Intitolata “Rivoluzione digitale e Pubblica Amministrazione”, la quinta lezione del corso di “Formazione politica per il bene comune”, ha avuto luogo tramite Webinar.
E’ stata organizzata dalla “Fondazione per la Sussidiarietà” e dall’Associazione “Futurlab”, e patrocinata dall’Assessorato all’Economia della Regione Siciliana.
Rivoluzione digitale e Pubblica amministrazione
Nell’introduzione il presidente di Futurlab, Antonio La Ferrara, ha predisposto l’attento pubblico, anche di studenti, a meglio comprendere la complessità del tema “che prende le mosse non da concetti astratti, bensì dalle esperienze dirette dei relatori”.
Il saluto introduttivo del sindaco di Catania, Salvo Pogliese e del prof. Antonio Terrasi, in rappresentanza del Magnifico Rettore dell’Università di Catania, ha dato all’evento una valenza formativa di spessore. Ciò per contribuire a costruire un’intensa coscienza civica e, con l’innovazione tecnologica e digitale, migliorare il vivere civile e avvicinare la Pubblica Amministrazione al cittadino.
Rivoluzione digitale e Pubblica amministrazione: i relatori
I due relatori Mauro Nicastri, presidente dell’Associazione Italian Digital Revolution (AIDR) e Arturo Siniscalchi, vice direttore generale del Formez PA, si sono alternati nel presentare all’attento uditorio il cammino di digitalizzazione già avviato dalle Amministrazioni, le difficoltà e le resistenze che ancora ne rallentano il pieno sviluppo.
A guidarli il moderatore Davide Maniscalco, capo relazioni istituzionali Swascan-Tinexta Group.
L’Italia, che è stata tra le prime Nazioni ad introdurre l’identità digitale, occupa, purtroppo, il 25° posto tra i 27 Paesi Europei. Eppure tanto sviluppo innovativo è stato registrato specie durante il periodo del lockdown, che ha imposto un cambiamento radicale di vita.
Il digitale è stato un baluardo per mantenere una certa normalità di vita, in famiglia, nella scuola, con la didattica a distanza e le videoconferenze. Ma anche nella società tutta, attraverso i nuovi modelli di lavoro che si sono spostati tra le mura domestiche
Si è registrato inoltre un uso ancora più massiccio dei social, con l’uso della carta digitale, gli acquisti on line, i pagamenti elettronici dei tributi. Si usa la PEC che ha la caratteristica di posta raccomandata, e c’è l’attivazione del codice SPID (Sistema Pubblico di Identità), che dal primo marzo sarà obbligatorio per tutti i cittadini.
La necessità della formazione digitale, i tirocini formativi per i dipendenti, i corsi per i docenti nell’ambito del progetto della scuola digitale e poi ancora la “cittadinanza digitale” elemento costitutivo dell’Educazione civica.
L’ innovazione digitale migliora i servizi per il cittadino
Sono questi i segni di quella “innovazione” che assume la caratteristica di “rivoluzione”, anche senza armi e cortei, in quanto segna un cambiamento di rotta. Una cultura nuova e funzionale, una strategia didattica rinnovata e “a distanza”, che riduce tempi e risorse, migliorando i servizi per il cittadino. Anche se non mancano, purtroppo, i rischi e i pericoli, come è stato evidenziato anche nel corso del dibattito con gli interventi dell’uditorio.
Presentare alcune “best pratices” da prendere a modello per una gestione 2.0 della Pubblica amministrazione. Agevolare la diffusione degli strumenti funzionali a tali servizi ha reso concreta e realizzabile la rivoluzione tecnologica guidata dalle innovazioni digitali. Sono stati promossi mutamenti epocali, dalle modalità di produzione e consumo dell’informazione, alla creazione di nuovi posti di lavoro. Ciò ha reso “democratiche” queste tecnologie affinché siano di beneficio alla maggioranza della popolazione mondiale.
Un nuovo Umanesimo digitale
E’ necessario, comunque, che lo sforzo collettivo sia orientato verso un nuovo Umanesimo Digitale che ponga l’uomo al centro del dibattito e delle relative scelte risultanti.
Uomo inteso come singolo individuo e parte attiva della collettività, capace di concretizzare l’accesso ad internet come bene primario e pubblico per tutti i cittadini.
Ecco la missione primaria della politica: consentire un’ efficiente redistribuzione del benessere evitando che il digitale aumenti le differenze già esistenti tra le classi sociali. Senza consentire che la crescita economica di taluni comporti l’automatico peggioramento delle condizioni di altri.
Giuseppe Adernò