Le ho viste anch’io, quelle pietre d’inciampo, poste davanti alle abitazioni del ghetto di Roma, a ricordare le persone che abitavano in quelle case, da cui sono uscite un triste giorno del 1943 per non farvi più ritorno.
Le ho viste qualche giorno prima del 27 gennaio scorso, Giornata della Memoria, in quel quartiere alle spalle della Grande Sinagoga di Roma, edificata all’altezza dell’Isola Tiberina, in quel quartiere in cui abitavano (ed abitano) tante persone pacifiche, che conducevano una vita normale, che svolgevano serenamente il loro lavoro, che avevano famiglia, figli, amici, affetti, interessi.
Che avevano scelto quel quartiere attorno al Portico d’Ottavia per stare uniti, per fare comunità, per potere vivere con le loro abitudini, con le loro tradizioni, all’ombra della loro Sinagoga. Ma un giorno a “qualcuno” diede fastidio questa loro serenità, questa loro “normalità” e questa loro “diversità”. Ed allora questo “qualcuno” decise di eliminarli, emarginandoli prima e sradicandoli poi dai loro luoghi per portarli altrove a morire lontani dai loro posti d’origine, dai loro familiari, dai loro affetti, dai loro interessi, per la sola colpa di professare una religione diversa che destava sospetto.
E quelle pietre d’inciampo ora sono là, lucide, dorate, ognuna con il nome di un abitante della casa davanti a cui sono poste, a gruppi, o singole, a ricordare persone, famiglie che non ci sono più.
Come un monito ed una esortazione per far sì che certe cose non succedano più. Ma purtroppo qualcuno ha avuto il coraggio di svellere, portar via, distruggere, fare scomparire alcune di quelle pietre. Qualcuno che così facendo pensava forse di fare sparire una macchia indelebile della storia dell’umanità, o che voleva illudersi che facendo sparire quelle pietre potesse sparire anche la colpa che volente o nolente ogni uomo ragionevole deve sentire dentro di sé. E chi ha fatto quel gesto pensava di fare sparire così la colpa anche dalla sua anima nera, perché solo chi ha un’anima nera può compiere un gesto simile.
E purtroppo anche oggigiorno “qualcuno” tenta ancora di perseguitare chi è diverso, chi ha la pelle d’un altro colore, chi viene da altri posti, chi ha vedute diverse del mondo e della vita, chi è povero, chi ha fame e freddo; con determinazione, con cattiveria…
Pensiamo a tutto questo, pensiamo a quelle pietre d’inciampo, non solo nel Giorno della Memoria, ma sempre.
Nino De Maria