Il G7 di quest’anno – che si riunirà dal 13 al 15 giugno in Puglia con l’organizzazione assegnata all’Italia – cade in una complessa e non semplice congiuntura politica. Infatti, da un lato ci troviamo a pochissimi giorni dall’esito che verrà dalle elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo. Pertanto, la dominante incertezza della nuova Commissione Europea e del nuovo Presidente che verranno, riguarderà la formazione delle forze politiche che esprimeranno il prossimo Governo Europeo da un lato. Dall’altro lato, la stessa Presidenza Americana, è in attesa di essere confermata o meno nel giro dei prossimi cinque mesi.
Quindi, entrambi i leader attuali, per diversi motivi, saranno certamente riluttanti ad impegnare il G7 con il loro consenso per obiettivi di lunga scadenza. Tuttavia, ciò non significa che il meeting sarà inutile, o meramente formale. Esso mostra intatte tuttora il suo fascino e la sua attrattiva, come se ci trovassimo per la prima volta ad un G7.
I temi che saranno trattati
Vari i temi da dibattere: dalla transizione energetica alla risposta da dare al mutamento climatico, dallo spegnimento dei fuochi di guerra in Palestina ed in Ucraina, al dibattito sull’intelligenza artificiale. Tutti, in verità, saranno allo stesso tempo della massima delicatezza e complicatezza.
Per la prima volta, il Papa invitato a far parte del G/7
A dare dunque ancora maggiori e più evidenti rilevanza, importanza ed interesse a questo ormai ben collaudato gruppo di Paesi che si consultano sui problemi più urgenti del Pianeta, sarà naturalmente la presenza, molto preziosa e molto significativa e per la prima volta nella storia del G7, del Capo della Chiesa Cattolica.
Papa Francesco dunque interverrà ed il significato ed il valore dei suoi giudizi sullo studio dell’argomento che esporrà e su un progetto – come quello che sta molto a cuore all’U.E., dell’intelligenza artificiale, capace di effetti travolgenti per l’intero equilibrio biologico della Terra, saranno certamente molto attesi ed attentamente seguiti, ascoltati e meditati.
Il teologo Paolo Benanti, unico italiano membro della Commissione sull’ Intelligenza Artificiale, presso l’O.N.U., ha opportunamente ed esattamente commentato l’invito che l’Italia ha rivolto a Papa Francesco ai fini del suo intervento al G/7.
“L’invito al Papa come uomo di carisma ma anche come uomo che si fa interprete di una tradizione come quella millenaria di sapienza della Chiesa, indica e svela a tutti il fatto di come ci sia bisogno di un approccio globale ed integrale. Ciò al fine di tutelare la dignità dell’uomo nell’epoca di questo ipersviluppo delle macchine”.
Occorre aggiungere anche: ipersviluppo non sufficientemente o comunque, in ogni caso, non esaurientemente ponderato, riflettuto e ragionato.
Quali prezzi da pagare per un ipersviluppo tecnologico?
Sullo scrittoio di questo Vertice dei sette capi di Stato e di Governo dei Paesi più industrializzati del Mondo – come era definito l’incontro agli inizi dell’era del G/7 – c’è almeno il segno della continuità con Hiroshima 2023. Dunque anche in Giappone, il tema dell’ I.A. era stato collocato in agenda. Ed anche là, pur dibattuto, non riuscì a reperire le risposte definitive ai diversi e delicati interrogativi che lo attorniavano allora e lo accompagnano anche oggi.
Basti pensare a quello che è già presente. Abbiamo già le video-camere ed i computers. Per non parlare poi dei mezzi di trasporto privi di conducente. E senza contare l’utilizzo, in territorio di guerra, di droni e di tutti quei marchingegni elettronici, senza pilota.
Il dato di fatto è che lo spazio riservato fino ad ora all’intelligenza tecnica non può ritenersi poco rilevante o minimo o comunque residuo nel quadro dell’industria elettronica. Se si volesse allargare ancora di più tale spazio, già molto ampio, occorre valutare che saremmo in possesso di un dato di fatto scientifico, molto importante ed incontrovertibile, non revocabile
.
L’elemento di indubbia rilevanza scientifica è che il significativo aumento dei dati, prodotti nel Mondo, a causa dell’incremento dell’ I.A., passerebbe intanto da 33 Zettabyte del 2018 a 175 Zettabyte del 2025. Un aumento dunque colossale e vertiginoso, dato che un Zettabyte corrisponde a 1000 miliardi di Gigabyte. Un aumento dell’inquinamento elettromagnetico, da capogiro.
Siamo consapevoli del gravissimo impatto ambientale che l’aumento della tecnologia artificiale provocherà sull’intero Pianeta? Siamo consapevoli di tutto quello che potrà provocare sull’uomo e sull’ambiente? È il primo serio interrogativo a cui si dovrà rispondere, con scienza e coscienza. Ci troviamo di fronte a strumenti tecnici di considerevole entità e di rilevanti spessore e ricadute ambientali.
