Lo scorso 8 aprile, presso la “Casa del Vendemmiatore” di Santa Venerina, si è tenuta una conferenza dal titolo “Genitori e sport – Istruzioni per l’uso”, organizzata dal Calcio Club S.V. e dalla FIGC. Durante l’incontro, moderato dal giornalista Mario Agostino, alcuni esponenti di spicco dell’ambiente calcistico siciliano hanno affrontato il tema a 360°. Partendo da esperienze personali, sia positive che negative, hanno proposto interessanti spunti di riflessione sul ruolo e il comportamento che i genitori dovrebbero mantenere per la miglior crescita possibile dei propri figli, a livello sportivo, educativo e non solo.
L’iniziativa della “Scuola Calcio Elite” di Santa Venerina
Ad inaugurare il dibattito sui genitori e lo sport, Andrea Rizza, dirigente del “Calcio Club S.V.”, società dilettantistica di Santa Venerina promotrice dell’incontro. La società rientra non a caso tra le nove del territorio dell’area metropolitana di Catania a potersi fregiare del titolo di “Scuola Calcio d’Elite”. Un vero attestato di “qualità educativa” che viene conferito direttamente dalla Federazione Giuoco Calcio Italiana solo alle realtà che soddisfano determinati requisiti rivolti alla tutela dei ragazzi ed all’attuazione dei punti contenuti nella “Carta dei diritti dei bambini e dei doveri degli adulti”.
Dopo aver ringraziato gli ospiti per aver accolto il suo invito, Rizza ha spiegato i motivi della realizzazione dell’incontro: “Confrontarsi con i genitori è sempre un momento di crescita. Per noi, per loro, ma soprattutto per il bambino. La nostra speranza è che, usciti di qui, tutti noi possiamo essere più sensibili all’argomento. Genitori, mister e dirigenti uniti, per educare al meglio le nuove generazioni”.
Gli interventi di José Sorbello e Mario Marino
A seguire, è intervenuto José Sorbello, ex tecnico di varie importanti squadre del territorio, oltre che presidente regionale dell’AIAC (Associazione Italiana Allenatori Calcio) in Sicilia. Ha ribadito l’importanza del tema, spiegando come questo necessiti attenzione costante e che non diventi “all’ordine del giorno solo per casi di cronaca”. Ai genitori presenti, ha poi raccomandato di evitare di proiettare le proprie elevate aspettative sui propri figli, poiché “così non farebbero altro che indurli in una situazione di ansia agonistica”. A suo avviso, bisognerebbe “adottare l’ottica del supporter piuttosto che quella del mero tifoso, che talvolta sfocia in atteggiamenti tossici”. In questo scenario, gioca un ruolo di assoluta rilevanza la scuola calcio. Questa deve porre “al centro il ragazzino: la sua crescita, la sua educazione e la sua socialità”.
Sulla falsariga di José Sorbello ha continuato il discorso Mario Marino, dirigente sportivo che in carriera ha assunto incarichi di spicco tra Messina, Catania, Trapani e molte altre società: “Il ragazzo della scuola calcio deve avere gli istruttori giusti, gli educatori giusti. Non allenatori, educatori. Il genitore, invece, deve comportarsi da tale e fidarsi”. Rivangando nel suo passato, ha confessato di essersi sempre sentito “molto allergico verso i genitori”. In particolar modo, gli scontri erano spesso dovuti al fatto che le famiglie spingessero per far sì che il figlio potesse emergere e diventare un campione a discapito degli altri, a prescindere dalle sue effettive qualità. “La loro illusione“, spiega Marino, “era di avere tra le mani la soluzione a tutti i loro problemi”.
Genitore e calciatore: capitan Savonarola svela il suo segreto nel doppio ruolo
Successivamente, il capitano dell’Acireale Calcio, Giuseppe Savonarola, ha raccontato come vive il doppio ruolo di calciatore-genitore: “Da quando sono diventato padre naturalmente voglio essere un esempio positivo per i miei figli, ma anche per tutti i ragazzini che vengono a vedermi allo stadio. Lo tengo bene a mente anche quando m’incrociano per strada giusto per chiedermi un autografo o una foto”.
