Si è celebrata, domenica 16 maggio, giorno della Solennità dell’Ascensione del Signore, la cinquantacinquesima Giornata mondiale dedicata alle comunicazioni sociali. Il tema di quest’anno “Vieni e vedi, Comunicare incontrando le persone dove e come sono”.
L’argomento scelto da Papa Francesco vuole dare un contributo qualificato a quanti ogni giorno vivono nel mondo della comunicazione. “Vieni e vedi” è l’invito fatto da Gesù a Filippo che porterà agli altri la fede. Allo stesso modo chi scrive deve farsi portatore di ciò che ha visto a quelli che saranno i fruitori. Raccogliendo le suggestioni difficili o di emarginazione della società e cercando di mediarla con obiettività.
Proprio come nostro Signore ha mandato gli Apostoli, dopo che avevano visto, a proclamare il Vangelo ad ogni “creatura”.
L’importanza di comunicazioni veritiere
E qui sta l’importanza del tema: andando incontro all’altro nel comunicare una notizia, si deve sempre pensare di entrare in un terreno sacro, tra l’altro già raggiunto e conosciuto da Cristo stesso.
Quali sono oggi le comunicazioni sociali? Sono parole nuove o false?
Sempre più spesso, sulla rete, sia da parte di professionisti che di scrittori improvvisati, i lettori sono investiti da un linguaggio carico di presunzione, superficialità, superbia e livore che tanto feriscono i cuori dei più sensibili. Mentre in altri, con fragilità diverse, certe parole fomentano rancore ed odio. Spesso, non si pensa alle conseguenze che certe definizioni possono avere nella società.
Quando le comunicazioni sono nocive
Emblematico in tal senso è il libro di Heinrich Boll “L’onore perduto di Katharina Blum” 1974, dal quale fu tratto anche un film. La storia descrive come una donna qualunque diventi vittima della stampa scandalistica a causa della sua relazione con un ricercato. E come, portata alla disperazione, finisca per uccidere un giornalista che le aveva reso la vita un inferno.
L’autore, che asserisce che la storia è pura invenzione letteraria, inizia a scrivere questo romanzo proprio per avere avuto lui stesso questo tipo di esperienza con Katharina, una semplice governante.
Il vero giornalista è colui che si farà realmente portavoce di ciò che prima ha visto e che poi divulgherà senza presunzione, ambiguità e voglia di primeggiare. Riferirà con garbo e limpidezza, segno principale di ogni espressione comunicativa: solo così consegnerà ai lettori una visione veritiera della realtà.
Mariella Di Mauro