La tutela della dignità umana
Ecco allora dunque, quasi a voler essere la guida ed il sostegno lungo l’attraversamento di un sentiero irto di difficoltà e di ostacoli, venire in soccorso quel complesso di principi e valori che colloca ogni scoperta scientifica e della tecnica nella sua giusta dimensione. Nel caso dell’I.A., il richiamo doveroso è al precetto che nella complessità delle sue diverse applicazioni sia sempre rispettoso della tutela della dignità della persona umana.
La dignità umana, come la tutela dell’ambiente, sono beni assolutamente non negoziabili. Pertanto, non è immaginabile soffermarsi esclusivamente su una pura e semplice valutazione che dia rilievo solo ad aspetti puramente economici. Com’è possibile allora immaginare che sia utile, per l’intelligenza artificiale, andare oltre il già ragguardevole livello raggiunto oggi? Vediamo quali potrebbero essere gli utili supposti ed i vantaggi.
I benefici immaginari o immaginati?
Un incremento ulteriore dell’I.A. può significare migliori sistemi di comunicazione. Può procurare, nella generalità dei casi, prodotti e servizi più economici e forse di migliore qualità. Può favorire condizioni di lavoro più comode e più economiche, come il lavoro a casa o a distanza. I lavori ad alto rischio verrebbero lasciati ai robot. Le imprese, a loro volta, farebbero affidamento su un miglioramento di tutto il settore distributivo. Quello potrebbe far aumentare la produttività e gli stimoli a guardare al futuro con più fiducia.
Sarebbe dunque questa la ricetta UE per salvarci dalla crisi? I tecnici di Bruxelles pensano che un miglior uso dell’Energia in Europa, un migliore sistema dei trasporti e di gestione dei rifiuti, possano porre la Comunità all’avanguardia della linea del massimo progresso possibile.
Altri possibili benefici vengono ipotizzati nel settore dell’informazione, dato che i computers verrebbero dotati di maggiori e più potenti sistemi difensivi per la tutela dagli assalti cibernetici delle false notizie.
Per quanto concerne l’assistenza in caso di indagini preventive dei reati, o successive, in aiuto alla Giustizia Penale, occorre aggiungere che oggi in realtà gli investigatori detengono i mezzi che sono di forte ausilio su quel terreno. Ecco allora dunque che sorge, in verità spontanea, sempre la stessa domanda: davvero vogliamo incrementare a dismisura l’I.A.? Ma siamo dunque ben consapevoli dei rischi e dei pericoli a cui si deve inevitabilmente andare incontro? Bisogna avere ben chiara prima la struttura sociale che si vuole formare con la creazione vera e propria di un Mondo totalmente meccanizzato.
I rischi che incontra il progettato uso massiccio della tecnologia artificiale
La diffidenza verso l’I.A. è sicuramente ben giustificata e, quindi anche ben collocata. Non è certo la soluzione per tutti i mali, anzi. Non può essere usata per ricercare e trovare le soluzioni a complesse questioni sociali. Genera responsabilità insolubili in caso di incidenti causati da mezzi meccanici e senza guida umana: chi paga gli eventuali danni? L’intelligenza tecnica dispone in verità di diversi talloni d’Achille che il prossimo G/7 è chiamato ad esaminare in modo approfondito.
Consideriamone alcuni. Uno potrebbe ben essere l’uso errato o distorto dei dati o dei numeri. Entrambi questi elementi costituiscono la struttura di qualunque apparato tecnico o tecnologico. Se vi fossero errori nell’inserimento dei dati o dei numeri, il prodotto diventerebbe a sua volta errato od inattendibile. Il procedimento può violare, e quindi interferire, nella vita privata della persona, con gravi rischi per le stesse Istituzioni democratiche. Può produrre informazioni e dati che riguardano la vita privata delle persone. Rischio di presentare le informazioni in modo distorto e non corretto.
Può essere usata per creare deepfake, cioè profili abusivi di persone, completamente false, ma usate per truffare o per rovinare la reputazione o l’immagine delle persone. Può creare distorsioni nella concorrenza tra le imprese, a causa dell’uso non appropriato dei dati.
Ma tutto quello che più di ogni altra stima, merita rispetto, considerazione e riflessione è il rischio gravissimo che un uso non regolamentato dell’I.A. negli armamenti potrebbe significare o provocare la perdita del controllo nell’uso delle armi nucleari.
Conclusioni
Il G/7 di Borgo Egnazia del 13-15 giugno 2024 ha dunque un’ abbondante miriade di motivazioni su cui riflettere, prima di decidere sull’I.A. Forse non sarà un Vertice risolutivo, data la complessità degli argomenti e l’incertezza sulla riconferma delle due leadership, europea e statunitense. Ma un passo in avanti da Hiroshima è lecito attenderlo.
Sebastiano Catalano
Giovanna Fortunato