L’associazione culturale Kdiem ha presentato al pubblico acese, nel foyer del teatro Bellini di Acireale, la personale dell’artista siciliano Alfio Sorbello. La mostra ha riscosso il consenso del pubblico “catturato” dalle tele dell’artista nato a Santa Venerina nel 1965.
Alfio Sorbello da oltre 25 anni è un artista affermato in campo internazionale, fin da piccolo appassionato dell’arte in genere, si è dedicato principalmente alla pittura, svolgendo nell’arco della sua maturazione artistica e personale un percorso che lo ha portato negli ultimi anni ad abbandonare i soggetti legati alla nostra terra, con i colori tipici dei paesi mediterranei, privilegiando i temi delle grandi metropoli del mondo con i freddi e cupi toni delle città. Nelle tele esposte, di varie dimensioni, si può cogliere la freddezza del grande centro urbano, che porta il suo abitante ad una convivenza difficile, un mondo dove tutto è un mutare veloce, un moto perpetuo di individui chiusi nei loro pensieri, nel loro vissuto. Forse una angosciante dimensione della nostra esistenza di moderni uomini che vivono il loro tempo come una sfrenata corsa in un vortice senza fine. L’artista ha risposto ad alcune nostre domande.
Come nasce Alfio Sorbello artista?
“Sono un autodidatta, ho sempre amato l’arte e da circa 25 anni espongo le mie opere. Sia a Catania, che in varie parti d’Italia. Da circa 8 anni ho lasciato i soggetti tipici della nostra terra con i suoi caldi colori cambiando i soggetti delle mie opere, per denunciare i cambiamenti della nostra società”.
I colori freddi e scuri delle sue opere rispecchiano i temi che tratta adesso?
“Sicuramente si. Questa mostra è una retrospettiva, ci sono opere che ho realizzato nel 2003, nel 2004, altre recentemente. Il tema predominante sono persone benestanti, indaffarate con i loro impegni, il lavoro, sono persone anonime perché ormai non si comunica più con gli altri; c’è una grande freddezza e questo senso di distacco lo esprimo anche con la scelta di questi colori”.
C’è stato un evento o un episodio in particolare che ha fatto maturare in lei questo cambiamento artistico?
“Tutto è iniziato guardando il paesaggio purtroppo deturpato della zona di Siracusa. A Priolo, ma anche in altri luoghi della Sicilia come Palermo e Milazzo molte raffinerie deturpano i luoghi, rendono l’aria irrespirabile e purtroppo sono anche causa di malattie alla popolazione. Da lì è scattato il desiderio di far conoscere attraverso le mie opere tutto questo. Noi siciliani ne siamo a conoscenza in maniera parziale forse non rendendoci conto, almeno per chi abita distante da questi luoghi, di tutto il degrado legato a queste attività”.
Da quanto espone le sue opere e a quale città, dove ha esposto i suoi quadri, è particolarmente legato?
“Ho esposto le mie opere per la prima volta a Zafferana circa 23 anni fa. Da allora ho avuto mie personali in tante città italiane ma il cuore è sempre legato alla nostra Sicilia e in particolar modo, per amici che mi sono stati vicino durante le mie esposizioni, a Palermo e ad Agrigento”.
Le sue opere sono frutto della sua fantasia o sono strettamente legate alla realtà, magari attraverso viaggi?
“Le mie opere nascono sempre dalla mia fantasia che viene stimolata da immagini reali, da un incontro, da una città che ho visitato. La fantasia predomina comunque e quando una ispirazione è forte posso lasciare un quadro su cui sto lavorando e iniziarne un altro. Alcune tele vengono completate anche dopo molto tempo”.
Se potesse andare a ritroso nel tempo in quale epoca storica le sarebbe piaciuto vivere?
“Penso nel Rinascimento, per tutto quello che di magnifico anche a livello artistico c’è stato in Italia e poi subito dopo la fine della seconda guerra mondiale. Un periodo di grande fermento e rinascita dopo l’orrore della guerra”.
Progetti per l’immediato futuro?
“Una mostra a Vittoria, probabilmente nel mese di dicembre, organizzata dall’associazione Arte Vita in un palazzo storico. E poi continua il mio progetto a Catania, in Piazza Manganelli, in uno spazio che io insieme ad altri due pittori uno scultore e due fotografi abbiamo chiamato “arte al centro”. Un modo per promuovere l’arte, la cultura e la nostra creatività”.
Gabriella Puleo