In questi ultimi giorni, assistiamo ad eventi che stanno creando non poche tensioni nella zona di confine tra Polonia e Bielorussia, dove si stanno verificando ammassamenti di migliaia di migranti. I profughi, per la maggior parte afghani, cercano di entrare nel territorio europeo attraverso il confine polacco. L’Unione Europea è, ormai da diversi anni, duramente messa alla prova a causa dei flussi migratori provenienti dal continente nordafricano e dalla rotta balcanica. Grazie a quest’ultima, la Turchia è in grado di usare l’arma migratoria verso gli stati europei, a seguito degli accordi tra Ankara e Bruxelles del 2016. La rotta che porta i migranti dalla Bielorussia alle porte d’Europa rappresenta una nuova emergenza nello scacchiere europeo.
Le ragioni della Polonia: il muro con la Bielorussia
Varsavia ritiene che sia il governo di Lukashenko, presidente della Bielorussia dal 1994, a “spingere” tali profughi verso il confine con l’UE. Questo perché, in questo modo, il leader bielorusso userebbe l’arma dei profughi emulando la strategia della pressione migratoria adottata dal presidente turco Erdogan. Addirittura, secondo le accuse del governo polacco, Minsk avrebbe attirato a sé migliaia di profughi mediorientali. Il governo di Lukashenko, in combutta con Mosca, potrebbe così perseguire i propri obiettivi tattici in ambito geopolitico.
La Polonia, per conseguenza, costruirà un muro a confine con la Bielorussia, una barriera lunga 180 km (circa metà del confine che separa la Bielorussia dalla Polonia stessa) che sarà probabilmente pronta entro metà 2022. Costo stimato: 353 milioni di euro. Il governo polacco può contare sull’appoggio americano, attraverso la NATO, molto più che sull’Unione Europea. Sono infatti proprio gli Stati Uniti che hanno appaltato agli stati dell’est europeo il contenimento della Russia e dei suoi satelliti. In questo caso, il braccio di ferro inizia proprio contro la Bielorussia, che da parte sua utilizza l’arma dei migranti come strumento di ritorsione verso l’Europa.
Perché le tensioni tra Polonia e Bielorussia? Il gioco della Russia
La Russia ha in questo caso un ruolo sicuramente importante, anche se, a primo impatto, non sembra essere l’attore principale. Putin trae beneficio dalla crisi tra Bielorussia e Polonia perché così può legare maggiormente a sé il paese governato da Lukashenko. Il primario obiettivo della Russia dalla caduta dell’Unione Sovietica è sempre stato evitare di perdere influenza sui paesi lungo i suoi confini. Fino ad oggi, da quel fatidico 1991, anno del crollo dell’URSS, la situazione per Mosca è andata sempre a peggiorare. Se prima la Russia riusciva ad estendere la propria sfera d’influenza fino alla Germania dell’Est, oggi si trova inerme ad osservare i paesi che un tempo erano considerati come “cuscinetto”, ovvero la prima linea di difesa, inseriti nel blocco occidentale.
La perdita di influenza russa non riguarda solo i paesi dell’est Europa, ma anche i paesi baltici. Inoltre, la stessa Ucraina negli ultimi anni si è progressivamente staccata da Mosca. La guerra del Donbass, scoppiata nel 2014, è una conseguenza di questo. La Russia da anni prova la sensazione di essere accerchiata dagli Stati Uniti; dunque, per adesso, la Bielorussia di Lukashenko rappresenta un punto d’appoggio importante. La prospettiva che anche questo paese possa “occidentalizzarsi”, come gli altri confinanti con la Russia, è stata presa in seria considerazione dal Cremlino, che tenta in tutti i modi di tenerselo stretto. La crisi dei migranti approfondisce ulteriormente la faglia est-ovest, la frattura attualmente più rilevante del continente europeo.
Il falso buonismo dell’Unione Europea
Il paese bielorusso è estremamente importante per le ragioni difensive della Russia. Rappresenta di fatto l’unico paese rimasto sotto la totale sfera di influenza del Cremlino. Il fatto che la Polonia costruisca un muro che la separi (ora anche fisicamente) dalla Bielorussia, non può che favorire la Russia. La stessa cosa sta accadendo nei paesi baltici, soprattutto in Lituania, con la costruzione di barriere temporanee per il contenimento dei profughi. Allora le accuse di Varsavia, sul fatto che i migranti mediorientali siano stati letteralmente condotti in Bielorussia, secondo un piano d’intelligence orchestrato da russi e turchi, non sono del tutto infondate. D’altra parte, l’Unione europea in tema di politica migratoria è molto fragile e ricattabile. Paesi come Russia e Turchia lo sanno bene e, per portare la situazione a proprio vantaggio, mettono ovviamente il dito nella piaga.
Ci raccontano la storia di una Polonia al margine delle istituzioni europee, quando invece il suo peso specifico è molto grande, chiaramente per volontà americana e in vista della politica di pressione verso la Russia. Oggi la Polonia gioca in Europa lo stesso ruolo che l’Italia giocava durante la guerra fredda in favore degli americani, verso il contenimento dell’espansione del comunismo in Occidente. Tutto questo avviene con il grande imbarazzo della Germania, che intrattiene, nel frattempo, relazioni quasi amichevoli e accordi energetici con la Russia. La retorica dell’Unione Europea sull’accoglienza e tutte le belle parole spese in questi anni, cadono vertiginosamente nel vuoto. È lo stesso presidente del Consiglio Europeo Charles Michael ad esprimere in queste ore solidarietà a Varsavia, incentivandola alla costruzione del muro per fermare i migranti. Disperati, soli e inascoltati.
Michele Garro