Con molta emozione, il n°23 granata ha poi svelato di attuare con i propri figli una “tattica” trasmessagli dal padre. “Quando vado ai loro allenamenti spesso mi nascondo. Capita quindi che loro, non vedendomi, mi chiedano poi dove fossi. Li capisco, anch’io all’epoca non comprendevo come mai mio padre facesse così. Adesso, però, ne riconosco il significato. Non nascondo l’emozione di vederli in campo, ma così facendo evito di mettergli pressione inutilmente. Punto a trasmettere loro soltanto quell’amore e quella passione per questo sport, nel modo più sano e corretto possibile”.
La nobile missione della FIGC a Catania: il discorso di Dario Scardaci
La parola è poi passata a Dario Scardaci, delegato provinciale della FIGC a Catania. Parlando del proprio incarico, non ha nascosto come questo venga spesso visto “in modo ambivalente”, in quanto “potere forte”. Con sicurezza ha però ribadito: “Lo vivo come una possibilità di cambiamento. La nostra federazione lavora costantemente per rivoluzionare il concetto di gestione del calcio a Catania, promuovendo valori che vadano oltre il semplice risultato sportivo. Il calcio è uno strumento di formazione, e noi allenatori dobbiamo creare uomini prima che giocatori. Principi come l’educazione e il rispetto sono fondamentali, e cerco di promuoverli in ogni mia azione”.
Riprendendo il discorso di Rizza, Scardaci ha parlato più dettagliatamente della “Carta dei diritti dei bambini e dei doveri degli adulti”, spiegando di che cosa si tratta attraverso due suoi punti cruciali: “Il primo è che tutti i bambini debbano avere il diritto di divertirsi e giocare. Il decimo è, invece, il diritto di non essere un campione. Penso che questo dica tutto da sé. Al di là di tutto, i bambini hanno innanzitutto bisogno di socializzare. Usciamo da un periodo di pandemia dove i bambini erano costretti dentro casa in anni importanti per la loro crescita. Allora è giusto che il calcio diventi aggregazione. Tante volte mi chiedo come mai lo faccio, ma poi penso che anch’io come loro sono cresciuto correndo dietro un pallone. Quindi vorrei che quella passione e quella gioia non smetta di essere trasmessa a chi rappresenta il nostro futuro”.
“Mio figlio è un campione”: mister Pappalardo presenta il suo manuale per genitori di sportivi
Infine, ha chiuso la conferenza Salvo Pappalardo, viceallenatore del Trapani Calcio, fresco di promozione al prossimo campionato di Serie C. Per l’occasione, il mister acese ha presentato il suo libro “Mio figlio è un campione”, attualmente in pre-ordine sulla piattaforma di crowdfunding “bookabook”. Ha quindi spiegato i motivi che l’hanno portato a scriverlo: “È un’idea che parte da lontano. Alleno dal 2012 e ho avuto a che fare prevalentemente con settori giovanili in tutte le loro categorie, dai bambini fino alla primavera. Ho dunque voluto provare a raccogliere riflessioni che possano essere utili a tutti i genitori che ho incrociato in questi anni”.
Per i presenti a Santa Venerina, Pappalardo ha poi proposto un video che raccoglieva alcuni titoli di giornale su casi di cronaca che mostravano il lato oscuro del rapporto tra i genitori e lo sport. Analizzandone le conseguenze più estreme, intende infatti scongiurare che episodi del genere si possano ripresentare in futuro.
Infine, l’allenatore ha concluso il suo intervento con una lodevole condanna verso la ricerca di scorciatoie per far arrivare i propri figli ad alti livelli. “Non portate i vostri figli a scuola calcio con l’obiettivo di farli diventare a tutti i costi dei professionisti. Fatelo perché possano relazionarsi in maniera sana con i propri pari. Perché riescano a giocare, a vincere, ma anche a perdere. Fatelo affinché possano fare delle esperienze e acquisiscano delle competenze di vita che li portino ad essere, un domani, un adulto che sappia stare in società. Da qui è nata l’idea del manuale”.
Ruggero Gambino