“Gli ultimi saranno i pigri” e “Di un fantasma e di mari”: sono questi i titoli delle raccolte di poesie rispettivamente di Giuseppe Raniolo e Anna Vasta, presentate sabato 18 Febbraio a Giarre presso la sede dell’associazione culturale “Liberiecittadini”. L’evento, inquadrato nel progetto di incontri con intellettuali che raccontano l’isola “Ad alta voce”, è stato guidato dall’arch. Salvo Patanè con la collaborazione del prof. Mario Grasso al fine di pubblicizzare le nuove raccolte di poesie dei due scrittori. Il primo, Giuseppe Raniolo, psicologo catanese, per la prima volta si confronta nel mondo letterario con la raccolta di poesie “Gli ultimi saranno i pigri”.
Proprio con queste sue prime raccolte di poesie sta facendo ingresso in un mondo affascinante. Chi è per lei un poeta e a chi si è ispirato?
“Senza dubbio il poeta è colui che riesce a dare, a se stesso e agli altri, un’alta percezione del mondo. Un poeta che mi da questa percezione è lo svedese Tomas Transtromer, psicologo e premio nobel 2011 per la letteratura, che realmente da questa sensazione cioè che il mondo si veda per la prima volta con occhi diversi”.
Pensa che psicologia e poesia abbiano qualcosa in comune?
“ Certo. Sono anche psicoterapeuta e lavorando con i gruppi vedo che, come nella poesia, l’elemento fondamentale è la dimensione creativa. Si accede alla creatività quando usiamo dei linguaggi per poter vivere delle cose. Spero sempre che nei miei pazienti emerga quella capacità creativa affinché scoprano cose di sé che erano insospettate perfino a se stessi per poi offrirle anche agli altri.”
La seconda protagonista è la prof.ssa Anna Vasta, da sempre nel mondo letterario in quanto figlia dello scrittore e giornalista Sebastiano Vasta, ma solo da qualche anno si cimenta nella poesia.
Perché ha deciso di passare dalla prosa alla poesia?
“Ho sempre ritenuto la poesia la “voce” di mio padre. Scomparso lui ho avuto l’impressione che questa sua voce abbia trovato un medium nella mia scrittura. Questo passaggio, quindi, è fondato dalla fedeltà a mio padre poeta.”
Come nasce l’operetta “Di un fantasma e di mari”?
“Nasce dalla necessità di commentare una romanza che mia madre cantava, perché affascinata dal melodramma, con cui elaborava il lutto per il marito. In questo poemetto voglio proiettare il suo sogno d’amore in una dimensione irreale e ultraterrena”
Raffaello Grassi