“C’è in lui – dichiara monsignor Claudio Maria Celli (nella foto) – il desiderio di essere vicino, di condividere, di farsi partecipe di speranze, di sofferenze, di una ricerca appassionata per il senso della vita”. La moderna comunicazione, sostenuta dalle nuove tecnologie, “apre all’incontro con il mondo in cui viviamo e con gli uomini e le donne del nostro tempo”. Inoltre “occorre che, costatata la diversità culturale, ciascuno di noi, non solo accetti l’esistenza della cultura dell’altro, ma aspiri anche a venire arricchito da essa e a offrirle ciò che possediamo di bene, di vero e di bello”
Promuovere una comunicazione al servizio di un’autentica cultura dell’incontro è possibile. E ce lo sta insegnando, mese dopo mese, Papa Francesco con la sua “grande capacità mediatica. Una comunicazione fatta non solo di parole ma anche di gesti. Parole e gesti che s’illuminano reciprocamente”. Monsignor Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali, spiega la scelta del tema della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali 2014, “Comunicazione al servizio di un’autentica cultura dell’incontro”, proprio a partire dallo stile comunicativo di Papa Francesco. “C’è in lui – dice l’arcivescovo – il desiderio di essere vicino, di condividere, di farsi partecipe di speranze, di sofferenze, di una ricerca appassionata per il senso della vita”.
Eccellenza, come è stato scelto il tema per la Giornata 2014?
“È ormai tradizione di questo Pontifico Consiglio consultare esperti nel campo della comunicazione, in ambito ecclesiale, dei 5 continenti, perché è desiderio che il tema sia il più rispondente possibile alle varie problematiche della comunicazione nei vari Paesi. Il Consiglio analizza le varie proposte e presenta alla Segreteria di Stato tre temi, affinché poi il Santo Padre scelga quello che Lui ritiene più opportuno, in questo momento, per illuminare e animare la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Quest’anno Papa Francesco ha scelto il tema ‘Comunicazione al servizio di un’autentica cultura dell’incontro’. La comunicazione, di per sé, coinvolge la persona umana nei suoi rapporti con gli uomini e le donne che lo circondano nel suo cammino esistenziale. La vera comunicazione, infatti, non è solo informativa, ma apre ampi spazi alla conoscenza e alla relazione, questo vale per i tradizionali mezzi di comunicazione, vale a dire stampa, radio, televisione e cinema. Ma queste due dimensioni, conoscitiva e relazionale, emergono ancora di più quando parliamo di nuove tecnologie. Le caratteristiche proprie delle attuali tecnologie comunicative – basti pensare al superamento di spazio e tempo e dell’interattività – dimostrano come oggi in campo comunicativo, ci si apre all’incontro con il mondo in cui viviamo e con gli uomini e le donne del nostro tempo. In questa prospettiva si comprende come la comunicazione tocca il cuore del rapporto interpersonale e la comunicazione sarà tanto più vera quanto più emerge questa dimensione umana”.
Quali “doti” sono richieste per una tale comunicazione?
“Rifacendomi al più recente magistero pontificio, mi sembra che la prima dote che deve essere sottolineata è quella dell’autenticità; devo far sì che la mia comunicazione sia espressione di ciò che io porto nel cuore. E quindi, direi, che c’è bisogno di un’autenticità profonda. Vorrei sottolineare, però, come per raggiungere la dimensione dell’incontro colui che è coinvolto in tale comunicazione deve sentire una profonda simpatia per l’altro e sapere che si è coinvolti in una corresponsabilità, non solo nella ricerca della verità, ma anche nel dare al mondo in cui viviamo e nella rete sociale in cui abitiamo, una dimensione sempre più riccamente umana”.
In che modo i media possono promuovere “un’autentica cultura dell’incontro”?
“Nel relazionarmi con gli altri anche nel mondo delle comunicazione o delle reti sociali la persona deve essere animata da un sincero rispetto dialogante con la verità degli altri. Credo che ci sia tutto uno sforzo di apprendimento in tale cammino. La stessa Chiesa, che ha una missione di verità da compiere per una società a misura dell’uomo, della sua dignità e della sua vocazione, deve assumere un simile atteggiamento. In questa prospettiva occorre che, costatata la diversità culturale, ciascuno di noi, non solo accetti l’esistenza della cultura dell’altro, ma aspiri anche a venire arricchito da essa e a offrirle ciò che possediamo di bene, di vero e di bello”.
Come sta cambiando la comunicazione con Papa Francesco? Cosa c’insegna, anche tenendo conto del suo impegno in prima persona sul fronte della comunicazione, con interviste, tweet frequenti…
“È sotto gli occhi di tutti la grande capacità mediatica di Papa Francesco. Una comunicazione fatta non solo di parole, ma anche di gesti. Parole e gesti che s’illuminano reciprocamente. Papa Francesco sa usare un linguaggio che l’uomo e la donna di oggi possono comprendere con una certa immediatezza. Sa parlare al cuore perché affronta i temi che l’uomo sperimenta in forma angustiante nella sua vita e sa illuminare questi momenti con la Parola del Vangelo. C’è in lui il desiderio di essere vicino, di condividere, di farsi partecipe di speranze, di sofferenze, di una ricerca appassionata per il senso della vita. Sa parlare anche con coloro che sperimentano una certa delusione per un Cristianesimo che considerano ormai terreno sterile, infecondo, incapace di generare senso, e si sentono soli e delusi. Con il suo stile c’insegna che promuovere una comunicazione al servizio di un’autentica cultura dell’incontro significa muoversi verso l’altro, tendere la mano. E ancora che la vera comunicazione non può essere intercambio di banalità ma deve favorire la ricerca del vero, del buono e del bello, di tutto ciò che è in sintonia con la dignità dell’uomo, dei suoi valori, nella prospettiva di una vita che è degna di essere vissuta”.
Vincenzo Corrado