La Biblioteca Zelantea di Acireale ha ospitato un dibattito sulla geopolitica europea, con la partecipazione speciale di Piero Benassi, ambasciatore italiano, e Paolo Valentino, giornalista del Corriere della Sera. Organizzato dalla stessa Accademia degli Zelanti e dei Dafnici, ad inaugurare il dibattito è stato il presidente, Michelangelo Patané, seguito dai saluti del sindaco Roberto Barbagallo, e del vescovo di Acireale, Antonino Raspanti, il quale ha espresso la sua preoccupazione personale e condivisa da tutti i presenti, riguardo gli avvenimenti bellici che tutt’oggi coinvolgono l’Ucraina.
L’introduzione di Paolo Valentino, giornalista del Corriere della Sera
Il giornalista Paolo Valentino, prima di avviare il dibattito sulla geopolitica europea, ha aperto il suo intervento alla Biblioteca Zelantea con un lodevole riconoscimento e ringraziamento all’ambasciatore Piero Benassi. Per poi esporre una riflessione su una frase pronunciata da Romano Prodi: “L’Europa è un ottimo pezzo di pane, ma è un pane ancora mezzo cotto. Il pane è buono, ma se non è ben cotto non piace. Questa è l’Europa di oggi”. In merito, Valentino ha affermato fermamente che vi sono molte ragioni per considerare l’Europa come un “ottimo pezzo di pane”. Innanzitutto perché, grazie al progetto Europeo, l’UE ha goduto di 70 anni di pace. È riuscita inoltre a reagire in modo ordinato alla Brexit, la quale avrebbe potuto far saltare il mercato unico, così come alla pandemia di Covid-19 e alla crisi dell’Ucraina, alla quale ha risposto sostenendo il Paese invaso dalla Russia.
Ha dichiarato, in seguito, che vi sono altrettante ragioni per riconoscere l’Europa come ‘un pane ancora mezzo cotto’ e ha riportato, nuovamente, l’esempio della guerra in Ucraina, affermando: “Da un lato l’aggressione russa a portato unità, producendo una decisione unica, ma ha denudato la mancanza di capacità propositiva da parte dell’Europa. Questo perché l’Europa non ha una politica estera e di difesa comune”.
Politica estera e difesa europea: il parere dell’ambasciatore Benassi
A partire da questi ultimi due concetti, la domanda del giornalista a Benassi: “Perché, ancora oggi, l’Europa manca di una politica estera e di difesa comune?”. Per rispondere, l’ambasciatore ha citato una frase di Albert Camus: “Nel mondo accadono in egual misura pestilenze e guerre; tuttavia ogni volta che c’è una pestilenza o una guerra, l’uomo viene sempre colto impreparato”. Dalla caduta del muro di Berlino nel 1989, a detta sua, la storia “si mise a correre”, lasciando indietro le democrazie, a causa delle numerose crisi che si sono succedute.
Geopolitica / Alla Zelantea dibattito con Piero Benassi e Paolo Valentino: le mancate garanzie dell’UE
Benassi ha poi sottolineato l’impreparazione culturale e istituzionale dell’Europa davanti ai numerosi conflitti scoppiati ai suoi confini e al suo interno. “Oltre la pace, l’UE doveva garantire crescita economica, sviluppo, coesione economica e sociale, attraverso tre parametri che sono saltati contemporaneamente. Questi sono la sicurezza gratuita da parte degli Americani, l’energia a basso costo della Russia e l’apertura di nuovi mercati: primo tra tutti, la Cina. A questo punto, si è tornati di corsa a parlare di politica estera e di difesa”. Ha dichiarato che le due politiche sono gli obbiettivi più avanzati, tanto che fanno parte di una delle sei materie per le quali ogni decisione necessita di unanimità, ma soprattutto devono completare un quadro normativo che riguarda 27 Stati membri, 24 lingue ufficiali, 3 religioni diverse e 3 alfabeti diversi.
Europa come soggetto geopolitico, a che condizioni?
Paolo Valentino ha quindi chiesto quali fossero le condizioni affinché l’Europa potesse diventare un soggetto geopolitico. Concisa la risposta di Benassi: “l’Europa deve contare, nella misura in cui si riconosce il suo peso e, di conseguenza, acquisisce soggettività internazionale”. Per far ciò, secondo l’ambasciatore, è necessario prendere decisioni, essendo consapevoli di ciò che si è e di ciò che si vuole. Inoltre, bisogna avere una politica estera e di difesa unitaria e, di conseguenza, forte.
Autonomia strategica: è possibile?
Il dibattito è quindi proseguito attorno ad uno dei temi più discussi in ambito di geopolitica europea, ovvero la cosiddetta “autonomia strategica”. Come osserva il giornalista del Corriere della Sera, vi è “una divisione di fondo sostanziale” in merito. Da un lato, “chi vede lo sviluppo dell’integrazione europea in termini di autonomia strategica dal punto di vista economico, politico e militare”. Dall’altro chi, invece, “teorizza una linea di sviluppo diversa come rafforzamento del pilastro europea del rapporto atlantico”. Sullo stesso tema, l’ambasciatore ha affermato con decisione che la NATO, per l’Italia, è indispensabile e che, pertanto, l’autonomia strategica sia da escludere.
Green Deal: secondo Benassi, la Commissione Europea trascura un fattore cruciale
A seguire, si è posta particolare attenzione al “Green Deal”, ovvero le recenti proposte ad opera della Commissione Europea in materia di clima, energia, trasposti e fiscalità, volte a ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030. Al riguardo, entrambi gli ospiti hanno messo in luce i propri dubbi riguardo il progetto. In particolare, l’ambasciatore sostiene che le richieste non siano state realmente così ambiziose. Inoltre, sottolinea come queste siano state poste male poiché ritiene “impensabile chiedere a tutti i Paesi di compiere lo stesso sforzo economico per la conversione green“, date le differenti capacità di rinnovamento di ognuno di essi, sia in termini tecnologici che economici. Un gap ulteriormente ampliato dal conflitto in Ucraina.
Ingenti spese per la transizione energetica: come coprirle?
Un’altra domanda posta a Piero Benassi verteva sull’ingente cifra che, secondo le recenti stime, servirebbe per compiere la transizione energetica da oggi al 2030: circa 480 miliardi di euro l’anno. Da dove si può ricavare questa enorme somma? “Una componente importante la deve mettere subito il settore pubblico. Poi gli investimenti privati, ma questi non arrivano se non si muove prima l’altro” spiega l’ambasciatore. Riguardo le modalità per finanziare tali spese, invece, ha concluso: “O si aumenta il bilancio dell’UE o si ricorre al debito europeo”.
Che ruolo ha il COREPER?
Per concludere, l’ambasciatore ha spiegato ai presenti l’importante ruolo del COREPER, ovvero il Comitato dei rappresentanti permanenti dei governi degli Stati membri dell’UE, al quale ha più volte preso parte. “Le prime proposte della commissione vengono presentate a dei gruppi di lavoro, che le esaminano. Mettiamo che una proposta sia costituita da cinque punti: tre vengono approvati, su due non c’è intesa. Queste passano dunque al COREPER. Se approvato, a questo punto, solo formalmente, sale tutto al Consiglio dei ministri. Ne deriva che il 60% delle decisioni dell’UE vengono approvate dai gruppi di lavoro, l’altro 30% dal COREPER e soltanto il 4% dai ministri”. Nella sua ultima partecipazione, svela Benassi, l’argomento principale è stato il tetto al prezzo del gas, durante i primi mesi del conflitto tra Ucraina e Russia.
Eleonora Da Campo