fumetto ha fatto parte di me, sin da piccola. E’ stato il mio principale mezzo di comunicazione, quello più naturale. Così, contestualmente agli studi ordinari, ho coltivato la passione per questa arte che ho imparato da autodidatta.
Ricordo che quando ho finito la terza media e ho detto a mio padre che volevo fare la fumettista lui è rimasto molto sorpreso. A quei tempi era un’arte del tutto sconosciuta ed ancora oggi, purtroppo, fa fatica ad essere riconosciuta.
Mio padre mi consigliò di scegliere una professione più utile per il mio futuro ed io lo accontentai senza dimenticare però la mia vera passione. Infatti, dopo la laurea ho iniziato a praticare per alcuni anni presso uno studio di avvocato, ma poi ho abbandonato trasformando la mia passione in professione. Ammetto che c’è voluto molto coraggio perché si trattava di un vero salto nel buio, ma oggi posso dire che mi è andata bene.
Perché il fumetto, cos’ha di speciale questo mezzo di comunicazione?
Perché per me è stato l’unico, o il modo predominante, di esprimermi. Quando ho imparato a leggere e a scrivere, ho avvertito l’esigenza di raccontare le mie emozioni e le mie esperienze attraverso un disegno. Accanto, ho messo una scritta racchiusa poi in una nuvoletta. Ricordo che ho iniziato a riempire blocchi interi di quaderni destinati alla scuola, tanto da far disperare mia madre.
Hai usato il fumetto per realizzare, successivamente, simpatici ed importanti progetti anche nelle scuole. Ce ne puoi parlare?
Il fumetto si esprime in vari generi. Quello che utilizzo io è il grafic novel che affronta tematiche sociali quali la violenza di genere, ad esempio, o il bullismo. Ma ho realizzato anche fumetti che si accostano alla letteratura: inevitabile, quindi, che le mie opere venissero accolte ed utilizzate nelle scuole. Qui posso dire, di aver fatto delle bellissime esperienze.
Per molto tempo il fumetto è stato accostato ad un concetto di subcultura, ad una forma di intrattenimento di massa. Io insieme a colleghi come gli organizzatori di Etna Comics o agli amici del Tempio della Nona Arte, voglio far diventare anche il fumetto uno strumento di cultura e di conoscenza.
Le nuove generazioni sono iperstimolate da internet, da Gif, video, immagini, ma purtroppo da pochissima lettura. Ritengo che il fumetto possa costituire uno strumento molto utile agli insegnanti per invogliare i giovani alla lettura. Inizialmente, catturando la loro attenzione, attraverso le immagini, per poi indurli a soffermarsi su quanto è scritto nella vignetta offrendo importanti spunti per approfondimenti di carattere sociale o culturale.
Fabia Mustica, quando e perché hai pensato a Sant’Agata nei fumetti? Non è semplice o usuale accostare l’argomento religioso al fumetto.
Il fumetto è scaturito dalla bellezza della storia della vita della Santa e della sua attualità ma anche da un ex voto vissuto in prima persona.
Sull’accostamento tra argomento religioso e fumetto, andando indietro nei secoli e riflettendo sulla storia dell’uomo, possiamo individuare la narrazione per immagini, e quindi il fumetto o una sorta di origine di esso, già nei graffiti preistorici. Successivamente anche negli affreschi, nei mosaici e nelle miniature che impreziosiscono i testi antichi.
Ciò significa che attraverso le immagini, nel tempo, ha preso vita una forma di espressione immediata e comprensibile anche per la parte di popolazione analfabeta e di cui si è spesso servita anche la Chiesa. Il fumetto, oggi, può essere considerato la versione moderna di questa forma di espressione.
L’obiettivo della mia pubblicazione, dopo aver ricevuto un miracolo personale per un componente della mia famiglia, è stato, oltre ad esprimere gratitudine, conoscere di più la vita della Santa. Ho scoperto, infatti, con non poco stupore, che molti catanesi pur venerando Sant’Agata non ne conoscevano la storia.
Che invito vuoi rivolgere ai tuoi lettori, che in gran parte coincideranno con i devoti della Patrona di Catania?
Quest’anno l’emergenza sanitaria non permetterà di realizzare appieno i festeggiamenti in onore di Sant’Agata. Mi auguro che il mio fumetto possa costituire uno strumento per le famiglie che dia spunto per parlare della vita della Santa e pregare insieme.
Cristiana Zingarino