Marisa Fumagalli, storica firma del Corriere della sera, ha partecipato lunedì 8 maggio nell’Hotel Nettuno di Catania, al dibattito dal titolo “Una vita per il giornalismo”. Un incontro promosso da Antonella Di Maggio, presidente della sezione catanese dell’AMM, Donne per la Salute.
Marisa Fumagalli: “sono una femminista vecchio stile”
Marisa Fumagalli si racconta a Catania e ripercorre gli hobby e le passioni che l’hanno portata a diventare una delle inviate di cronaca e attualità più stimate in Italia. L’incontro è moderato da Andrea Giuseppe Cerra (Università di Catania) e Fernanda Roggero (Il Sole 24 Ore). Nel corso del convegno, la giornalista racconta il suo modo di essere femminista: “Si alle donne al potere ma quelle brave, non sono per il femminismo moderno dove l’importante è che ci sia una donna comunque essa sia”.
Marisa Fumagalli si dichiara contenta di essere nella città di Catania poiché ama la Sicilia. Ha una casa a Scicli, nel ragusano, e afferma: “Mi piace la Sicilia, l’ospitalità dei siciliani. La Sicilia è donna”. Per anni inviata di cronaca e attualità, sul quotidiano di via Solferino oggi scrive di costume e cultura. Ha pubblicato “Le donne dei preti. Amori, drammi, trasgressioni”, e “Per amore per denaro: le signore di Tangentopoli si confessano”.
“Mio padre è un prete”: l’ultimo libro di Marisa Fumagalli
Dall’olio al vino, Fumagalli, è un’appassionata di Food&Wine. Non per caso cura per Il Corriere una rubrica da lei ideata sul cibo dal nome “Cotture Brevi”. Ma ha anche raccolto verità scottanti nel corso della sua carriera fino al suo ultimo libro incentrato sulle storie dei figli della colpa, tra chi inseguito dalla vergogna e con personalità piuttosto fragili a chi più combattivo rivendica sia verità che diritti. Tra conventi e sacrestie del suo ultimo lavoro “Mio padre è un prete” (Rubbettino). Figli della colpa, concepiti fra parrocchie e conventi. Sono tanti, anche se non quantificabili, in tutte le aree del mondo cristiano-cattolico.
Di questo fenomeno ci parla la giornalista Marisa Fumagalli, autrice di libri-inchiesta sul tema. Nascite occulte, frutto di relazioni proibite e perfino di violenze sessuali. Come un esercito, sparso per il mondo, formato da “irregolari”. Chi sono? Quanti sono, i figli dei preti? Forse decine di migliaia. Centinaia in Italia. Cifre molto approssimative, certo, raccolte da associazioni impegnate a svelare un fenomeno antico e sommerso, che travolge la regola contestata del celibato e i voti di castità, vigenti nella Chiesa Cattolica Romana. Più che le statistiche, a Fumagalli interessano le vite difficili dei protagonisti: i figli dei preti. Persone segnate nel profondo, inseguite dalla vergogna delle proprie origini.
Quanti sono i figli dei preti?
Il calcolo è complicato e inevitabilmente approssimativo. Ancora più incerto se si considerano le nascite “nascoste”, non riconducibili cioè a mogli o compagne dei sacerdoti che hanno abbandonato lo status ecclesiale e vivono la loro storia alla luce del sole. I numeri diffusi, in base ad alcune fonti giornalistiche e a ricerche di associazioni, indicano molte migliaia di persone. Per restare in Europa, la cifra attribuita alla Francia è di circa quattromila. In questo Paese – va sottolineato, è molto attiva un’associazione di figli dei preti, “Les enfants du silences”. Dunque, è più agevole reperire dati attendibili. In Italia?
A fronte di ottomila/diecimila sacerdoti sposati, il 4 per cento avrebbe prole. Restano fuori i nati da coppie clandestine, che si muovono fra parrocchie e conventi. Vero è che nel libro non mancano altri esempi e racconti di coloro che non si sono lasciati travolgere da quello che avrebbe potuto diventare un dramma esistenziale. Di più: l’ultimo capitolo “Un parroco per papà? Noi siamo orgogliosi” riporta le testimonianze di due giovani palermitani, figli di sacerdoti poi sposati, che non solo conducono una vita serena ma stanno decisamente dalla parte dei loro padri, già parroci e poi mariti, con orgoglioso rispetto.
Giuliana Aglio