Giornata mondiale dell’infanzia / Save the children: “In Sicilia la più alta percentuale di dispersione scolastica”

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Oggi, 20 novembre si celebra la Giornata Mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza. Esattamente sessantasei anni fa veniva istituita per la prima volta la Giornata Universale del Bambino; sei anni dopo, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite avrebbe adottato la Dichiarazione dei Diritti del Bambino. Sarebbero passati altri trent’anni, esattamente nel 1989, prima che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite facesse propria la Convenzione sui diritti del fanciullo firmata da oltre 200 Paesi nel mondo e ratificata dall’Italia nel 1991.

Foto Giuliano Del Gatto

Quella di oggi, ricordiamo, è una data importante in quanto, in questo particolare giorno, l’attenzione è puntata sui bambini attraverso il sostegno, la promozione e la celebrazione dei loro diritti, cercando di realizzare azioni mirate a costruire un mondo migliore per loro.   Questi tempi di pandemia da coronavirus hanno ancor più chiaramente denunciato quelle che sono le profonde disuguaglianze sociali che fanno sì che alcuni bambini rischino più di altri, restando sforniti sia di assistenza sanitaria sia di istruzione. A tal riguardo – secondo quanto sostiene Save the Children – in Sicilia su cinque ragazze solo due studiano, lavorano o seguono percorsi formativi, inoltre, con il suo 22,4%, l’Isola si rivela la regione con la più alta percentuale di dispersione scolastica.
L’XI Atlante dell’infanzia a rischio “Con gli occhi delle bambine” – diffuso da Save the Children – focalizza l’attenzione su quella che è la condizione dell’infanzia in Italia, da nord a sud, e ci fornisce una chiara immagine della povertà minorile e delle disuguaglianze educative proponendo un focus sulla condizione di bambine e ragazze, mettendo in evidenza per loro un futuro post pandemia a rischio con l’impellente necessità di porre in atto nelle “zone rosse” della povertà educativa, interventi per mezzo di adeguate risorse.La Sicilia, purtroppo, non è una regione “a misura di bambino” e ancor meno “a misura di bambine” soprattutto nel bel mezzo di questa emergenza. Si tratta di bambine e ragazze che stanno scontando sulla loro pelle disuguaglianze di genere e ben consolidate nella nostra società, formatesi già durante la prima infanzia ed esplose con la pandemia.
In Italia, un milione e 140 mila ragazze di età compresa tra i 15 e i 29 anni, entro la fine del 2020 rischiano di ritrovarsi nella condizione di non studiare, non lavorare e non inserirsi in nessun percorso di formazione, privandosi così della possibilità di avere e fare progetti per il futuro.
E ancora una volta la Sicilia non si smentisce con il suo limbo nel quale si vedono intrappolate il 40% delle ragazze contro il 36,3% dei coetanei maschi e ricordiamo che si tratta delle percentuali più alte in Italia. Il rischio che la povertà educativa aumenti è quasi certa se pensiamo che, sempre nella nostra regione la possibilità di frequentare un asilo nido o un servizio per la prima infanzia resta un privilegio per pochi eletti.
Se si vuole evitare un mondo del lavoro con connotazioni prettamente maschili bisogna piuttosto incoraggiare le ragazze ad impegnarsi in un percorso educativo seppur pieno di ostacoli, bisogna partire dalle bambine, le donne del prossimo domani, attraverso investimenti e obiettivi mirati che interessino il mondo del lavoro, i servizi per la prima infanzia e i percorsi educativi all’interno delle scuole nonché contrastare qualsiasi forma di violenza di genere e sostenere il protagonismo delle stesse ragazze.

                                                                                                     Caterina Maria Torrisi  

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